“Trump mi disse di mollare l’inchiesta sul Russiagate”
L’ex direttore Fbi in Senato: “Il presidente mi chiese di fermare le indagini su Flynn”
Donald
Trump chiese all’allora capo dell’Fbi James Comey di insabbiare l’inchiesta sul Russiagate, in particolare di lasciar cadere le indagini sul suo ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn: la dichiarazione esplosiva, che potrebbe aprire la via dell’impeachment per Trump, è contenuta nella dichiarazione scritta (7 pagine) che Comey leggerà domani nella sua audizione pubblica sotto giuramento davanti alla commissione intelligence del Senato.
Una deposizione temutissima, che Trump ha deciso di non bloccare rinunciando al “privilegio esecutivo”, ma che potrebbe segnare l’inizio della fine della sua presidenza se l’ex direttore del Bureau, come sembra, confermerà le pressioni da lui subìte nel Russiagate prima di essere silurato. Dalle prime anticipazioni, Comey riferirà che in una cena a due alla Casa Bianca, Trump gli disse “ho bisogno di lealtà, mi aspetto lealtà”. E gli chiese anche di “lasciare andare” le indagini su Flynn, definendolo “un bravo ragazzo”. Quanto alle indagini sulla Russia, il magnate gli avrebbe chiesto di “togliere la nube” che comprometteva la sua capacità di agire per il Paese.
COMEY RACCONTERÀ anche che era preoccupato che la cena fosse in parte finalizzata “a creare una sorta di relazione di sostegno”. E confermerà inoltre di aver scritto un memoir sulla conversazione con il presidente e che con lui ebbe ben 9 colloqui face to facein 4 mesi, di cui tre in persona e sei al telefono.
Una spada di Damocle proprio nel giorno in cui Michael Rogers, capo della National Security Agency, e Dan Coates, direttore della National intelligence, erano venuti in soccorso: pur rifiutandosi di parlare dei colloqui con Trump, entrambi hanno sostenuto davanti alla stessa commissione del Senato di non aver mai ricevuto ordini per fare alcunché di illegittimo, né di essersi mai sentiti sotto pressione.
Le anticipazioni della deposizione di Comey (definite “inquietanti” dal senatore repubblicano John McCain) rischiano di oscurare anche la scelta per sostituirlo alla guida dell’Fbi, un outsider che ha riscosso un consenso generale: l’ex procuratore Christopher A. Wray.
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