Rogo del camper rom, il sospetto del racket
Indagati due nomadi per l’incendio in cui persero la vita tre sorelle di 4, 8 e 20 anni
Forse
non è stata solo una vendetta per una lite tra rom. Dietro la terribile morte di tre sorelle in un camper incendiato lo scorso 10 maggio a Centocelle, nella periferia sud-est della capitale, potrebbe esserci una storia diversa: ossia una sorta di racket delle baracche sfociato in una vendetta con tre vittime innocenti.
Sono i sospetti della Procura di Roma che a 19 giorni dalla tragedia, sta chiudendo il cerchio intorno ai responsabili del rogo.
Si tratterebbe di due trentenni che vivevano nel vicino campo rom e che sono stati indicati dal papà delle vittime, quando è stato sentito dal pm di Roma Antonino Di Maio, come le persone con le quali c’era stata una lite.
I due giovani rom sono ora indagati per omicidio volontario plurimo e tentato omicidio, e da giorni gli inquirenti sono sulle loro tracce.
La vicenda risale al 10 maggio scorso, quando poco dopo le 3 del mattino, il camper prese fuoco. Non rimase nulla tranne la cabina del guidatore. Dentro c’era un’intera famiglia di undici persone e tre sorelle, di 4, 8 e 20 anni, non ce l’hanno fatta.
GLI HALILOVIC, bosniaci, dicevano di aver subito pesanti minacce e da qualche tempo non risiedevano più nel campo nomadi ma si spostavano nella zona e quella notte si erano fermatnel parcheggio di via Ugo Guattari, dietro al centro commerciale di viale della Primavera, nel quartiere Centocelle vicino alla via Casilina.
Durante le indagini, gli investigatori hanno analizzato le immagini girate dalle telecamere presenti nella zona, che avevano ripreso una persona che lanciava una bottiglia incendiaria contro il camper. Dalle immagini non si vedeva il volto della persona, ma c’era sullo sfondo un’a ut o : quella targa è stata uno degli elementi che ha aiutato a scoprire i presunti responsabili dell’omicidio. E che si trattasse di un incendio doloso lo si è capito subito dai resti di vetri e materiale infiammabile trovati attorno al veicolo.
Dopo aver raccolto una serie di elementi, negli investigatori quindi è maturato il sospetto che il gesto fosse un regolamento di conti che ha un nesso con un possibile racket delle baracche e che vede molti rom pagare per stare nel campo in cui vivono.
PER ADESSO PERÒ è solo un’ipotesi investigativa, tutta da verificare, sulla quale si sta concentrando l’attenzione degli inquirenti. Ma non si escludono altre ipotesi, anche collegate alle precedenti tensioni e violenze registrate nel campo e nella periferie romane tra rom di etnie diverse.
Le indagini
Gli investigatori ipotizzano una ritorsione legata ai pagamenti per le baracche in un campo