Il Fatto Quotidiano

“Al tedesco taroccato do 5 e mezzo e restano i dubbi di costituzio­nalità”

Il costituzio­nalista: “Rispetto al Porcellum però è un bel passo in avanti”

- » LUCA DE CAROLIS @lucadecaro­lis

Senza

il voto disgiunto questa legge elettorale è un tedesco taroccato. Però rappresent­a anche un bel passo in avanti rispetto al Porcellum e all’Italicum, e in generale rispetto alla ‘droga” del magg ioritar io”. Massimo Villone, professore emerito di Diritto costituzio­nale nell’Università di Napoli Federico II, lo ripete più volte: “Io sono sempre stato un sostenitor­e del modello tedesco, perché è il più adatto a noi con il suo mix di proporzion­ale e collegi uninominal­i”. Professore, in questa legge non c’è il voto disgiunto e dopo la riduzione dei collegi uninominal­i i nominati tramite liste bloccate saranno il 63 per cento, a fronte del 50 previsto in Germania. Come si fa a definirla sul modello tedesco?

La mancanza del disgiunto è un elemento importante, perché tramite il doppio voto in Germania è consentita una scelta diversa tra soggetto e partito. Con un unico voto invece di fatto verrà sempre premiato il simbolo, a tutto vantaggio dei grandi partiti, e a danno della libertà di scelta dei cittadini.

Quindi è un grave danno.

È una scelta non accettabil­e, che peraltro espone la legge a dei rischi di incostituz­ionalità. Anche se personalme­nte ho qualche dubbio sul fatto che possa portare alla “manifesta irrag io ne vo le zz a” del testo, che è il parametro usato dalla Consulta per bocciare le leggi.

E la prevalen-

za dei nominati?

Quella era una scelta che andava fatta. In Germania il numero dei seggi è variabile, mentre da noi è fissato in Costituzio­ne. Per restare nella quota stabilita dovevano decidere se aumentare una delle due percentual­i tra maggiorita­rio e proporzion­ale. Si è scelto il proporzion­ale. E a lei non dispiace. Mantenere un testo proporzion­ale è essenziale per scuotere i partiti, spingendol­i a fare una politica diversa, ossia a tornare tra la gente per prendere davvero i voti.

Anche con il maggiorita­rio bisogna conquistar­e il con- senso. Ma soprattutt­o si ottiene un vincitore e quindi la governabil­ità.

Io ricordo che il primo governo di Silvio Berlusconi e il primo di Romano Prodi sono caduti anche se eletti con il maggiorita­rio. E vedere lo stesso Prodi o Rosy Bindi che lo celebrano mi lascia premesso.

Magari con un premio di maggioranz­a o di governabil­ità si potrebbe blindare il risultato. I Cinque Stelle spingono per inserirlo nel tedeschell­um, ha visto? Sono contrario. Il premio di maggioranz­a porta a maggioranz­e falsamente solide, che

Senza il voto disgiunto si limita la libertà di scelta e si fa il gioco solo dei grandi partiti

non sono rappresent­ative. In pratica, droga il risultato. Ma la sera del voto potremmo sapere chi governerà. Con l’attuale sistema invece rischiamo la palude delle larghe intese, ammesso che si trovino.

Alcuni Paesi ci hanno messo molto tempo a formarle, eppure stanno benissimo. E poi io non voglio avere qualcuno che mi comandi da Palazzo Chigi.

Lei vuole solo il proporzion­ale.

Lo ripeto, è l’unico modo per avviare una rifondazio­ne della politica. E se ci stiamo arrivando è grazie anche alla vittoria del No nel referendum costituzio­nale del 4 di- cembre, che ha cambiato gli equilibri politici.

E nel proporzion­ale lei inserirebb­e anche le preferenze?

Assolutame­nte no. Ho visto a cosa portano, in tutti i partiti. Sono solo una merce di scambio per ras e capetti locali. L’amore per le preferenze andrebbe seriamente verificato.

In definitiva, che voto darebbe a questa legge elettorale se rimanesse così com’è?

Direi cinque più, anzi cinque e mezzo.

E meno male che rappresent­a un passo in avanti.

Con il Porcellum e l’Italicum eravamo a-1. E comunque inserendo il voto disgiunto questa legge andrebbe sopra la sufficienz­a.

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 ?? LaPresse/Ansa ?? Uomo del No Massimo Villone, professore emerito di Diritto costituzio­nale. Alle spalle, Roberto Calderoli
LaPresse/Ansa Uomo del No Massimo Villone, professore emerito di Diritto costituzio­nale. Alle spalle, Roberto Calderoli
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