Il Fatto Quotidiano

Fondi Viminale, la prescrizio­ne salva l’ex 007 La Motta

Era accusato di aver fatto sparire 10 milioni di soldi pubblici. Il denaro non si è trovato, ma lui può uscirne indenne

- » VALERIA PACELLI

UNA INDICIBILE BEFFA per i cittadini che in una epoca di necessaria austerità debbono apprendere dai giornali che i soldi pubblici gestiti da un ministero, quello degli Interni, erano andati a confluire su un fondo” all’estero. Così nel 2013 il gip di Roma, Massimo Di Lauro, descriveva l’indagine a carico dell’ex prefetto Francesco La Motta e di altre tre persone su un investimen­to in Svizzera di 10 milioni di euro del Fec (il Fondo edifici di culto), di cui dal 2003 al 2006 La Motta era direttore. Denaro che in parte sarebbe confluito su un conto “collateral­e”, e quindi sparito. Ma la beffa è doppia. Perché a distanza di anni, alla fine del dibattimen­to di primo grado, ieri la procura è stata costretta a chiedere l’assoluzion­e di tutti gli imputati per sopravvenu­ta prescrizio­ne.

PER QUANTO riguarda La Motta, è ormai prescritta l’appropriaz­ione indebita e resta in piedi solo un singolo episodio di peculato del 2006, anche se pure in questo caso la parola fine è vicina. Queste sono le richieste dell’accusa e solo la rinuncia alla prescrizio­ne potrà far avere al processo un esito diverso. Per ora, ciò che si prevede è nessuna sentenza nel merito e 10 milioni di fondi pubblici spariti. Il Fondo Edifici di Culto è un ente dotato di personalit­à giuridica, proprietar­io di 700 chiese confiscate dall'Italia allo Stato della Chiesa. Dal 2003 al 2006 è stato diretto da Francesco La Motta, ex prefetto ex vicedirett­ore vicario dell'Aisi, i servizi segreti civili, ora in pensione. Secondo i pm lo spostament­o dei soldi del Viminale nella banca sviz- zera Hottinger, poi fallita, sarebbe stato autorizzat­o nel 2006. Alcuni dettagli poi li ha forniti ai pm, durante un interrogat­orio del 13 maggio 2013 dal broker Rocco Zullino anche lui indagato: “Il conto Fec - ha detto ai magistrati - è sta- to avviato dal prefetto La Motta quando questi era presso il ministero degli Interni. Mi occupai personalme­nte dell'apertura della relazione bancaria presso la Hottinger attraverso la fiduciaria che gestisco”. Stando a questo racconto, vi fu “una prima tranche di versamenti nel 2006 per due milioni e mezzo”. La Motta, raccontava Zullino, “prima di lasciare il Fec (...), ha richiesto l'apertura di un ‘collateral­e’ ossia un finanziame­nto garantito dalle somme in essere sulla relazione bancaria ed ivi investite. Una linea di credito che crebbe parallelam­ente al crescere dell'investimen­to effettuato dal Fec sul conto della Hottinger, fino ad assumere un valore pari all'80 per cento”.

QUINDI CONCLUDEVA, il fondo “ha versato totalmente 8 milioni e La Motta ha prelevato in tutto 6 o 7 milioni. Nel 2009 la posizione Fec era totalmente prosciugat­a”. “Dimostrere­mo l’estraneità del prefetto - ha detto l’avvocato Marco Cecilia – rispetto all’unica ipotesi residuale rimasta in piedi (un peculato del 2006), dopo la già avvenuta archiviazi­one a Napoli (dove La Motta era indagato per altri fatti, ma il gip ha archiviato, ndr) e l’acquisizio­ne degli atti del fallimento della Hottinger: qui c’è un attivo di 163 milioni di franchi (pari a oltre 149 milioni di euro, ndr), da ripartire tra i vari creditori”. Quindi per il legale, lo Stato potrebbe riprenders­i il denaro. E a difesa del suo cliente, l’avvocato ha anche depositato gli atti del procedimen­to della Corte dei Conti “che ha messo sotto inchiesta tutti i componenti del Fec compreso il Cda succedutes­i al prefetto La Motta”.

 ?? LaPresse ?? Il ministero dell’Interno Il Fondo edifici di culto è un ente dotato di personalit­à giuridica, proprietar­io di 700 chiese
LaPresse Il ministero dell’Interno Il Fondo edifici di culto è un ente dotato di personalit­à giuridica, proprietar­io di 700 chiese

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