La data del voto è incerta ma la pensione è al sicuro
Grillo sbaglia: accelerare al 10 settembre non eviterebbe lo scatto (salvo riforme)
Quale che sia la data delle prossime elezioni, i parlamentari in carica possono stare tranquilli: la loro pensione è al riparo da qualsiasi sorpresa. Con buona pace dei 5Stelle, che in questi giorni hanno proposto di votare addirittura il 10 settembre per cancellare uno degli ultimi privilegi degli eletti dal popolo.
LA QUESTIONE È NOTA: il prossimo 15 settembre deputati e senatori alla prima legislatura maturano il diritto a un assegno pensionistico, in base ai contributi versati in questi anni. Nonostante i vitalizi siano stati aboliti nel 2011, le iniquità non lo sono del tutto: ai parlamentari basta anche una sola legislatura per ottenere il diritto alla pensione – seppur calcolata col metodo contributivo – al compimento dei 65 anni (e due legislature per averla già a 60 anni).
Su questo argomento il Movimento continua a basare una bella fetta della sua propaganda politica. Lo scorso fine settimana Beppe Grillo ha tenuto sul suo blog una votazione online che ha dato il via libera all’accordo su un sistema elettorale proporzionale “di impianto tedesco”. Poi ha segnato sul calendario il prossimo obiettivo: “Hanno allungato il brodo fino a oggi: non hanno fatto nulla per il Paese, ma cercano disperatamente di arrivare al giorno della loro pensione da privilegiati che scatta il 15 settembre (...), si vada al voto prima di questa fatidica data: è una delicatezza istituzionale che questa classe politica sciagurata deve al popolo che ha massacrato per decenni”. Dunque: si voti il 10 settembre, l’ultima data buona per bloccare l’ennesimo privilegio di casta.
SBAGLIATO. Pure se si dovesse davvero andare alle urne così presto, non ci sarebbero margini per impedire lo scatto delle pensioni degli onorevoli. Il mandato dei parlamentari, infatti, non termina automaticamente il giorno delle elezioni, ma prosegue fino all’insediamento delle nuove camere (lo dice anche la Costituzione, articolo 61: “Finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti”).
Basta dare un’occhiata ai siti istituzionali: la data di cessazione dalla carica degli ex parlamentari non coincide con lo scioglimento delle Camere, né col voto, ma con la prima seduta dei nuovi organi elettivi. Quindi anche anticipando le urne al 10 settembre, con una corsa forsennata e una campagna elettorale a Ferragosto – come chiede Grillo – bisognerebbe poi convocare la prima seduta a Montecitorio e Palazzo Madama nei quattro giorni compresi tra l’11 e il 15. Impossibile, come suggerisce il buon senso e dimostrano i precedenti storici (e come peraltro confermano dall’ufficio di presidenza del Senato). La Costituzione stabilisce, sempre all’articolo 61, che “la prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni”. In genere quei 20 giorni vengono impiegati tutti o quasi.
Ne servono 8 solo per la proclamazione definitiva dei nuovi parlamentari: prima c’è la verifica dei verbali dei seggi da parte delle Corti d’appello delle diverse circoscrizioni elettorali, poi bisogna comunicare il risultato a quanti risultano eletti. Insomma, pochi giorni per convocare la prima seduta non ba-
Non fanno nulla per il Paese, ma vogliono arrivare alla loro pensione da privilegiati Scatta il 15 settembre, bisogna votare prima BEPPE GRILLO Il paradosso
Sciogliere prima le Camere rischia di affossare la legge Richetti sui vitalizi appoggiata anche dal M5S
stano (nel 2013 ad esempio ne sono serviti 18).
PARADOSSALMENTE la strategia di Grillo potrebbe trasformarsi in un boomerang: tanto più si anticipa la fine della legislatura, quanto più diviene improbabile l’approvazione della legge Richetti sui vitalizi. Un testo, appoggiato dai 5Stelle, che sta per essere approvato alla Camera ma rischia di non veder la luce al Senato, e che prevede il ricalcolo secondo il metodo contributivo di tutte le pensioni degli ex parlamentari. Resta un’ipotesi residuale: che il Parlamento decida da solo di modificare il suo sistema previdenziale non concedendo pensioni per legislature non finite. Difficile.