Via la prelazione per i capilista E la minoranza del Pd ora sorride
I principali partiti riducono anche i pluricandidati
Niente
più prelazione per i capilista bloccati, e stop alle pluricandidature. È questo l’ulteriore accordo tra Pd, M5s, Fi e Lega che vedono ulteriormente rafforzata la loro intesa. E che così rispondono ad una delle richieste della minoranza del Pd, ossia degli orlandiani, che adesso dovrebbero garantire l’a ppoggio al testo quando arriverà nell’aula della Camera, martedì.
LA CERTEZZA è che ieri mattina Pd, M5s, Fi e Lega si sono riuniti per stringere i bulloni sul testo del relatore, Emanuele Fiano, accordandosi sui punti non ancora definiti, dopo l’intesa di sabato sul sub-emendamento del dem Alan Ferrari, che diminuisce il numero dei collegi da 303 a 225. Norma che è stata votata dalla Commissione Affari costituzionali, dove i piccoli partiti hanno tentato di fare muro. Ma l’emendamento è passato, e con esso la nuova definizione dei collegi, che ricalca quelli utilizzati per il Senato con il Mattarellum, tra il 1994 e il 2001. Il fatto che i collegi siano già definiti, se il governo non li ridisegnerà prima (è prevista una delega di ben 12 mesi) rende possibili le elezioni in autunno. E la diminuzione dei collegi risolve il problema dei cosiddetti collegi sopranumera- ri, cioè quelle situazioni per cui i candidati dei partiti più grandi ( Pd e M5s) potrebbero non essere eletti in certe Regioni pur risultando i più votati.
MA NELLA riunione mattutina si è trovata la quadra anche su altri punti rilevanti. In ogni circoscrizione il capolista non sarà più il primo a scattare come eletto, ma scatteranno prima i vincitori dei collegi uninominali e poi i candidati delle liste proporzionali. Proprio come chiedevano gli orlandiani. A questo punto anche il passaggio in Aula, con alcuni voti a scrutinio segreto appare in discesa. Gli altri punti dell’accordo, annunciati dal capogruppo dem Ettore Rosato, riguardano la quota di genere sia tra i candidati nei collegi che nelle liste proporzionali; una diminuzione delle firme a sostegno delle liste, come chiedono i partiti piccoli; il meccanismo per il quale se un partito supera il 5 per cento ma non vince nessun collegio in una circoscrizione, nella lista viene eletto il suo miglior perdente e poi i candidati.
Infine, via le pluricandidature: ci si potrà candidare solo in un collegio e in un listino, e non più in tre listini bloccati