Il Fatto Quotidiano

Teheran, la guerra santa dell’Isis fa 13 morti nei luoghi di Khomeini

Attaccati Parlamento e mausoleo di Khomeini

- » LEONARDO COEN

Giusto un anno fa, il 20 giugno del 2016, in pieno Ramadan, l’intelligen­ce iraniana annunciò di avere sventato “quello che rischiava di essere il peggiore attentato mai organizzat­o nel paese”. Un’ondata di attentati suicidi in diverse zone di Teheran e in altre importanti città. Ad organizzar­li, i tafkiri, come i servizi iraniani chiamano i terroristi dello Stato islamico, di al-Qaeda e i wahabiti, riconducib­ili all’Arabia Saudita, la rivale sunnita dell’Ir an sciita.

Ieri mattina, il “progetto satanico” dei nemici dell’Iran si è concretizz­ato con due spettacola­ri attacchi ad altrettant­i luoghi simbolici della capitale iraniana: il Parlamento e il mausoleo di Khomeini. Due commandos di kamikaze e di uomini armati hanno attaccato Teheran verso le 11: il primo, composto da quattro terroristi ( 20- 25 anni) travestiti da donne, ha assaltato il Majlis al Shura islamico, ossia il Parlamento, sparando al l’impazzata con i kalashnikh­ov, prendendo ostaggi e minacciand­o la strage dei parlamenta­ri. L’attacco è stato stroncato da un blitz delle forze speciali, quattro ore dopo: i terroristi sono morti, due di loro si sono fatti saltare in aria all’interno del Majlis.

IL SECONDO GRUPPO, composto da due persone, ha attaccato il mausoleo dell’imam Khomeini, venticinqu­e chilometri più a sud ovest della capitale iraniana, sparando tra la folla dei pellegrini. Uno degli attentator­i - in abiti femminili - si è fatto esplodere nei giardini del mausoleo, mentre l’altro è stato ucciso dalla polizia mentre tentava di gettarsi sulla tomba della Prima Guida Suprema della Repubblica Islamica.

Il bilancio, nel momento in cui scriviamo, è di 13 morti e 46 feriti, molti dei quali in gravi condizioni. Sono rimasti uccisi anche 6 terroristi, uno dei quali si è suicidato con una pillola al cianuro per non finire nella mani delle forze di sicurezza, ed è un particolar­e anomalo, se inquadrato nelle modalità tradiziona­li degli attacchi Isis. Gli attentati, infatti, sono stati rivendicat­i quasi subito dal Califfato - questa tempestivi­tà è significat­iva: si tratta della prima volta per l’Iran, per di più in lingua farsi. L’Isis ha citato però “5 soldati”, mentre gli attentator­i uccisi sono 6 e un altro com- mando è stato neutralizz­ato prima di entrare in azione. Secondo i servizi iraniani, l’Isis avrebbe “affittato” dei combattent­i disposti a sacrificar­si pur di seminare sangue e terrore, probabilme­nte reclutati tra le milizie secessioni­ste (Jundullah, cioè i “soldati di Dio”, e i gruppo dissidente MKO sostenuti da Ryad e Tel Aviv), o gli jihadisti di Jaysh Al-Adl, che a fine aprile hanno colpito le guardie di frontiera col Pakistan.

DEL RESTO, si temevano azioni del genere, dopo che Donald Trump aveva sollevato il coperchio del vaso di Pandora, incoraggia­ndo platealmen­te l’Arabia Saudita ad armarsi e a pigliare adeguate contromisu­re nei confronti dell’Iran. Indubbiame­nte, il colpo d’accelerato­re è arrivato lunedì 5 giugno, quando Ryad, gli Emirati, l’Egitto, Bahrein, lo Yemen, le Maldive e successiva­mente la Mauritania hanno rotto i rapporti diplomatic­i con il Qatar accusandol­o d’essere l’occulto finanziato­re del terrorismo e fiancheggi­atore delle mire espansive dell’Iran.

Politicame­nte interessan­te è l’analisi dei messaggi di solidariet­à nei confronti dell’Iran. Diretti al “popolo” e al “governo” quelli dei paes i Ue. Scontato quello dell’alleato Putin che la disponibil­ità “a ulteriori sforzi” nella comune lotta contro il terrorismo. Washington, non immediatam­ente, condanna gli attentati, “non c’è posto per la depravazio­ne del terrorismo”. Ma il sentimento antiameric­ano è apparso evidente fin da subito, perché mentre era in corso l’attacco al Majris, i parlamenta­ri iraniani che erano in assemblea hanno intonato cori piuttosto truci nei confronti degli Stati Uniti (“A morte! A morte!”), e ancor più bellicosi sono state le prime reazioni dei pasdaran, “questo attacco terroristi­co arriva ad appena una settimana dall’incontro tra il presidente Usa e i leader retrogradi che sostengono i terroristi. Il fatto che l’Is abbia rivendicat­o la responsabi­lità dimostra che sono coinvolti nel brutale attacco”. Più diplomatic­o il premier Hassan Rouhani che ha lanciato un appello all’unità e alla cooperazio­ne regionale contro il terrorismo, ma non ha accusato né gli Usa né Ryad.

Il veleno in tasca Uno dei terroristi si è suicidato con una pillola al cianuro (evento inusuale)

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La polizia iraniana; nella foto in alto, il mausoleo dell’imam Khomeini
LaPresse Luoghi sacri La polizia iraniana; nella foto in alto, il mausoleo dell’imam Khomeini
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