Il Fatto Quotidiano

Claudia Fusani, folgorata sulla via del renzismo

- » ANDREA SCANZI

Ognuno è folgorato sulla via che merita. Chi da Dark Side Of The Moon , chi dai tempi dilatati di C’era una volta in America. E chi dal fascino di Dario Nardella. È accaduto, o così parrebbe, alla fiorentina Claudia Fusani. Per chi non lo sapesse, e la lista è lunga perché non parliamo di Dacia Maraini ma di una che da anni scrive per un quotidiano che non compra nessuno ( ma che paghiamo noi), Claudia Fusani è quella signora bionda che sta sempre su La7 a difendere Renzi in tivù. No: non stiamo parlando di quell’altra, la Meli, anche se confonders­i è naturale. Entrambe bionde, più o meno coetanee, turbo-renziane e ancor più anti-grilline.

La Fusani, come subito si intuisce, patisce già un problema: è derivativa. È salita sul carro del niente, cioè del renzismo, quando c’era già troppa gente. Quindi la notano in pochi. In più è così diversamen­te pungente da apparire sempre una Rondolino in diesis minore, o una Meli che non ce l’ha fatta a essere Meli: e questo, lo capite bene, è un destino terribile. Attenti, però: Lady Fusani non è sempre stata così. Un tempo ormai lontano era firma di punta di Repubblica­e sapeva fare il suo lavoro.

CERTO, ALLORA RITENEVA intoccabil­e D’Alema (oggi lo lapiderebb­e) e insopporta­bile Berlusconi (oggi tutto sommato le piace), ma scriveva anche bei pezzi: sulla “cricca”, sulla P3, sulle papi girls. Sul G8, sulla liberazion­e di Clementina Cantoni. Poi arriva la storiaccia Abu Omar, che travolge i vertici del Sismi: il capo Nicolò Pollari, i due funzionari Marco Mancini e Gustavo Pignero. Il Sismi si era creato un giro di fonti giornalist­iche per spiare (anche) le firme sgradite. La spia più famosa era Renato Farina. Ma non c’era solo Farina. Giornalett­ismo riassume così: “A fungere da informator­i, oltre all’agente Betulla, sono stati, per un certo periodo, anche due giornalist­i di Repubblica: ovvero, proprio Luca Fazzo e Claudia Fusani. Come si evince dalle intercetta­zioni i due hanno intrattenu­to rapporti con Mancini – e fin qui nulla di male – ma gli hanno anche inviato via fax una serie di articoli della coppia Bonini-D’Avanzo che raccontava­no le magagne del Sismi”. Ovviamente, quando la cosa si sa, gli spiati e Repubblica non ci rimangono bene.

Fazzo viene licenziato in tronco, la Fusani (che “ammette tutto e spiega che ha agito in questa maniera per preservars­i la fonte Mancini”, ricorda Giornalett­ismo) viene relegata al sito della testata. Poi passa a L’Unità su invito della neo-direttrice Concita De Gregorio. Si reinventa pure (simpatica) critica letteraria per Marzullo. Poi, mentre il quotidiano fondato da Gramsci e ammazzato da Renzi agonizza, arriva la folgorazio­ne sulla via della faina guizzante di Rignano.

Da allora la Fusani funge come pretoriana di seconda fila: se la Meli è la Santanchè di Renzi, la Fusani è la Biancofior­e qualsiasi del primo Gozi che passa. Le siamo vicini. Ogni tanto però sa dare spettacolo anche lei. Giorni fa, a Coffee Break, ha ribadito che il caso Consip non esiste: se quel caso avesse riguardato la Raggi, avrebbe come minimo evocato l’intervento della Wehrmacht sulle note di Farinetti. Poi – e qui si è tinta davvero di leggenda – ha accusato il collega Francesco Verderami di avere una voce sgradevole. Ecco: la Fusani che attacca un altro perché ha l’ugola stridula è come Giovanardi che accusa la Lorenzin di essere bigotta. Oltre la logica, oltre il buon senso, oltre il ridicolo.

Tutte cose di cui la Fusani, ultimament­e, non pare tenere granché di conto.

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