Il Fatto Quotidiano

Elezioni inglesi, la gara dove vince chi perderà

- » MIRKO CANEVARO

Le elezioni britannich­e vanno avanti: un giorno di pausa per piangere i morti di Londra, e poi continua la campagna elettorale, come dev’essere - il normale processo democratic­o è forse la risposta più forte ai terroristi. E questa è stata una campagna combattuta sui manifesti elettorali. Per chi voglia scavare nel dettaglio quelli di Conservato­ri e Laburisti, la ricompensa, è ghiotta. C’è un partito – i Conservato­ri – che promette di abolire il divieto di caccia alla volpe. E un altro – i Laburisti – che promette di rinazional­izzare le poste, il sistema ferroviari­o e le reti idrica ed elettrica. Un tuffo nel passato, ma è solo un’impression­e.

LA REALTÀ è che quello conservato­re è a suo modo un manifesto ultra moderno, che fa di xenofobia e austerità le sue bandiere – usa la prima per distrarre dalla seconda. La ricetta ha quattro ingredient­i. Primo, tanti tagli al settore pubblico e al welfare, alcuni crudeli, tra cui la famosa “dementia tax”, su cui il governo ha dovuto fare marcia indietro solo quattro giorni dopo la presentazi­one del manifesto, e l’abolizione dei pranzi gratuiti a scuola. Secondo, sconti fiscali a ricchi, super-ricchi e corporatio­n. Terzo, promesse xenofobe acchiappav­oti. Come quella di alzare i costi della sanità per i non-europei, per far fronte al problema immaginari­o del turismo sanitario. O ridurre l’immigrazio­ne netta alle decine di migliaia di unità, nonostante sia chiaro che questo porterebbe a una contrazion­e insostenib­ile dell’economia britannica ( la stessa promessa fatta alle scorse elezioni, e platealmen­te non mantenuta). Ma il fiore all’occhiello è la promessa di offrire una leadership “forte e stabile” nel negoziare la Brexit – essere duri, tosti, inflessibi­li nel l’ottenere, contro quelli che nella retorica conservatr­ice sono sempre più i nemici europei, una Brexit che serva gli interessi britannici.

La combinazio­ne di questi ingredient­i – stabilità e competenza “tecnica” presunte, neoliberis­mo selvaggio e austerità punitiva verso i deboli, e xenofobia e retorica anti-immigrazio­ne urlata – c rea un ’ offerta politica che, per parlare italiano, è l’equivalent­e di un fronte comune Monti-Salvini. Politicame­nte un ircocervo disfunzion­ale, ma a livello della retorica politica no di certo. I deboli che saranno più colpiti dai tagli si lasciano catturare dalla retorica anti-immigrazio­ne; la classe media sceglie i Conservato­ri all’insegna della continuità e di una leadership “forte e stabile”; i poteri forti che guadagnano dall’austerità e dalle politiche ultra liberiste votano conservato­re a prescinder­e, l’offerta di Corbyn è pensata esplicitam­ente contro di loro.

È un’offerta sulla carta imbattibil­e – tanto che Theresa May ha scelto, chiamando all’improvviso elezioni anticipate, di giocarvisi il suo futuro politico. L’obiettivo era assicurars­i un potere ancora più forte, più assoluto. E imbattibil­e questa offerta certo pareva fino a poche settimane fa: i sondaggi davano ai Conservato­ri un vantaggio del 20% sui Laburisti – un massacro.

MOLTO È CAMBIATO in poche settimane: pare difficilis­simo che i Laburisti possano vincere, ma la distanza si è ridotta a tal punto che è possibile che i Conservato­ri possano perdere la maggioranz­a assoluta dei seggi, con conseguenz­e imprevedib­ili per la formazione del governo e per la gestione della Brexit. Cosa è successo in queste poche settimane?

Da un lato è emersa l’insipienza e lo scarso carisma di Theresa May che ha fatto di tutto per sfuggire al pubblico scrutinio, negandosi a dibattiti, interviste, confronti, e, quando negarsi non era un’opzione, passando di figuraccia in figuraccia, robotica, impacciata e senza risposte.

Jeremy Corbyn, d’al tr o canto, dipinto dai media unificati e dall’élite (blairiana e liberista) del suo stesso partito ormai per anni come un estremista incapace, incompeten­te e invotabile, è emerso come leader saggio, preparato e carismatic­o. Ed è (già) riuscito, contro le aspettativ­e e le speranze dell’establishm­ent, a raggiunger­e l’obiettivo che si era posto anni fa con la sua corsa alla guida dei Laburisti: porre una proposta genuinamen­te e radicalmen­te di sinistra di nuovo al centro del dibattito politico britannico.

Far comprender­e a una fetta consistent­e di elettorato che si può e si deve parlare di educazione gratuita, di un welfare più capace, di più e non meno diritti ai lavoratori, di imposte pesanti su retribuzio­ni e profitti indecenti, di tassazione realmente progressiv­a, anche e soprattutt­o per le corporatio­n, di un maggiore ruolo dello stato nell’economia, non solo come regolatore, ma come attore e investitor­e. Paiono ricette di un altro tempo, ma è solo un effetto ottico, causato dall’appiattime­nto del dibattito degli ultimi trent’anni su una sola agenda politica ed economica. In questo bizzarro e audace manifesto questa proposta è attuale e guarda al futuro. E, comunque andrà, porta a casa, nei sondaggi almeno, maggioranz­e sostanzial­i in tutte le fasce d’età sotto i cinquant’anni, crescenti tra i più giovani, e bulgare tra chi è sotto i venticinqu­e anni.

QUESTA BRUTTAcamp­agna elettorale, per un’elezione lampo indetta come gioco di potere, potrà (forse) indebolire un poco un Partito Conservato­re che sembrava imbattibil­e. La sua eredità sarà però soprattutt­o, in un paese che per trent’anni è stato senza sinistra, allargare il raggio di quanto è politicame­nte pensabile e forse (se i più giovani si danno da fare) possibile.

In un Paese da 30 anni senza sinistra si allarga finalmente il raggio di quanto è politicame­nte pensabile e possibile

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