L’Agenzia Digitale non sa spiegare come ha speso 800 milioni di euro
Nessun documento su centinaia di progetti. Il dirigente: “Intervengano Anac e Corte dei conti”
Ottocento milioni di euro assegnati per la dig itali zzazi one della Pubblica amministrazione ma impossibili da rendicontare. Nero su bianco, i conti non tornano: a dirlo è un monitoraggio interno all’Agid, l’Agenzia italiana per il digitale, che però non è stato pubblicato né è mai stato presentato. Il Fatto, che ne ha visionato il testo, ha provato a ottenerlo per due volte tramite canali ufficiali, inutilmente. Nessuna risposta neanche dal responsabile del monitoraggio. Eppure, secondo il rapporto, a giugno 2016 risultavano non esserci sufficienti giustificazioni per centinaia di milioni di euro assegnati a centinaia di progetti. Soldi affidati dal 2003 a oggi, da Agid e da tutti i suoi antenati: Cnipa, Dit, DigitPA. Tanto che, nelle sue conclusioni, il rapporto invita il direttore generale ad allertare Corte dei conti, Anac o ad avviare un audit interno sulla questione.
L’ITER. Il 2 maggio 2015, con una determina ufficiale, il direttore generale dell’Agenzia per il Digitale, Antonio Samaritani, avvia una “procedura per l’accertamento dei residui”. Prima di chiudere il bilancio del 2015, in pratica, in Agid vogliono sapere come siano stati spesi i soldi distribuiti, a che punto siano arrivati i progetti e quindi se ci siano residui utilizzabili. La determina firmata da Samaritani parla di circa 70 progetti. Ne citiamo alcuni: “Piattaforme di comunicazione con il cittadino”,“Efficienza nella Pubblica amministrazione”, “Fascicolo Sanitario Elettronico”, “Ict per le eccellenze dei territori”, “Rete dei medici di medicina generale”, “Centri di servizio territoriale per l’e-gov nei piccoli e medi comuni”. Il controllo sulla circolazione di questi fondi viene affidato all’Area Studi, Ricerca e Pareri dell’Agid, un mese di tempo. È il giugno del 2016 quando il responsabile dell’area studi trae le sue conclusioni. “In molti dei casi – si legge nel monitoraggio – non è pervenuta o è pervenuta parzialmente la documentazione richiesta ai referenti interni del progetto. In molti casi ci sono state lettere dei dirigenti referenti che, nel certificare sotto la propria responsabilità l’assenza di residui liberabili sulle iniziative in questione, non hanno trasmesso alcun documento tecnico che consentisse una qualsivoglia forma, anche la più minima, di valutazione tecnica delle medesime”. In pratica, i responsabili dei progetti, che assicurano che non sono avanzati soldi, non spiegano però come siano stati usati né lo stato di avanzamento del progetto.
CENTINAIA. L’ufficio studi scopre poi che le iniziative non sono 70 come riportato nella determina, bensì “oltre 210” riconducibili a ognuna delle forme assunte da Agid dal 2000 in poi (quindi anche Cnipa, Dit, DigitPA). Progetti per una cifra “ne l l’ordine di oltre 700- 800 milioni di euro, i cui residui (...) variano da un minimo di 158 milioni di euro a oltre 2 00”. Per anni questi finanziamenti sono stati concessi soprattutto con la stipula dei cosiddetti Apq, gli Accordi di Programma Quadro con le Regioni. “La sensazione – si legge nel rapporto – è che, nella migliore delle ipotesi, c’è stata una gestione di detti fondi non particolarmente rigorosa. A tale convinzione si è giunti a seguito di un’analisi a campione sulla documentazione che è pervenuta dalle linee interne, specificando che in molti dei casi questa è mancante”.
CAOS. Il monitoraggio è caotico: progetti finiti in altri progetti, casi in cui i referenti “non riconoscono il progetto”, altri per cui “non è stata condivisa alcuna documentazione”, c’è chi “sostiene che il progetto non è di sua competenza”, chi non riferisce se un progetto sia ancora in corso oppure no. Per il Nue (Numero Unico di Emergenza), ad esempio, si legge: “È pervenuta, in data 24.6.2016 richiesta di pagamento da parte dell’Arma dei Carabinieri del saldo del progetto. Non si ha evidenza della relazione conclusiva e la relativa rendicontazione delle attività e delle spese sostenute”. In uno scambio di mail interne, si rintraccia la verifica del progetto “Rete dei medici di medicina Generale” per la Regione Sicilia. Nel 2005 vengono assegnati, con un Accordo di programma quadro, 5 milioni di euro (il progetto vale 28 milioni in totale). Un milione immediatamente, come previsto dagli Apq (per i quali il 20% viene concesso subito, il 70% in base a rendicontazioni di spesa generiche e solo il 10% al raggiungimento dell’obiettivo). Nelle mail, si riferisce che non ci sono né allegati, né spese tecniche. Perciò, si legge, “non è possibile effettuare alcuna valutazione tecnica. Lo svolgimento del progetto è stato affidato direttamente a Sicilia e-Servizi Spa e non è disponibile la documentazione contrattuale né i progetti da svolgere”. Eppure la Regione Sicilia avrebbe effettuato, secondo quanto previsto dal rendiconto, pagamenti per oltre 3,8 milioni di euro. Solo che, grazie agli Apq, non si sa esattamente come.
L’ALLERTA. L’ufficio pareri rileva poi che, su alcune analisi a campione (per progetti che, si legge nelle mail, valgono anche 40 milioni di euro), i risultati sono “preo ccupant i”. “R ic hi ed erebbe – s cri ve l’Ufficio pareri – un approfondimento da parte dell’Agenzia perché la sensazione rilevata è che sussistano i presupposti per trasmettere i risultati almeno alla Corte dei conti, se non ad altri organismi (...) in termini di necessità di avviare, ad esempio, un’approfondita attività istruttoria, almeno utilizzando la convenzione già istituita con Anac”.
Il Fatto ha chiesto spiegazioni ad Agid. Ecco la risposta: “La determina in oggetto (quella che incaricava di svolgere il monitoraggio, ndr) ha avviato un percorso di analisi i cui primi risultati emergeranno dalla relazione di bilancio 2016 sulla quale siamo al lavoro con i revisori. All’interno si troverà evidenza delle attività di mappatura, riclassificazione e collocazione dei residui passivi. Rinnoviamo la disponibilità, una volta pubblicato il bilancio, a un incontro di lettura e interpretazione di tutti i dati richiesti, dunque alla risposta delle domande”. Il problema non sono i passivi, ma quanto già distribuito.
Il monitoraggio Sono commesse assegnate dal 2003 e pagate con denaro pubblico I responsabili Non sono avanzati soldi, ma non si sa lavori e spese a che punto sono