Che bufala gli chef stressati!
Molta dedizione, ma anche tante soddisfazioni
Ultimamente alcuni giornali italiani hanno fatto riferimento a una ricerca dell’Università di Harvard secondo cui il mestiere di chef sarebbe tra i dieci lavori più stressanti al mondo, notizia corredata da una serie di dichiarazioni di addetti al settore più o meno sproloquianti che pretendevano di corroborare questa tesi citando tristi avvenimenti accaduti anche di recente. Ci troviamo qui di fronte a uno dei tanti esempi di giornalismo quantomeno disinvolto, per non dire altro. È evidente infatti che non ha alcun valore informativo divulgare un unico dato della ricerca – questa specie di classifica dei dieci lavori più stressanti – in modo del tutto decontestualizzato.
Come spesso accade si è gettato un sasso nello stagno tanto per agitare le acque, con la certezza che qualche pesce in vena di protagonismo avrebbe subito abboccato fornendo con grande generosità pareri e aneddoti più o meno qualunquisti e improvvisati. Chi poi ci rimette è il lettore, che magari dedica il suo tempo a leggere un articolo che potrebbe interessarlo e stimolarlo, per poi rimanere deluso e frustrato da una serie di banalità. Il risultato è che i giornali in Italia si leggono sempre di meno e il teatrino autoreferenziale delle banalità acquista sempre più spazio.
Venendo tuttavia al cuore della questione, ovvero se la professione di chef sia così stressante da indurre la depressione e portare talvolta al suicidio, mi sembra che la questione sia totalmente mal posta. Chi conosce il settore della ristorazione sa quanta dedizione richieda. È un lavoro totalizzante, che si svolge particolarmente quando gli altri si divertono o celebrano le feste più solenni. Il pranzo di Natale, il cenone di San Silvestro, ogni pasto che riunisce la famiglia in un momento di gioia e di relax vede invece la brigata di cucina in piedi ai fornelli, tesa perché i piatti escano in tempo e a regola d’arte. Così è a pranzo, e poi a cena si ricomincia; così è il sabato e la domenica e gli altri giorni di festa. È un lavoro duro certo, ma sa darti impagabili soddisfazioni quando i clienti vengono a farti i complimenti e ti dicono che hanno vissuto un momento di magia. Oppure quando vedi la brigata mangiare unita attorno alla grande tavolata, prima del servizio, o quando senti il brivido della creazione ogni volta che inventi un nuovo piatto, che scopri un nuovo ingrediente, che riesci a individuare quella combinazione di una squisitezza mai provata.
IL MESTIERE di chef richiede tanta dedizione ma sa dare anche grandissime soddisfazioni, così come molte altre professioni, questa è la realtà delle cose. La depressione, il male di vivere ha radici molto più profonde nella storia delle persone, storie e persone che meritano rispetto, e non devono diventare un’ improvvisata casistica per suffragare qualche sgangherata classifica di un’informazione vacua e superficiale.
La verità Come molti altri lavori, stare in piedi ai fornelli nei giorni di festa è totalizzante, ma dà grandi soddisfazioni