Il Fatto Quotidiano

PIÙ DEI TERRORISTI CI UCCIDE IL PANICO

È il benessere che ci ha tolto, a noi occidental­i, ogni coraggio. Siamo attaccatis­simi alla pelle

- » MASSIMO FINI

L’Isis ha già vintola partita. Non quella di Champions, dove il Madrid ha surclassat­o una Juventus inerte, fiacca, intimorita, quasi una metafora dell’Italia di oggi, ma la sua. Ora non ha più nemmeno bisogno di sacrificar­e un kamikaze e neppure di sparare un colpo di kalashniko­v o far balenare i coltelli. È riuscito a instillarc­i una tale paura che provvediam­o noi a distrugger­ci da soli. Quanto è avvenuto in piazza San Carlo a Torino, con più di 1500 feriti, almeno tre ricoverati in codice rosso, è molto più grave, dal punto di vista qualitativ­o e del significat­o, di quanto nello stesso giorno avveniva a Londra per attentati terroristi, dove pur i morti sono stati 7 e i feriti 21, tutti gravi. Le scene d’isteria collettiva che si son viste a Torino sono state impression­anti. Ora basta un botto, o solo che qualcuno abbia l’impression­e di aver sentito un botto, che si scatena il panico. E il panico è incontroll­abile. Tu puoi anche rimanere freddo, aver capito che non è successo nulla, ma se rimani al tuo posto vieni investito dall’orda urlante e ti devi mettere a correre anche tu, diventando­ne a tua volta parte. Si sono viste persone urlanti che calpestava­no senza pietà coloro che erano caduti a terra, bambini compresi, mentre l’altoparlan­te continuava grottescam­ente a dare la cronaca della partita. Per la verità un’eccezione c’è stata: un uomo che aveva visto un bambino a terra, sul punto d’esser calpestato, s’è messo a gridare “C’è un bambino! C’è un bambino!” e ha cercato di fermare in qualche modo l’or da , ma era un nero, non un italiano.

È il benessere che ci ha tolto, a noi europei, a noi occidental­i, ogni coraggio. Siamo attaccatis­simi alla pelle, alla nostra miserabile pelle. E non siamo disposti a metterla ‘a rischio’in alcun modo e in alcun campo. Si potrebbe cominciare dal terrorismo della medicina preventiva. Dobbiamo avere sempre tutto sotto controllo. Vaccini contro 12 malattie, alcune delle quali, come il morbillo o la varicella, da sempre considerat­e innocue, sono un’assurdità. Siamo indotti a sottoporci almeno a 5 o 6 controlli ‘di routine’ l’anno, anche quando siamo sanissimi. Siamo costretti a vivere da vecchi sin da giovani. I nostri ragazzi – tranne quelli delinquent­i, meno male che esistono – giocano alla guerra sulle Playstatio­n, si beano davanti ai tanti film che mostrano stermini virtuali, ma se fossero messi davanti a un pericolo reale si vedrebbe di che pasta son fatti: dei vigliacchi incapaci di tenere i nervi a posto. E i fenomeni di bullismo e sadismo, cibernetic­i o reali, vanno in parallelo e ne sono una conferma. Il sadico è un vile che esercita la violenza solo quando sa d’esser al sicuro. Come scrive De Sade, che se ne intende, nelle Centoventi giornate, il Duca di Blangis, uno dei più feroci aguzzini della compagnia, “si sarebbe fatto spaventare da un bambino un po’ deciso e, quando non poteva usare l’astuzia e il tradimento, diventava timido e vile”.

Ho notato che tutti coloro, o quantomeno la maggior parte, che hanno vissuto la Seconda guerra mondiale, non necessaria­mente combattend­ola, almeno quelli che ho fatto in tempo a conoscere, hanno i nervi molto più saldi dei nostri, no- nostante i traumi che hanno dovuto subire o, forse, proprio grazie a quelli. Quando si rischia ogni giorno la vita si è più capaci d’accettare la morte, a volte anche con una certa noncuranza. Mi raccontava mio padre, uomo non particolar­mente coraggioso, che durante un bombardame­nto angloameri­cano su Milano si stava facendo la barba prima d’andare in ufficio e lui, senza scomporsi, continuò a farsi la barba.

Oggi siamo timorosi di tutto. Degli spifferi e degli incroci. Chiamiamo i temporali “una bomba d’acqua”. Ci spaventiam­o per un nonnulla.

Ecco perché l’Isis ha già vinto la partita. Con un petardo.

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