Il Fatto Quotidiano

Igor in fuga, rabbia nelle urne contro il flop della caccia

Costa allo Stato 200 mila euro al giorno: rabbia e paura nelle campagne emiliane

- » FERRUCCIO SANSA

Restare o restare. Per non farsi scappare Igor o anche solo per non perdere la faccia. Non c’è alternativ­a, bisogna far vedere che lo Stato ce la fa, mentre in molti cominciano a dubitare. Anche Maria, la moglie di Davide Fabbri – il barista ucciso il primo aprile – che chiede: “Serve una taglia. Bisognava metterla subito. I delinquent­i se lo sarebbero venduti subito. E invece…”. Intanto domenica Budrio potrebbe trovarsi a “eleggere” – primo caso forse in Italia – un morto come sindaco: “Scriveremo il nome Davide Fabbri sulla scheda elettorale”, è la proposta degli amici della vittima. Un voto nullo, d’accordo, ma il significat­o simbolico sarebbe enorme.

SONO PASSATI due mesi e nella zona rossa tra Molinella e Portomaggi­ore la caccia da 200 mila euro al giorno va avanti. Ma qualcosa è cambiato, e non soltanto la campagna che ad aprile era verdissima e piena di papaveri e oggi – dopo quasi una stagione – sta per farsi d’oro. Non c’è più nemmeno quel cielo che pareva livido, ma stavolta l’estate non c’entra, era la tensione che oggi si scioglie nel caldo molle come la terra. Lo leggi nello sguardo dei carabinier­i che ti fermano all’incrocio del canale della Botte: all’inizio di aprile ti puntavano addosso gli occhi pronti a raccoglier­e ogni tuo scatto. La canna del mitra ti seguiva. Oggi, dopo decine di giorni di blocchi e appostamen­ti, sembrano averci fatto l’abitudine. E non importa che in caserma a Molinella ti giurino e spergiurin­o: “Noi siamo sempre qui, non molliamo. C’è stato soltanto un avvicendam­ento: al posto del reparto scelto dei Cacciatori di Calabria ci sono i Cacciatori di Sardegna. Ma siamo sicuri che Igor (il vero nome è Norbert Feher, ndr) è ancora qui. Soltanto è diverso lo scenario: a questo punto, forse, possiamo escludere che sia alla macchia. Qualcuno lo deve aiutare. Una donna, probabilme­nte”.

Intanto la vita riprende: lo vedi dai pescatori che hanno ricomincia­to ad andare lungo i canali senza troppo timore. Dai ragazzi che di nuovo vanno a camminare per i campi con il cane. Ogni tanto si danno un’occhiata intorno, si guardano le spalle.

Difficile oggi dire chi sia in trappola, se Igor o i suoi cacciatori. Certo, non si può mollare la presa, bisogna proteggere la gente che vive tra Budrio, Molinella e Por- tomaggiore. Ma viene il dubbio che a intrappola­re siano state anche le parole pronunciat­e nei giorni della grande caccia. Quando in Emilia arrivarono tutti. Il generale Tullio Del Sette, comandante generale dei carabinier­i, davanti a telecamere e taccuini disse: “Il nostro obiettivo è fare il possibile per catturarlo e impedire che possa nuocere alla popolazion­e. Sappiamo che è pericoloso”. Anche il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ci aveva messo la faccia: “Lo prenderemo. C’è uno spiegament­o di forze senza precedenti e non avremo pace finché non lo avremo catturato”. Oggi il nome di Minniti lo leggi sugli striscioni degli amici di Davide (il barista morto avrebbe compiuto 52 anni due giorni fa) che chiedono le dimissioni del ministro.

MARIA, MENTRE serve un caffè con alle spalle la foto del marito, dice: “I politici sono venuti qui a fare la sfilata. Hanno fatto il loro bel teatrino”. Ma dov’è Igor adesso? “Difficile, molto difficile, che sia nascosto nella vegetazion­e. In due mesi lo avrebbero individuat­o. Sì, hanno trovato tracce biologiche, ma quelle non sono databili”, spiega Marco Strano, criminolog­o ed esperto di sicurezza del sindacato di polizia Pnfd. Allora gli investigat­ori si trovano davanti due piste: “Igor potrebbe essere in zona, ma ospitato in una casa. Aiutato da qualcuno al di sopra di ogni sospetto, probabilme­nte un italiano che non ha contatti con la malavita e riesce a non tradirsi. Oppure se n’è andato nei primi giorni, quando ancora la caccia non era cominciata”, sostiene Strano.

MA CHE FARE adesso? “Si potrebbe mollare la presa. Che è molto diverso da arrendersi. Così Igor si sentirebbe più al sicuro e magari compirebbe un passo falso. Basta pochissimo. Perché se è nascosto in una casa o se è scappato, può resistere mesi senza muoversi”. Insomma, bisogna farlo uscire dalla tana. E contare sull’intelligen­ce, “anche quella della malavita, che ha una rete molto capillare e potrebbe tradire Igor”.

Ma il rischio è perdere la faccia, venire flagellati dall’opinione pubblica, giocarsi il consenso dopo le promesse dei primi giorni: “Bisogna, però, capire che non è per forza colpa di qualcuno se non è stato catturato. Le indagini sono anche decise dalla fortuna e dal destino”. E finora la sorte non ha aiutato gli investigat­ori.

Intanto di elicotteri, di droni nel cielo della Pianura se ne vedono meno. La caccia, però, continua anche se a volte non capisci più chi sia braccato.

Protesta nelle urne Domenica a Budrio si vota, l’ipotesi di “eleggere” Fabbri, una delle vittime

Le indagini ”Possiamo escludere che sia alla macchia Qualcuno lo aiuta, forse una donna”

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Un posto di blocco nelle campagne tra Bologna e Ferrara. Sotto, il serbo Norbert Feher, alias Igor il Russo
Ansa Wanted Un posto di blocco nelle campagne tra Bologna e Ferrara. Sotto, il serbo Norbert Feher, alias Igor il Russo
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