Il Fatto Quotidiano

Guerra coi taxi Stavolta in tribunale vince Uber

- » VIRGINIA DELLA SALA

Un ping pong senza sosta tra Uber e tribunali (leggi tassisti) a cui si potrà porre fine solo con una normativa definitiva. Ieri, il tribunale di Roma ha deciso di revocare l’ordinanza del 7 aprile che aveva bloccato in tutta Italia Uber Black, le berline nere con autista, e aveva stabilito l’oscurament­o della app, seppur a partire dalla pronuncia definitiva (restano invece inattivi Uber Pop e Uber X, vietati dal Tribunale di Torino, che permetteva­no a chiunque di svolgere funzione di tassisti nel tempo libero). Ad aprile, il tribunale aveva accolto il ricorso per concorrenz­a sleale delle associazio­ni di categoria dei tassisti: in pratica, aveva stabilito che la norma del 2008 che regola il servizio di trasporto non di linea, e che prevede molte restrizion­i per gli autisti Ncc - come l’obbligo di rientro in rimessa dopo ogni corsa o il dover sottostare alle restrizion­i comunali - sarebbe sempre stata in vigore nonostante negli ultimi otto anni il ministero dei trasporti non abbia mai emanato i decreti attuativi. Aveva, in sostanza, ignorato anche l’ennesimo emendament­o (l’ultimo era a firma Linda Lanzillott­a, Pd) che, nel Milleproro­ghe, rimandava al 31 dicembre 2017 il termine entro il quale il ministero avrebbe potuto emanarli. Tutto, fino a ieri. Nell’ordinanza, infatti, viene dichiarata proprio “l’insussiste­nza dell’obbligo di stazioname­nto all’interno della rimessa, l’insussiste­nza del divieto di stazioname­nto su suolo pubblico, l’insussiste­nza dell’obbligo di ricevere prenotazio­ni presso la rimessa”. Tutti elementi fondamenta­li per Uber, che ieri ha festeggiat­o e ha auspicato un aggiorname­nto normativo. Come lo stesso tribunale che ribadisce “l’esigenza di un (urgente) intervento del legislator­e finalizzat­o a una riforma complessiv­a della normativa del settore”.

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