La bomba di Grillo sul finto Tedesco: “Parola agli iscritti”
Contropiede Nuovo voto sul web nel fine settimana: una mossa per placare i critici interni e innervosire i dem
Il comico che è molto politico va di contropiede. Contro i critici interni, che vorrebbero far saltare tutto. E contro il Pd, che non vuole modifiche al testo. Ma il suo post è anche un segnale a quella base che non capisce la partita sulla legge elettorale. E in definitiva è un modo per cadere in piedi, comunque vada.
SULFUREO , ieri pomeriggio il M5s, cioè Beppe Grillo, cala la mossa dal blog: “Il testo della legge elettorale che uscirà dal voto degli emendamenti sarà ratificato dai nostri iscritti con una consultazione online che si terrà prima del voto finale del provvedimento, nei giorni di sabato e domenica”. Insomma, prima della scelta finale si tornerà dagli iscritti, che il 28 maggio sulla piattaforma web Rousseau avevano detto sì alla legge elettorale, “un proporzionale tedesco con soglia di sbarramento al 5 per cento ed eventuali correttivi” come l’aveva definita il blog. Ma quello uscito dall’accordone con Pd, Fi e Lega non è il vero tedesco, perché manca il voto disgiunto. E mancano anche le preferenze, dogma dell’etica grillina, nemica dei “nominati”.
Lo sapeva lo sherpa del Movimento, Danilo Toninelli, che però poteva rivendicare alcuni risultati (la prelazioni per i vincenti negli uninominali, la riduzione delle pluricandidature). E lo ha capito anche Grillo, che pure venerdì aveva ordinato ai parlamentari di votare secondo il mandato degli iscritti. Però nel frattempo sono successe diverse cose. Con la base inquieta, sul blog e sui social. E altri parlamentari a sollevare riserve. Anche nelle riunioni, dove invocavano “le preferenze o il voto disgiunto, perché non ci stanno dando nulla”. Grillo ci ha ragionato. E martedì ha sentito diversi parlamentari, che gli hanno spiegato i loro dubbi. Nasce anche da lì la confessione di quel giorno a Taranto, in mezzo agli operai dell’Ilva: “Stiamo facendo una legge elettorale che non si capisce”. Parole di pancia. Ma non solo.
Perché la soluzione del nuovo voto per gli iscritti non nasce nelle ultime ore. Ai piani alti ci ragionavano da giorni, e per questo Toninelli spingeva per il rinvio del voto finale sulla legge a lunedì (slittato poi a martedì prossimo). L’ala “governista”, che al tavolo vuole restarci, la riteneva una buona soluzione per coprirsi su più lati, e per pressare i dem sulle correzioni, prima fra tutte il voto disgiunto. E allora il Grillo che prima ha picchiato da Taranto e dopo pochi minuti si è corretto su Facebook, celebrando “il lavoro certosino” dei suoi e la legge “costituzionale” forse preparava anche il terreno alla contromossa. PCome fece alla vigilia dell’accordo tra la giunta Raggi e la Roma sullo stadio, quando minacciò di costruirlo “da un’altra parte”. Successe un putiferio, poi arrivarono le strette di mano in Campidoglio. Di certo il post spariglia il gioco. Anche dentro il M5s, dove nel primo pomeriggio alla Camera i deputati fanno il punto. E tornano le voci contrarie. “La legge non va bene, noi non siamo così” sibila un ex capogruppo. Poi però arriva il post. E le proteste vengono sminate. Perché la decisione finale arriverà domenica sera, dal web. E ovviamente sull’esito peserà anche il tipo di quesito. Nell’attesa, l’ortodosso Andrea Coletti celebra “una scelta equilibrata”
IN AULA non si parla d’altro, e i 5Stelle se la ridono: “Abbiamo dettato l’agenda”. Mentre il capogruppo Roberto Fico, tra i più dubbiosi, è secco: “Se gli iscritti diranno di sì, noi voteremo il testo”. Ora la palla sta anche al Pd. “Gli conviene darci qualcosa, così metteranno in sicurezza il voto” sogghigna un big del M5s, mentre in Aula fioccano i franchi tiratori. Altri punti per il Movimento, che sogna di far passare le preferenze o il voto disgiunto con una maggioranza variabile. La realtà dice che il M5s si è astenuto su un emendamento di Mdp sul voto disgiunto, contro cui aveva già votato in commissione. “I 5Stelle sostituiscono la coerenza con l’accordo con Renzi e Berlusconi” morde Arturo Scotto. Ma Toninelli nega: “Siamo per il voto disgiunto, non per emendamenti fatti per affossare tutto”. Intanto Grillo dalla Sicilia ricorda: “Noi chi sbaglia lo cacciamo a calci”. Parole casuali. O forse no.