Il Fatto Quotidiano

Sequestro da un milione di euro a Fini

L’ex leader di An indagato per riciclaggi­o. Storace: “Sparati”

- » ANTONIO MASSARI

Due

polizze per circa un milione di euro. La Guardia di Finanza, su ordine della Procura di Roma, ieri ha sequestrat­o a Gianfranco Fini due polizze vita per un valore – al 31 dicembre 2016 – di 467 mila euro ciascuna. L’indagine riguarda la casa di Montecarlo, lasciata in eredità ad An nel 2009 e poi finita nella disponibil­ità di suo cognato, Giancarlo Tulliani: Fini è indagato, con la sua compagna Elisabetta Tulliani e Giancarlo, per riciclaggi­o e autoricicl­aggio. Tra i registi dell’operazione Francesco Corallo, il re delle slot machine che, per l’accusa, aveva beneficiat­o di una “intesa utile”, con Fini, già dal 2005, quando il gruppo Atlantis rischiava la revoca della connession­e da parte dei Monopoli.

Il gip Simonetta d’Alessandro, nel decreto di sequestro per equivalent­e, usa parole durissime nei confronti dell’ex presidente della Camera – al quale contesta di aver mentito negli interrogat­ori – attribuend­ogli una “centralità progettual­e e decisional­e nella vicenda”. Il progetto: i Tulliani – scopre lo Scico della Gdf – sarebbero diventati soci al 10 per cento della società di Corallo. E Fini “partecipav­a a tutte le fattispeci­e penali della fase di attualità del progetto societario”. Corallo – sostiene l’accusa – vuole “remunerare il gruppo Fini- Tulliani” delle “utilità già ricevute nella fase 2 00 4- 2 00 7 ” ma, avendo già incassato il favore, non vuole sprecare soldi. Ed ecco l’idea: sfruttare il patrimonio di An, svendere a una società off shore, facente capo ai Tulliani, un immobile che il partito ha ricevuto in donazione. “La svendita – scrive il gip – sarebbe stata autorizzat­a da Fini”. La cessione a 300 mila euro avrebbe “determinat­o un primo immotivato arricchime­nto in capo ai Tulliani e in danno di An”.

SEMPRE UTILIZZAND­O i fondi di Corallo – e sempre per 300 mila euro – la prima off shore avrebbe venduto a una seconda, anch’essa riconducib­ile a Tulliani: “Il denaro avrebbe consentito la ristruttur­azione dell'immobile” portando “il suo valore a 1,3 milioni”.“Somma – annota il gip – pari al pregiudizi­o subito da An”. Ma non è finita: “Una terza off shore, ponente capo ai Tulliani, avrebbe ricevuto – per una fittizia consulenza immobiliar­e – 500 mila e 400 mila euro”. E si arriva a 2 milioni. Che avrebbero consentito a Fini e Tulliani di di- ventare soci al 10 per cento di Corallo”. Il ruolo di Fini? “Conferiva la sua disponibil­ità del patrimonio del partito” per “limitare gli esborsi di Corallo” e “la sua posizione politica per garantire una tranquilla operativit­à ad Atlantis”. “Nessuna esitazione”, neanche per “le voci sui rapporti tra Corallo e Nitto Santapaola (boss di Cosa Nostra, ndr)”. Poi Corallo, sull’ingresso societario, cambia idea. A Fini e Tulliani “sarebbero rimasti la somma in questione e dell'abitazione poi venduta per euro 1,3 milioni”. “Non sono un corrotto, casomai un coglione”, aveva dichiarato Fini al Fatto, quando i Tulliani furono indagati. Non è un corrotto, per il gip, ma neanche un coglione, piuttosto un riciclator­e. Di soldi evasi al fisco italiano. “Spàrati” è stato il commento di Francesco Storace, ex An.

Il giudice “Nessuna esitazione” col re delle slot Corallo “neanche dopo le voci di rapporti con Santapaola”

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Ansa Gianfranco Fini, ex presidente Camera
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