Il voto “double face” calza bene a tutti da Salvini a Grillo
I metodo uninominale veste le roccaforti del Pd, Fi e Lega Il proporzionale a misura di Cinque stelle e “parlamentarie”
Prima coloro che vinceranno la corsa per i 225 collegi uninominali, poi i 381 eletti nelle 28 liste circoscrizionali, ripartiti in proporzione ai voti acquisiti oltre la soglia del 5% e infine i migliori esclusi: il metodo uscito dalla Commissione Affari costituzionali per individuare modi e precedenze nell’elezione dei parlamentari, all’interno delle candidature di partito, è un abito che non sta stretto a nessuno. Messo da parte il voto disgiunto richiesto dai grillini, il lavoro sartoriale dei tecnici e dei politici inchiodati al tavolo delle trattative calza alla “taglia” e alle caratteristiche di ogni aspirante peso massimo.
L’ELEZIONE NEI COLLEGI uninominali, allargati per assicurare l’accesso in Parlamento prima di tutto dei candidati votati direttamente dagli elettori, costituisce un utile retino “acchiappa voti”, per le formazione politiche con un consenso concentrato in alcuni territori. Il Partito democratico punta a giocarsi una partita vincente nelle tradizionali roccaforti del voto progressista, come nelle cosiddette regioni “rosse” ma anche nel meridione, dove l’accordo per la candidatura di alcuni ras locali campioni di preferenze, esprimibili attraverso il voto nominale del candidato di collegio, porta a considerare spendibili per gli equilibri interni diversi collegi “sicuri”, già sulla soglia della cassaforte di Largo del Nazareno. Un discorso analogo può essere utile per decifrare la mappa elettorale su cui stanno puntando le loro fiches Forza Italia e la Lega nord per “bloccare” i voti sui loro big.
I partiti guidati da Berlusconi e da Salvini possono sperare di fare il pieno nelle regioni del nord, anche attraverso sempre possibili patti di desistenza sui singoli candidati e di cercare di riconquistare antichi feudi nelle regioni del sud con facce collaudate. Se questi sono i ragionamenti che hanno supportato il gradimento dei partiti tradizionali all’attuale versione del modello alla tedesca, la luce verde dei grillini all’ultima versione sembra sia stata confortata soprattutto dalla tenuta e dalla fisionomia del voto pentastellato nell’economia del nuovo sistema elettoraleche dovrebbe derivare soprattutto dalla quota proporzionale. Il movimento di Grillo non fa registrare forti radicamenti sul territorio, nonostante l’affermazione di amministratori e sindaci anche nei maggiori capoluoghi. Dall’andamento delle passate elezioni e dai sondaggi che si moltiplicano in questi giorni emerge un profilo del voto a 5Stelle diffuso trasversalmente, con forti connotazioni sociali e “d’opinione”, ma poco personalizzato.
IL PERSONALE politico grillino sul territorio è tutto di nuova generazione e per la stessa natura del suo sistema di selezione, legato alla figura per definizione “nuova” alla politica e intercambiabile, del portavoce. Dai listini bloccati, concepiti su un numero di nomi che variano da due a sei e presentati in ogni circoscrizione dalle singole formazioni politiche, potrebbe arrivare la maggior parte dei nuovi parlamentari 5Stelle secondo le indicazioni delle “parlamentarie”. La moltiplicazione in più circoscrizioni degli ambiti elettorali regionali in Lombardia, Piemonte, Sicilia e Lazio potrebbe aumentare inoltre la quota di parlamentari del centrodestra dai territori, mentre in Campania potrebbe assegnare altri scranni al Pd, ai Cinque Stelle o addirittura a qualche outsider particolarmente gradito agli elettori campani.