Il dirigente della Polfer e quei favori ai Casalesi
La sera dell’ 11 settembre 2014 il dirigente della Polfer di Napoli Stefano Valletta va a cena con un indagato di associazione camorristica e concorso in un quadruplice omicidio, Giancarlo Iovine, procugino del boss pentito del clan dei Casalesi Antonio Iovine. Alla cena doveva partecipare anche Giacomo Capoluongo, fratello di un condannato per camorra. Iovine gli telefona per rimproverarlo di non essere venuto, poi gli passa Valletta. La conversazione è amicale. L’ intercettazione finisce in un’ inchiesta delp md ella D da di Napoli Catello Maresca e dell’aggiunto Giuseppe Borrelli, culminata ieri nell’arresto di Iovine (avrebbe fornito un immobile al clan per gli appostamenti preparatori alla strage di Casapesenna del 22 aprile 1989) e nella sospensione dal servizio di Valletta. Il vice questore aggiunto, cognato dell’ex prefetto di Napoli Gerarda Pantalone (estranea alla vicenda), è accusato di accesso abusivo al sistema informatico delle forze di polizia e rivelazione di segreto d’ufficio. L’incontro di quella sera con Giancarlo Iovine serviva a discutere un problema: l’uomo, imprenditore di un consorzio agrario di San Cipriano d’Aversa, era stato fermato dai carabinieri per un controllo, a bordo di una Panda intestata a una familiare. Iovine verrà controllato anche il 23 ottobre 2014. Stavolta lo ferma la Finanza. In entrambi i casi, Valletta poi accederà con la sua password al sistema informatico per raccogliere informazioni. Valletta e Iovine sono amici, Valletta usa l’auto di servizio per recarsi al consorzio agrario, in un anno ci sono 219 contatti telefonici tra i due. Il Gip Alfonso Sabella censura “la spregiudicatezza dell’indagato nel favorire Iovine e nel frequentarlo, pur nella sicura consapevolezza, da Dirigente di Polizia, dell’appartenenza di I ovine e Capoluongo a contesti di camorra”.