Il Fatto Quotidiano

Corbyn azzanna May: “Tagliata la sicurezza”

- » MARIO SEMINERIO

Apochi giorni dalle elezioni generali, un brivido ha scosso la campagna elettorale del Regno Unito, che molti titolati osservator­i avevano già archiviato prevedendo una vittoria a valanga dei Conservato­ri di Theresa May: un sondaggio indica il recupero dei laburisti di Jeremy Corbyn ma, soprattutt­o, il crescente rischio di un Parlamento “appeso”, proprio nella legislatur­a che definirà la Brexit. Non è detto che andrà così: il sistema elettorale britannico può sconfessar­e i sondaggi su base nazionale, col suo uninominal­e maggiorita­rio secco. La premier May sta però mostrando limiti di comunicazi­one e strategia politica. Grave infortunio, poi, su quella che è stata ribattezza­ta la

“tassa sulla demenza”, che di fatto arrivava all’ esproprio dell’asse ereditario (al netto di 100 mila sterline) dei cittadini vittime di patologie da lungodegen­za quali l’Alzheimer, poi rimossa dal programma.

Il manifesto elettorale dei Laburisti è vecchio stile, da antica sinistra anteblairi an a, fatto com’è di nazionaliz­zazioni( reti energetich­e, poste, acquedotti ), salari omini- mo a 10 sterline orarie, pasti gratis ai bimbi delle scuole primarie, rapporto massimo di 20 a 1 tra le remunerazi­oni minime e massime della pubblica amministra­zione e delle imprese che concorrono ad appalti pubblici, spinta alla sindacaliz­zazione, un piano di investimen­ti infrastrut­turali finanziati dalla creazione di una banca pubblica in grado di investire 500 miliardi di sterline. Addirittur­a il divieto per le banche commercial­i di chiudere sportelli se le comunità locali si opporranno per “evidenti esigenze”.

La comunicazi­one del Labour si è fatta scaltra: per rassicurar­e la middle class e quanti si preoccupan­o dell’equilibrio dei conti pubblici, il manifesto stabilisce che occorre avere a fine legislatur­a un debito pubblico inferiore a quello attuale, oltre a non indebitars­i per fare spesa corrente. Ma come farlo, vista la mole di esborsi previsti? Dicendo agli elettori che i circa 50 miliardi di sterline di tasse in più l’anno saranno pagate dal “5% più ricco di contribuen­ti” (quelli sopra le 80 mila sterline annue) e dalle “grandi imprese”. Il che è del tutto irrealisti­co ma serve a trasmetter­e l’idea che pagheranno solo i “ricchi” e le grandi corporatio­n. Corbyn da sempre dimostra di non saper far di conto. Ma davanti a una May che promette un salto nel buio con la sua ossessione “meglio nessun accordo che un cattivo accordo sulla Brexit”, il laburista propugna la permanenza nel Mercato Unico e nell’unione doganale. Alla fine, il suo messaggio potrebbe anche apparire meno “sinistrame­nte” respingent­e a parte della classe media, facendogli vincere le elezioni pur perdendole. I britannici dovranno scegliere tra gli slogan vieppiù vacui della May e la rassicuran­te “protezione” con coperture finanziari­e fittizie di Corbyn. Al tempo della Brexit, alternativ­e non esattament­e rassicuran­ti.

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