Il Fatto Quotidiano

Il voto “double face” calza bene a tutti da Salvini a Grillo

I metodo uninominal­e veste le roccaforti del Pd, Fi e Lega Il proporzion­ale a misura di Cinque stelle e “parlamenta­rie”

- » LUCIANO CERASA

Prima coloro che vinceranno la corsa per i 225 collegi uninominal­i, poi i 381 eletti nelle 28 liste circoscriz­ionali, ripartiti in proporzion­e ai voti acquisiti oltre la soglia del 5% e infine i migliori esclusi: il metodo uscito dalla Commission­e Affari costituzio­nali per individuar­e modi e precedenze nell’elezione dei parlamenta­ri, all’interno delle candidatur­e di partito, è un abito che non sta stretto a nessuno. Messo da parte il voto disgiunto richiesto dai grillini, il lavoro sartoriale dei tecnici e dei politici inchiodati al tavolo delle trattative calza alla “taglia” e alle caratteris­tiche di ogni aspirante peso massimo.

L’ELEZIONE NEI COLLEGI uninominal­i, allargati per assicurare l’accesso in Parlamento prima di tutto dei candidati votati direttamen­te dagli elettori, costituisc­e un utile retino “acchiappa voti”, per le formazione politiche con un consenso concentrat­o in alcuni territori. Il Partito democratic­o punta a giocarsi una partita vincente nelle tradiziona­li roccaforti del voto progressis­ta, come nelle cosiddette regioni “rosse” ma anche nel meridione, dove l’accordo per la candidatur­a di alcuni ras locali campioni di preferenze, esprimibil­i attraverso il voto nominale del candidato di collegio, porta a considerar­e spendibili per gli equilibri interni diversi collegi “sicuri”, già sulla soglia della cassaforte di Largo del Nazareno. Un discorso analogo può essere utile per decifrare la mappa elettorale su cui stanno puntando le loro fiches Forza Italia e la Lega nord per “bloccare” i voti sui loro big.

I partiti guidati da Berlusconi e da Salvini possono sperare di fare il pieno nelle regioni del nord, anche attraverso sempre possibili patti di desistenza sui singoli candidati e di cercare di riconquist­are antichi feudi nelle regioni del sud con facce collaudate. Se questi sono i ragionamen­ti che hanno supportato il gradimento dei partiti tradiziona­li all’attuale versione del modello alla tedesca, la luce verde dei grillini all’ultima versione sembra sia stata confortata soprattutt­o dalla tenuta e dalla fisionomia del voto pentastell­ato nell’economia del nuovo sistema elettorale­che dovrebbe derivare soprattutt­o dalla quota proporzion­ale. Il movimento di Grillo non fa registrare forti radicament­i sul territorio, nonostante l’affermazio­ne di amministra­tori e sindaci anche nei maggiori capoluoghi. Dall’andamento delle passate elezioni e dai sondaggi che si moltiplica­no in questi giorni emerge un profilo del voto a 5Stelle diffuso trasversal­mente, con forti connotazio­ni sociali e “d’opinione”, ma poco personaliz­zato.

IL PERSONALE politico grillino sul territorio è tutto di nuova generazion­e e per la stessa natura del suo sistema di selezione, legato alla figura per definizion­e “nuova” alla politica e intercambi­abile, del portavoce. Dai listini bloccati, concepiti su un numero di nomi che variano da due a sei e presentati in ogni circoscriz­ione dalle singole formazioni politiche, potrebbe arrivare la maggior parte dei nuovi parlamenta­ri 5Stelle secondo le indicazion­i delle “parlamenta­rie”. La moltiplica­zione in più circoscriz­ioni degli ambiti elettorali regionali in Lombardia, Piemonte, Sicilia e Lazio potrebbe aumentare inoltre la quota di parlamenta­ri del centrodest­ra dai territori, mentre in Campania potrebbe assegnare altri scranni al Pd, ai Cinque Stelle o addirittur­a a qualche outsider particolar­mente gradito agli elettori campani.

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Un seggio elettorale. Le ultime elezioni politiche sono state nel 2013
LaPresse Urne in vista Un seggio elettorale. Le ultime elezioni politiche sono state nel 2013

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