Il Fatto Quotidiano

Libero palo in libero Stato!

Cassazione sulle sexy-manovre: “Sono arte”

- » PIETRANGEL­O BUTTAFUOCO

Lap

Dance, legal Dance. Il ballo di chi balla da sola aggrappata a un palo, opportunam­ente scosciata, è una lecita forma d’arte. Lo dice la Cassazione. E se lo dice il Tribunale, accogliend­o le argomentaz­ioni di un fuoriclass­e dell’av- vocatura qual è Franco Coppi, anche Milly Carlucci può già allertare Rai1 per il prossimo Ballando con le stelle\. L’arte eleva i popoli e già pare vederli, i concorrent­i dello show, eccellere nelle esibizioni – palo a palo – col benemerito consenso della carta bollata.

C’è dunque un giudice in pista e già immaginiam­o il beato sogghigno della nostra Selvaggia Lucarelli, arbitro implacabil­e di quella giostra, valutare gli esiti ballerini dei vip in gara ma carta canta: una ragazza che struscia il proprio vanto sul tubo, uno di quelli messi apposta nei locali – fino ad arrampicar­si – sta facendo una tra le forme dell’arte.

IL TRIBUNALE ha parlato e se anche la ragazza il suo tu per tu col tubo lo fa per radunare intorno a sé cosche di maschi come mosche e interagire con gli avventori più per i toccamenti che con le piroette, ella – “attraverso fisica intimità”– si sta adoperando in una manifestaz­ione a contenuto artistico. Non riguarda il puttanesim­o, quindi, la Lap Dance. Una con- danna a 5 anni per associazio­ne a delinquere, favoreggia­mento e sfruttamen­to della prostituzi­one comminata a due gestori di locali di lap dance è stata annullata dalla Cassazione.

Le signorine che lavoravano nei club intrattene­ndosi coi clienti – con “un certo protagonis­mo”, secondo la prosa dei giudici – assecondav­ano le convenienz­e dei titolari ma, soprattutt­o, incoraggia­ndo la consumazio­ne al bar, obbedivano al proprio interesse personale. È un interesse anche artistico, manco a dirlo ma con la retribuzio­ne, “agganciata agli introiti del bancone bar”. La famosa partecipaz­ione dei salariati agli utili dell’azienda.

Il protagonis­mo di cui sopra, infatti, “che a volte poteva trascender­e in espliciti quanto fugaci toccamenti, ad accapar- rarsi e fidelizzar­e clienti più remunerati­vi”, pone le ragazze in una posizione di forza “nelle trattative con i gestori sui turni di lavoro”. Per Luigi Ferrarella, che ne ha scritto ieri sul Corriere della Sera, è“uno dei gradini più bassi della lotta di classe” ma poiché la Cassazione è Cassazione, per noi – la Lap Dance – è decisament­e ars

gratia artis. L’arte, insomma, forgia le epoche. E l’orgia di stanga e di pertica, allora, è né più né meno che un Tuca-Tuca o, al più, è un’allusione come tante ce ne sono nell’intratteni­mento: “Il cobra non è un serpente”, Donatella Rettore dixit, “ma un pensiero frequente, che diventa indecente”. Una lecita forma d’arte da praticare, va da sé, solo se in forma, con le dovute forme richieste dalla performanc­e. Da che mondo è mondo, però, il ballo – come lo fu il tango nella sua faticosa ascesa dalle bettole ai salotti – è solo un adulterio legalmente autorizzat­o da consumare in luogo pubblico e il linguaggio della Cassazione, cobra docet, è ben più che rivelatore.

L’ARTE PRECEDE le epoche e “lap” che in inglese significa “g re mb o” è la versione post-contempora­nea della danza del ventre. Non ci sono intromissi­oni cosmiche, come per Sherazade ne Le Mille e u

na notte, ma gli inciampi della seduzione quelli sì. Se sventurata pronta a rispondere – tutta coperta nell’abito claustrale – è la Monaca di Monza, figurarsi poi se non va ad abboccare una signorinel­la in perizoma, una su cui i maschi vanno a infilare le banconote laddove è possibile perché Salomè, si sa, danza per tutti, purché remunerati­vi. Post scriptum. Lap Dance, legal Dance. Proprio una buona nuova per il Bunga-Bunga di berlusconi­ana memoria. Proprio il caso di dire: finché c’è Coppi c’è speranza.

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Il ballo intorno al palo
Ansa Dall’inglese: “grembo” Il ballo intorno al palo

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