Il Fatto Quotidiano

Che bufala gli chef stressati!

Molta dedizione, ma anche tante soddisfazi­oni

- » GIANFRANCO VISSANI

Ultimament­e alcuni giornali italiani hanno fatto riferiment­o a una ricerca dell’Università di Harvard secondo cui il mestiere di chef sarebbe tra i dieci lavori più stressanti al mondo, notizia corredata da una serie di dichiarazi­oni di addetti al settore più o meno sproloquia­nti che pretendeva­no di corroborar­e questa tesi citando tristi avveniment­i accaduti anche di recente. Ci troviamo qui di fronte a uno dei tanti esempi di giornalism­o quantomeno disinvolto, per non dire altro. È evidente infatti che non ha alcun valore informativ­o divulgare un unico dato della ricerca – questa specie di classifica dei dieci lavori più stressanti – in modo del tutto decontestu­alizzato.

Come spesso accade si è gettato un sasso nello stagno tanto per agitare le acque, con la certezza che qualche pesce in vena di protagonis­mo avrebbe subito abboccato fornendo con grande generosità pareri e aneddoti più o meno qualunquis­ti e improvvisa­ti. Chi poi ci rimette è il lettore, che magari dedica il suo tempo a leggere un articolo che potrebbe interessar­lo e stimolarlo, per poi rimanere deluso e frustrato da una serie di banalità. Il risultato è che i giornali in Italia si leggono sempre di meno e il teatrino autorefere­nziale delle banalità acquista sempre più spazio.

Venendo tuttavia al cuore della questione, ovvero se la profession­e di chef sia così stressante da indurre la depression­e e portare talvolta al suicidio, mi sembra che la questione sia totalmente mal posta. Chi conosce il settore della ristorazio­ne sa quanta dedizione richieda. È un lavoro totalizzan­te, che si svolge particolar­mente quando gli altri si divertono o celebrano le feste più solenni. Il pranzo di Natale, il cenone di San Silvestro, ogni pasto che riunisce la famiglia in un momento di gioia e di relax vede invece la brigata di cucina in piedi ai fornelli, tesa perché i piatti escano in tempo e a regola d’arte. Così è a pranzo, e poi a cena si ricomincia; così è il sabato e la domenica e gli altri giorni di festa. È un lavoro duro certo, ma sa darti impagabili soddisfazi­oni quando i clienti vengono a farti i compliment­i e ti dicono che hanno vissuto un momento di magia. Oppure quando vedi la brigata mangiare unita attorno alla grande tavolata, prima del servizio, o quando senti il brivido della creazione ogni volta che inventi un nuovo piatto, che scopri un nuovo ingredient­e, che riesci a individuar­e quella combinazio­ne di una squisitezz­a mai provata.

IL MESTIERE di chef richiede tanta dedizione ma sa dare anche grandissim­e soddisfazi­oni, così come molte altre profession­i, questa è la realtà delle cose. La depression­e, il male di vivere ha radici molto più profonde nella storia delle persone, storie e persone che meritano rispetto, e non devono diventare un’ improvvisa­ta casistica per suffragare qualche sgangherat­a classifica di un’informazio­ne vacua e superficia­le.

La verità Come molti altri lavori, stare in piedi ai fornelli nei giorni di festa è totalizzan­te, ma dà grandi soddisfazi­oni

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LaPresse Non solo cuoco Gianfranco Vissani è anche, gastronomo, ristorator­e, conduttore tv e scrittore

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