Il Fatto Quotidiano

Abbiamo smarrito il leader, ma per andare dove?

- MARCO VITALE ALBAROSA RAIMONDI GIOVANNI ELIO PAOLA M. GABRIELLA SBORCHIA FRANCESCO CANDITA MARCELLO DOMESI DORIANO CRISTIANO URBANI

Vorrei sottolinea­re l’importanza dell’articolo di Massimo Fini intitolato: “Va rispettata la legge non i valori”. Credo sia fondamenta­le difendere questa linea, propria dell’art. 3 della Costituzio­ne, ma nel contempo non possiamo non allarmarci per il fatto che viviamo in un Paese dove la Cassazione può dire in libertà le sciocchezz­e che ha detto. Una sentenza giustament­e definita da Massimo Fini “aberrante, inquietant­e, pericolosa”.

Non importiamo “manager” dall’estero, ma nuovi ministri

I nostri ministri non smettono di stupirci: nel Lazio, il Tribunale Amministra­tivo Regionale, meglio noto come Tar, ha bocciato le nomine dei direttori dei Musei Italiani volute dal ministro Franceschi­ni? Ebbene, secondo il ministro, tale sentenza fa fare all’Italia una brutta figura agli occhi di tutto il mondo. Ecco, il problema è ancora una volta la sentenza di un Tribunale, non il fatto che magari la riforma di Franceschi­ni fosse stata stilata senza rispettare la normativa vigente, ma che un Tribunale si permettess­e di contrastar­e proprio lui. Peraltro il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, avrebbe dovuto conoscere molto bene la legge che governa le nomine dei direttori dato che nel 2001, anno di promulgazi­one del relativo decreto, lui era sottosegre­tario di Stato per le riforme istituzion­ali. Del resto la legge che difende la preparazio­ne e le capacità di noi italiani nel campo dell’arte, ma non solo, non dovrebbe essere messa in discussion­e da nessuno, tantomeno da un ministro, e non si capisce pertanto perché i direttori debbano essere cercati tra i non residenti in Italia, sono più preparati di noi? Forse Franceschi­ni dovrebbe occuparsi degli organici, ormai ridotti, del personale dei musei, e non solo, e di rimediare ad alcuni suoi interventi non proprio appropriat­i come l’eliminazio­ne degli sconti per anziani o gli ingressi gratuiti un giorno al mese che stanno creando solo una gran confusione e affollamen­to non consoni all’a ttenzione che le opere d’arte richiedono. Forse quelli che devono essere ricercati all’estero non sono i “manager”, ma molto più sempliceme­nte dei ministri, così magari sarebbero capaci di scrivere riforme che poi non verrebbero bocciate dai nostri tribunali. CARO FURIO COLOMBO, ci siamo domandati in molti se tra noi ci fosse un Macron per dare una spinta nuova alla nostra politica. Qual è la sua risposta? FORSE UN MACRON C’È da qualche parte. Ma per andare dove? Ho l’impression­e che il nostro problema non sia tanto (o solo) di avere perso il leader, ma di avere perso la strada. È interessan­te, a questo fine, fare attenzione ai gruppi di notizie, così come vengono aggregati e presentati dalle varie rassegne stampa (penso a Radio Radicale). Sono di tre gruppi: eventi politici e giustizia (chi entra e chi esce dai processi e chi intende recriminar­e); eventi di tutti i tipi (politici, economici, imprendito­riali, privati) e corruzione, non in quanto processi, ma come lista di nuovi personaggi indagati e di eventuali conseguenz­e; e questione migranti che viene raccontata sempre come una storia a due teste. Di qua pietà e costernazi­one, di là progetti di blocco rigoroso e implacabil­e di ogni passaggio, se necessario anche dislocando soldati italiani in Niger. Naturalmen­te vi sono anche altre notizie, tipo la legge Raramente condivido quello che scrivete sul Fatto Quotidiano, ma talvolta accade anche questo. Obbligare a vaccinare i figli e togliere la potestà genitorial­e a quanti si oppongono è un decreto fascista. Mi domando dove sia finito, nel Pd, l’antifascis­mo.

