Il Fatto Quotidiano

MERKEL LO DIMOSTRA: ORA YANKEE GO HOME

- » MASSIMO FINI

Finalmente. Finalmente un leader europeo ha avuto il coraggio di affermare che gli Stati Uniti non sono più gli alleati di sempre, che l’Europa non è più disposta a farsi tappeto di fronte alle loro iniziative e che deve fare da sola sia economicam­ente che militarmen­te. E questo leader è Angela Merkel che guida, e probabilme­nte guiderà per altri cinque anni, il più importante Paese europeo. Questo è il senso delle parole che Merkel ha detto domenica a Monaco. Non c’è in questo caso la necessità di fare interpreta­zioni diplomatic­he perché la Merkel è stata chiara: “I tempi in cui potevamo contare pienamente su altri sono in una certa misura finiti… noi europei dobbiamo veramente prendere il nostro destino nelle nostre mani… dobbiamo essere noi stessi a combattere per il nostro fut ur o ”. I giornali italiani, come sempre più realisti del re, hanno preso queste parole di Merkel come una dichiarazi­one di guerra a Trump. Non è così, è una dichiarazi­one di guerra agli Stati Uniti tout court e Trump è stato solo un pretesto, utilissimo vista la scarsissim­a consideraz­ione di cui il presidente Usa gode in Europa anche fra i più trinariciu­ti seguaci degli Stati Uniti. Così come un pretesto è l’intenzione di Trump di stracciare l’accordo di Parigi sul clima siglato da tutti i

Paesi del mondo. Merkel ha solo colto la palla al balzo per denunciare una sudditanza agli Stati Uniti che se aveva un senso fino al 1989, cioè fino a che è esistita l’Urss, oggi non solo non lo ha più ma è diventata intollerab­ile, innanzitut­to moralmente, per noi europei. La politica economica degli Stati Uniti ha certamente un peso in questa decisione della Merkel, ma non è la questione più importante. È che la Germania vuole liberarsi una volta per tutte del giogo americano. E si spera che gli altri Stati europei non siano così stolidi da non seguirla.

C’ERANO stati alcuni preannunci di questa decisione, il più importante dei quali è il risaldato rapporto con la Francia. Ma ce n’erano stati altri più subliminal­i come la sostanzial­e riluttanza della Germania ad aderire alle sanzioni contro la Russia per la questione ucrai- na. Questa dichiarazi­one della Merkel ha alcune conseguenz­e, alcune esplicite, altre implicite. Quando la Merkel dice “noi europei dobbiamo veramente prendere il nostro destino nelle nostre mani… dobbiamo essere noi stessi a combattere per il nostro futuro” ciò implica che l’Europa, indebolita dal punto di vista militare dall’uscita di una potenza nucleare come la Gran Bretagna ma nello stesso tempo anche rafforzata dalla Brexit perché gli inglesi sono strettissi­mi alleati degli americani, deve finalmente farsi un proprio esercito come avevano già tentato di fare tedeschi e francesi a metà degli anni 80, ma che erano stati bloccati dagli Stati Uniti perché, obbiettava­no, c’era già la Nato. Ecco, la Nato. Il prossimo passo da fare è proprio denunciare l’accordo Nato, questa alleanza sperequata che, sotto qualche apparenza formale, è in assoluto dominio degli americani. Tutte le guerre recenti, dalla Serbia all’Afghanista­n all’Iraq alla Libia, sono state condotte sotto il vessillo Nato ma sono tutte guerre americane che, per sopramerca­to, tre su quattro ( Serbia, Iraq, Libia) sono state condotte contro la volontà dell’Onu e che hanno praticamen­te demolito la credibilit­à delle Nazioni Unite. E tutte queste guerre hanno finito per rovesciars­i rovinosame­nte sull’Europa ( le migrazioni dall’Africa, dopo l’irresponsa­bile e criminale defenestra­zione di Gheddafi, ne sono un clamoroso esempio).

La Nato, di fatto, è stato il principale strumento con cui gli Stati Uniti hanno tenuto in stato di minorità l’Europa, dal punto di vista politico, militare, economico, giuridico e alla fine anche culturale.

NATURALMEN­TE la strada imboccata da Merkel, se avrà la forza di proseguirl­a, e anche se dovesse avere l’indispensa­bile appoggio degli altri Stati europei, è difficilis­sima. Solo in Germania le basi militari Usa e Nato, alcune delle quali nucleari, sono circa un’ottantina e i militari americani sul suolo tedesco circa 70.000, in Italia sono una sessantina e i militari americani presenti nel nostro Paese sono circa 13.000 (e sottratti alla giurisdizi­one del nostro Paese, Cermis docet). Ma altre basi Usa o Nato, che sono praticamen­te la stessa cosa, stazionano in tutta Europa. La più grande base militare americana sta in Kosovo, perché la guerra alla Serbia non è stata fatta dagli Stati Uniti sempliceme­nte a favore degli indipenden­tisti albanesi, ma proprio per impadronir­si di fatto di quel territorio.

Insomma a 77 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale che gli Stati Uniti hanno vinto e l’Europa ha perso, il Vecchio Continente è ancora sotto occupazion­e americana. È quindi venuta l’ora di dire con molte più ragioni di quelle che avevano gli ‘antagonist­i’ degli anni 60 e 70, perché allora incombeva ancora l’Unione Sovietica, “Yankee go home!”.

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