Il Csm a Gentiloni: “Bloccate la norma che svela le indagini”
Per i giudici si mette a rischio il segreto istruttorio
Siluro
del Csm alla riforma del governo Renzi che ha introdotto l’obbligo per gli investigatori della polizia giudiziaria di informare i vertici sulle loro indagini ordinate dai pubblici ministeri.
Ieri, la Sesta Commissione del Csm, all’unanimità, ha approvato un parere che parla di “possibili interferenze” nelle indagini, di norma in “disarmonia” con la Costituzione.
A scrivere una relazione molto articolata sono stati il presidente della Sesta Ercole Aprile insieme ai consiglieri Antonello Ardituro e Luca Forteleoni, domani sarà votata dal Plenum.
Si chiede al governo di fare marcia indietro perché questa norma, introdotta alla chetichella con la riforma della Guardia Forestale, accorpata due anni fa con l’arma dei Carabinieri, “impatta fortemente” sul segreto istruttorio. Deve, dunque, diventare “compatibile con l’assetto costituzionale del pm”, che ha la titolarità esclusiva dell’a z io n e penale e con il principio del codice di procedura penale sulla “segretezza delle indagini”.
Ed ecco il suggerimento di modifica: prevedere “un potere di segretazione del pm anche rispetto alla scala gerarchica della polizia giudiziaria”. Il pericolo di mani e manine esterne sulle inchieste è concreto: le informazioni previste “senza alcun filtro o controllo del pm” e a fa- vore anche di “soggetti che non rivestono la qualifica di polizia giudiziaria e, che per la loro posizione apicale, vedono particolarmente stretto il rapporto di dipendenza organica” dal governo “appare non essere in linea con le prerogative riconosciute” al pm. Il rischio è maggiore in quanto le notizie “sono portate a conoscenza di soggetti esterni al perimetro dell’indagine stessa, non per determinazione autonoma del magistrato, ma per vincolo di legge, con il rischio che ne consegue di possibili interferenze nell’esercizio dell’azione penale”.