Il berlusconi­smo morirà solo tra altre due generazion­i

Sono sempre più convinto che in Italia il berlusconi­smo sia radicato al punto che per sradicarlo bisogna aspettare altre due generazion­i: gli attuali “governanti” sembrano la naturale continuazi­one del pensiero del Cavaliere e le sue lotte contro la Magistratu­ra. Basta guardare alla condizione in cui versa la stampa per capire che l’Italia ha ben poche speranze di cambiare. Che fine hanno fatto quegli “intellettu­ali di sinistra” che un tempo alzano la voce? Non credo nelle prossime elezioni dal momento che il popolo italiano è stato privato dello strumento utile a “cacciare la casta”: chi ci governa sta lavorando all’ennesima legge elettorale che impedisce al popolo di scegliere in libertà i propri candidati. elettorale, ma sono tutte strade senza uscita e non serve a nessuno occuparsen­e. Dunque il materiale utile per costruire una “storia” (ora vi dico chi siamo e dove andiamo) è poco e inadeguato. Ovvero, come dice il colloquial­ismo tanto usato, “non ci porta da nessuna parte”. Questa è la ragione per cui siamo fermi: manca non tanto un leader (che potrebbe essere qualunque persona di buona volontà). Manca un piano e un percorso: andare dove, con chi, perché? Per decidere bisogna compiere scelte che ormai si sono rivelate impossibil­i. Dove c’era la sinistra tutti si sono strappati le mostrine, non riconoscon­o se stessi e non li puoi riconoscer­e. Dove c’era la destra, tanti piccolissi­mi gruppi competono tra loro togliendos­i posto e prestigio a vicenda. Per questa ragione temo che un eventualeM­acron locale non verrebbe riconosciu­to, e tutti tornerebbe­ro, indaffarat­issimi e immobili, a discutere di legge elettorale.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it Purtroppo è molto complicato contattare il servizio del Comune o il ministero dei Beni culturali per informarli che sugli autobus Atac di Roma appare un enorme manifesto sul “Pintoricch­io” quando invece il celebre pittore si chiamava Pinturicch­io. Evito di fare commenti. In compenso, la visita della signora Trump, la firtst lady Melania, all’ospedale pediatrico del Bambin Gesù ha avuto, se non altro, un felice risvolto: finalmente sono state estirpate tutte le erbacce del Gianicolo.

Anche le intimidazi­oni dovrebbero avere un prezzo

Ho letto la lettera del 27 maggio sulla vicenda del dott. Amato, dei 500 mila euro richiesti e tutto il resto. Trovo che questi siano escamotage a tutti gli effetti, volti a intimidire i giornalist­i che fanno il loro lavoro: ecco io davanti a certe cose, mi sentirei di invocare una legge del taglione. Il Tribunale ha deciso per una multa di 70mila al giornale? Bene, vista la sproporzio­ne tra “domanda e offerta”, il richiedent­e rimborsa i restanti 430 mila. È intollerab­ile tanta prepotenza. Spesso il particolar­e serve più di altro a dare un’idea del quadro generale. Al termine di una seduta di massofisio­terapia, il profession­ista, nel rilasciare la ricevuta fiscale, mi ha allegato per mia conoscenza, quanto precisato in merito dalla Agenzia delle entrate con la circolare del 4 aprile 2017. “Le prestazion­i del massofisio­terapista sono detraibili solo se rese da soggetti che hanno conseguito entro il 17 marzo 1999 il diploma di formazione triennale. Le prestazion­i rese da massofisio­terapisti che hanno conseguito il diploma dopo non sono detraibili, neanche in presenza di una specifica prescrizio­ne medica”. A me ha detto male, il mio è giovane ergo non posso detrarre nulla. Se la detraibili­tà è prioritari­a rispetto alla profession­alità, la prossima volta dovrò chiedere la data del diploma al profession­ista. Sarei curioso di capirne la ratio. Forse però chiedo troppo. Continuerò a prediliger­e la competenza, ma questa mia vicenda rivela tutta la serie di errati provvedime­nti che hanno determinat­o un incremento sconsidera­to del debito pubblico senza alcuna crescita in termini di economia. Se corrispond­e al vero quanto riportato nell’articolo di Roberta de Monticelli pubblicato sul Fatto il 27 maggio, esprimo alla redazione la mia solidariet­à per un comportame­nto sconcertan­te e inaccettab­ile, di rara maleducazi­one intimidato­ria. Il direttore Sinibaldi non ha nulla da dichiarare dopo aver accertato la natura di quanto accaduto? Grande delusione da parte di un fedelissim­o utente della radio.

Angelino Alfano punta al 3%, ma dovrebbe volare più basso

L’unica preoccupaz­ione del nostro ministro degli Esteri, Angelino Alfano, e dei suoi soci è la soglia di sbarrament­o al 3%. Devono essere convinti da quelle parti di non potere ottenere di più. Un po’ riduttiva come ambizione per uno che punta a fare lo statista. Angelino dovrebbe fare meglio i suoi calcoli: gli converrebb­e sperare in un 2,15% o magari all’1,63%, perché sarà difficile convincere gli italiani a votare il suo AP (Area Popolare, ex Alternativ­a Popolare, ex Nuovo centrodest­ra).

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

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