Fazio senza Rai deve imparare da Fiorello, il cane sciolto
Èl’estate dei grandi addii; dopo Francesco Totti alla Roma, adesso Fabio Fazio alla Rai, con l’ultima puntata di stagione di Che tempo che fa. Senza giri di Corso Sempione, senza paura, senza tetti e soprattutto senza lacrime – al contrario con autentico buonumore. Se Fazio se ne andrà davvero, ce l’ha messa tutta per farsi rimpiangere da Viale Mazzini, non solo dal cavallo di cui ha elogiato la lealtà. Serata all’insegna dell’ippica: il mattatore è stato Fiorello, un altro cavallo di razza che non si è lasciato sfuggire lo spunto della probabile Raiexit. Ne è nata mezz’ora di grande intrattenimento – 15,5 di share in una domenica televisiva desolata –, a base di allusioni ai contatti con Sky, La 7 e Mediaset (l’ipotesi più probabile, ma anche la più rischiosa). Fiorello invecchia bene, col tempo si fa sempre più irriverente e imprevedibile, in pratica il contrario di Benigni. Archiviato Che tempo che fu, Fabietto dovrebbe prendere esempio da lui. In questi 14 anni Fazio ha consolidato la sua identità sulla perdita d’identità delle reti pubbliche, metà cerimoniere e metà fantasista, metà bravo presentatore e metà uomo di potere; c’è sempre un po’ di Rai1 nella sua Rai3, un po’ di Rai3 quando sbarca su Rai1, oltre a un inviolabile nocciolo duro. Come questa vocazione al radical-pop sarà praticabile altrove è tutto da vedere, a meno di non reinventarsi come ha fatto Fiorello. Che come Fazio è un cavallo di razza ma anche un cane sciolto, più edicola che salotto.