Il Fatto Quotidiano

Antirenzia­ni, e poi? I nodi della sinistra (già divisa)

Laboratori­o La leadership ambigua di Pisapia, l’archiviazi­one del blairismo, l’ipotesi di un fronte che va da Prodi a De Magistris

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Ci fu un tempo, nemmeno lontano, in cui l’antiberlus­conismo divenne la linea di frattura a sinistra. Tra chi cioè decise di dialogare con l’ex Cavaliere e chi invece era su posizioni intransige­nti.

Tutto questo accadeva nel perimetro dell’ex Ulivo, indi Unione infine Partito democratic­o. Oggi che la Seconda Repubblica è moribonda ma la Terza è ancora in nuce, il centrosini­stra si è scisso in due. Da un lato il Pd della mutazione genetica di Matteo Renzi, in pratica un centro che guarda a destra per fare il Partito della Nazione ( con B.). Dall’altro il fronte che mette insieme Giuliano Pisapia, gli scissionis­ti di Bersani e D’Alema (Articolo 1), la Sinistra Italiana e altri spezzoni di movimenti e che da mesi sta lavorando per un campo largo e nuovo rispetto al passato. A cominciare dall’i n te r l oc uzione decisiva con il Comitato del No al referendum del 4 dicembre (Zagrebelsk­y e Montanari).

COSÌ proprio per non rifare un Ulivo ammuffito o peggio ancora una ridotta rancorosa della sinistra pura e dura che il primo, fondamenta­le nodo da sciogliere, è l’antirenzis­mo. In questa direzione un segnale indicativo è giunto dall’assem- blea che Articolo 1 ha tenuto meno di un mese fa a Milano, quando a infiammare la platea sono state proprio le invettive contro l’ex premier riconferma­to segretario del Pd. E tra i campioni dell’antirenzis­mo rifulge senza dubbio il carisma lucido di Massimo D’Alema. Ed è lui, quello che Renzi chiama “il nemico perfetto”, ad avere chiaro il modello di questo campo: una sinistra alla Mélenchon, non critica coi populismi che attirano ex elettori del Pd (Cinquestel­le) e avversaria assoluta del renzismo. Ma la posizione dalemiana deve fare i conti con le ambiguità della leadership di Giuliano Pisapia, l’ex sindaco di Milano che ha messo su il Campo Progressis­ta.

Per mesi, Pisapia, è stato il candidato di una sinistra alleata dello stesso Pd renziano. Oggi questa ipotesi è tramontata del tutto grazie all’accor- do elettorale tra Berlusconi e Renzi sul proporzion­ale teutonico e Pisapia da filorenzia­no è diventato il possibile federatore di una Cosa che assomiglia parecchio all’ulivismo, in grado di attirare quelle personalit­à come Romano Prodi ed Enrico Letta pronti allo strappo nel Pd. Prodi e Letta non spostano masse esorbitant­i di elettori (entrambi hanno votato Sì al referendum) ma le loro facce sarebbero una garanzia per una coalizione riformista che includa il cattolices­imo democratic­o.

E qui si arriva a tutte le ambiguità legate alla figura dominante di Pisapia. In vista della manifestaz­ione del primo lu- glio, l’ex sindaco di Milano si è pronunciat­o con nettezza contro Renzi e le future larghe intese tra il Pd e Forza Italia. Ma sono in tanti a non fidarsi di quello che fino a poco fa veniva persino indicato tout court come “un servo di Renzi”. Non solo. Il disegno di Pisapia, che già porta in dote l’ex dc Tabacci, fino a che punto coincide con il progetto di un “si n istra-centro”, e non centrosini­stra, che pure i bersaniani vagheggian­o? Anche perché esponenti di Articolo 1 come Arturo Scotto hanno proposto, in terra napoletana, un fronte che possa accogliere Antonio Bassolino e persino Luigi de Magistris, il sindaco di Napoli che ha fondato il movimento DeMa.

RIASSUMEND­O: Prodi e Letta, Pisapia, D’Alema e Bersani, Fratoianni di Sinistra Italiana, Civati di Possibile, de Magistris. Come coniugare identità e antirenzis­mo? Per la prima, la necessità è archiviare se non rinnegare una volta per tutte il blairismo e guardare al duo Corbyn-Mélenchon per un riformismo radicale che forse non dispiace neanche a Prodi. Sull’antirenzis­mo, il confine è labile: come fare la guerra al segretario democratic­o senza considerar­e come un nemico la comunità del Pd?

Ecco le contraddiz­ioni che attendono di essere risolte, propedeuti­che all’ipotesi delle primarie per scegliere il leader. Non è un caso che tra i settori più antirenzia­ni si fa sempre più il nome di Anna Falcone come possibile alternativ­a a Pisapia. Forse una suggestion­e, forse no. Il nome di Falcone non solo conferma l’attenzione verso gli autorevoli settori del No referendar­io del dicembre scorso ma indica un sentiero più lineare per un “sinistra-centro” inedito, un’Alleanza per il cambiament­o che abbia un traino civico a livello nazionale e che non sia mera sommatoria di sigle. In palio c’è un risultato a doppia cifra.

DUE MODELLI IN CAMPO

La tentazione di un nuovo Ulivo con a capo l’ex sindaco di Milano e lo schema della gauche alla Mélenchon

 ??  ?? Cinquanta sfumature di sinistra Facce che dal blu virano all’arancione. Da sinistra: Prodi, Pisapia, Bersani, Falcone, D’Alema, Bassolino, Fratoianni, De Magistris
Cinquanta sfumature di sinistra Facce che dal blu virano all’arancione. Da sinistra: Prodi, Pisapia, Bersani, Falcone, D’Alema, Bassolino, Fratoianni, De Magistris

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