Il dossier-fantasma che imbarazza Theresa
“Insabbiata” l’indagine sui finanziamenti agli ultra-islamici quando era ministro
Domenica mattina, nei suoi 8 minuti di discorso alla nazione dopo l’attentato di London Bridge – lo stesso tempo servito agli attentatori per uccidere 7persone e ferirne 48 –, Theresa May ha lanciato la battaglia del suo governo all’estremismo islamico.
“Anche se abbiamo fatto progressi significativi negli ultimi anni c’è, francamente, troppa tolleranza dell’estremismo nel nostro Paese. Dobbiamo quindi essere molto più determinati, nel settore pubblico e nella società, nell’identificarlo e sradicarlo. È venuto il momento di fare conversazioni difficili, probabilmente imbarazzanti”.
Il riferimento non è esplicito, ma sembra essere alle più chiuse fra le comunità di musulmani britannici: “Dobbiamo vivere le nostre vite non in una serie di comunità separate, ma come un Regno davvero Unito”.
Parole sacrosante, ma sospettabili di retorica se sarà confermato che il ministero degli Interni non ha intenzione di pubblicare i risultati di un’inchiesta sui finanziamenti all’estremismo islamico in Gran Bretagna: inchiesta che punta in direzione dell’Arabia saudita, come ricostruisce il Guardian.
Il rapporto era stato commissionato dal governo Cameron nel gennaio 2016: frutto di un accordo politico con i Lib-Dem, che lo avevano preteso in cambio del loro sostegno alla proroga dei bombardamenti britannici contro l’Isis in Siria nel dicembre del 2015.
Downing street aveva affidato a una unità speciale di analisi dell’estremismo, con base al ministero degli Interni (allora gestito proprio da Theresa May) il compito specifico di esaminare portata e origini dei finanziamenti a gruppi estremisti nel Regno Unito. La missione era di risalire anche alle fonti straniere di questi flussi di denaro.
INIZIATIVA RISCHIOSA per i rapporti con l’Arabia Saudita, il principale alleato del Regno Unito nel Golfo, ma anche considerato il maggior finanziatore di moschee radicali e gruppi di ispirazione wahabita in territorio britannico.
L’inchiesta doveva concludersi nella primavera del 2016 e il dossier doveva essere inviato proprio alla May. Non se ne è più saputo nulla. Nel frattempo, dopo l’inatteso risultato del referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, la May è diventata primo ministro e, nell’aprile scorso, si è recata in visita ufficiale proprio alla corte di re Salman.
In quella occasione ha difeso pubblicamente la vendita di armi britanniche ai sauditi, dichiarando che la cooperazione bilaterale con il regno del Golfo “contribuisce alla sicurezza della gente per le strade britanniche”.
A proposito di conversazioni imbarazzanti, il sito investigativo online The Intercept ha pubblicato, lo scorso 4 giugno, un’approfondita inchiesta sul registro degli interessi finanziari dei parlamentari, un documento pubblico. Dall’inizio della guerra nello Yemen, cui le armi britanniche sono destinate, alcuni parlamentari conservatori avrebbero ricevuto dal governo saudita un totale di 99.396 sterline in regali, viaggi e compensi per consulenze.
Ieri, il leader laburista Jeremy Corbyn e quello Lib-Dem Tim Farron hanno lanciato la loro sfida alla premier: il rapporto va completato e pubblicato.
“Non è accettabile che Theresa May insabbi un rapporto sul finanziamento estero ai gruppi estremisti. Dobbiamo essere risoluti nel tagliare i finanziamenti a questi network terroristici, compreso Isis, sia qui che in Medio Oriente’’, ha dichiarato Corbyn.
Un portavoce del ministero ha commentato che la decisione finale sul futuro dell’inchiesta “verrà presa dal prossimo governo dopo le elezioni”. Che sono giovedì.
C’è troppa ancora troppa tolleranza dell’estremismo: dobbiamo esser più determinati, nell’identificarlo e sradicarlo
THERESA MAY