Il Fatto Quotidiano

Adesso il patto a 4 vacilla: riecco i 100 franchi tiratori

Renzi aspetta la decisione del Movimento, ma è pronto ad andare alle elezioni con i sistemi usciti dalla Consulta

- » WANDA MARRA

Èsaltato tutto, la legge elettorale non si farà mai”. Matteo Renzi, a sera, facendo il punto della giornata con i suoi uomini in Parlamento, la mette così. Ma è già dall’andamento del primo voto della Camera sul sistema nato dal patto a 4 tra lui, Berlusconi, Grillo e Salvini, dalla contro-mossa del leader del Movimento (ha convocato una nuova votazione sul suo blog), che il segretario Pd pensa che l’accordo sia destinato a saltare. Anche perché senza i Cinque Stelle non si forza e non si va avanti.

Il numero che echeggia in Parlamento non è quello dei franchi tiratori di ieri, ma “101”. Quello dei “traditori” che fermarono la candidatur­a di Romano Prodi al Quirinale, spinsero Pier Luigi Bersani a dimettersi dalla segreteria del Pd e di fatto portarono alla rielezione al Colle di Napolitano. E proprio il monito di Re Giorgio che si è scagliato contro il patto a 4 sembra un ordine a cui obbedire e una specie di via libera a chi - in Parlamento - questo accordo non lo vuole. “La legislatur­a iniziata con i 101...”, twitta Civati quando, al voto sulle pregiudizi­ali di costituzio­nalità, a tradire il patto sembrano essere 100, come li conta Rosato, (poi, contati meglio, saranno 66). A sera, su uno dei voti segreti, a mancare sono anche di più. La legislatur­a iniziata così, e comunque vada, giunta quasi alla fine, mostra l’immagine di un Parlamento sfilacciat­o, che reagisce in maniera scomposta ad accordi e trame che si tessono fuori. “Erano giorni che Napolitano pensava a dire quelle cose”, racconta Andrea Orlando. E allora la minoranza che fa capo al Guardasigi­lli, al mondo dell’ex presidente particolar­mente vicino, che farà? “Noi le nostre perplessit­à le abbiamo espresse, ma seguiamo la democrazia interna”, assicura. Con quanta poca voglia è evidente.

POCHI MINUTI dopo, il voto sulle pregiudizi­ali fotografa la situazione. Il capogruppo dem parla di 100 franchi tiratori e convoca l’assemblea dei deputati. Nel frattempo, cominciano i sospetti incrociati. Chi ha tradito? Un po’ tutti raccontano di un voto trasversal­e: in casa Pd si punta il dito ufficialme­nte sul M5S, ma in privato tutti raccontano che tra quelli che mancano ci sono un po’ tutti, ma anche molti Democratic­i. L’area cattolica, la minoranza, i liberi battitori. Il partito del non voto, che mette insieme quelli che temono di non essere ricandidat­i e quelli che alle urne anticipate non ci vogliono andare. Il partito a cui sono iscritti tutti i padri nobili del Pd (Veltroni e Prodi) e tutti quelli che cercano un’alternativ­a a Renzi.

L’EX PREMIER, la strategia la fa filtrare. Messaggi, telefonate continue ai fedelissim­i. “Se questo accordo non si fa, andremo al voto con i sistemi usciti dalla Consulta”, chiarisce il presidente dem, Matteo Orfini. “Quando deciderà Mattarella”, dice lui. Ma Renzi sta elaborando il piano B, secondo una premessa: se salta un accordo con 450 deputati a favore è chiaro che la corsa al voto diventa quasi inevitabil­e. Perché si spappola tutto e perché nessuna maggioranz­a alternativ­a avrà il suo appoggio. Perché una legge di bilancio con un Parlamento del genere non si può fare. E Mattarella dovrà prenderne atto. Rosato davanti ai deputati dem chiarisce: “In questo momento quelli più in difficoltà a spiegare le ragioni dell’accordo sono i Cinque Stelle. Pongono due questioni: preferenze nel listino e voto disgiunto”. Ma il testo da approvare in aula “è solo quello uscito dalla commission­e”. Nessuno spazio. Renzi su Fb prova a smentire il legame “approvazio­ne della legge-voto”: “Se qualcuno si tirerà indietro, gli italiani avranno visto la serietà del Pd che ha risposto all'appello del capo dello Stato. E sulle elezioni: abbiamo detto che per noi si va al 2018”.

Si torna in aula. Rosato chiarisce che per il voto finale si aspetterà la decisione del Movimento (e la capigruppo calendariz­za poi il voto finale per martedì). “Abbiamo scelto di fare un patto con una civiltà diversa dalla nostra che continuiam­o a criticare per l’assenza di democrazia”, dice, con una certa ironia sprezzante il deputato Pd Andrea Romano.

I VOTI riprendono. E le riunioni pure. In un angolo Roberto Speranza e Nico Stumpo di Mdp parlano con Maurizio Lupi di Ap. Discutono di come far saltare la legge. Renzi riappare su Facebook: “I grillini cambiano idea sulla legge elettorale che loro stessi hanno voluto e votato. Sono passati due giorni e già hanno cambiato posizione? Due giorni!”. Nell’ultimo voto segreto della giornata i franchi tiratori crescono. Oggi ci sono quelli più temuti, sul voto disgiunto e sulle preferenze: con i numeri della Camera dovrebbero passare comunque, ma si capirà definitiva­mente lo stato di tenuta dell’accordo. Perché in Senato i numeri sono molto più risicati. Domenica sera, dopo il voto del blog, il momento della verità.

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Ansa L’accordone scricchiol­a La seduta di ieri alla Camera sulla legge elettorale
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