Guerra coi taxi Stavolta in tribunale vince Uber
Un ping pong senza sosta tra Uber e tribunali (leggi tassisti) a cui si potrà porre fine solo con una normativa definitiva. Ieri, il tribunale di Roma ha deciso di revocare l’ordinanza del 7 aprile che aveva bloccato in tutta Italia Uber Black, le berline nere con autista, e aveva stabilito l’oscuramento della app, seppur a partire dalla pronuncia definitiva (restano invece inattivi Uber Pop e Uber X, vietati dal Tribunale di Torino, che permettevano a chiunque di svolgere funzione di tassisti nel tempo libero). Ad aprile, il tribunale aveva accolto il ricorso per concorrenza sleale delle associazioni di categoria dei tassisti: in pratica, aveva stabilito che la norma del 2008 che regola il servizio di trasporto non di linea, e che prevede molte restrizioni per gli autisti Ncc - come l’obbligo di rientro in rimessa dopo ogni corsa o il dover sottostare alle restrizioni comunali - sarebbe sempre stata in vigore nonostante negli ultimi otto anni il ministero dei trasporti non abbia mai emanato i decreti attuativi. Aveva, in sostanza, ignorato anche l’ennesimo emendamento (l’ultimo era a firma Linda Lanzillotta, Pd) che, nel Milleproroghe, rimandava al 31 dicembre 2017 il termine entro il quale il ministero avrebbe potuto emanarli. Tutto, fino a ieri. Nell’ordinanza, infatti, viene dichiarata proprio “l’insussistenza dell’obbligo di stazionamento all’interno della rimessa, l’insussistenza del divieto di stazionamento su suolo pubblico, l’insussistenza dell’obbligo di ricevere prenotazioni presso la rimessa”. Tutti elementi fondamentali per Uber, che ieri ha festeggiato e ha auspicato un aggiornamento normativo. Come lo stesso tribunale che ribadisce “l’esigenza di un (urgente) intervento del legislatore finalizzato a una riforma complessiva della normativa del settore”.