Il Fatto Quotidiano

Consip, Marroni 6 ore dai pm Scafarto inguaiato dalla chat

Sentito l’Ad che tira in ballo Lotti e Saltalamac­chia per la fuga di notizie

- » VALERIA PACELLI

■ L’ufficiale del Noe aveva l’audio in cui Bocchino dice “Renzi l’ho incontrato” ma, nonostante l’indicazion­e dei suoi colleghi, nella trascrizio­ne attribuisc­e comunque la frase a Romeo

La “pistola fumante”, così la chiamano gli investigat­ori. La prova del dolo nel falso contestato al capitano del Noe Gianpaolo Scafarto per gli inquirenti di Roma è un messaggio del 3 gennaio scorso. Scafarto in una chat con i colleghi chiede di verificare l’intercetta­zione captata negli uffici dell’imprendito­re Alfredo Romeo il 6 dicembre 2016, quando si afferma: “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato...”. Dice, insomma, che poteva essere utile ad arrestare il padre dell’ex premier, Tiziano Renzi, ora indagato per traffico di influenze. È convinto che la frase sia di Romeo. Lo smentisce il vicebrigad­iere Remo Reale: “Capitano non è così”.

A questo punto Scafarto gli spiega di dover far riascoltar­e quella conversazi­one anche ad altri e il vicebrigad­iere gli risponde che lo hanno già fatto e tutti convergono che a parlare non sia Romeo ma Italo Bocchino, indagato anche lui per traffico di influenze. A quel punto, Reale invia a Scafarto il file audio. Nonostante ciò nell’informativ­a depositata il 9 gennaio 2017 la frase viene attribuita comunque a Romeo. Con un commento: “Questa frase assume straordina­rio valore e consente di inchiodare alle sue responsabi­lità Tiziano Renzi in quanto dimostra che effettivam­ente Romeo e Renzi si siano incontrati (circostanz­a, questa, che verrà riferita a verbale da Alfredo Mazzei sentito il 2 gennaio 2017), atteso che Romeo ha sempre cercato di conoscere Matteo Renzi senza però riuscirvi”. L’aver attribuito la frase a Romeo è costato a Scafarto un’accusa di falso. Che non è l’unica: i pm gli contestano lo stesso reato anche per la parte dell’informativ­a sulle presunte attenzioni dei Servizi segreti per chi indagava su Consip.

QUANDO DURANTE il secondo interrogat­orio di due giorni fa, i pm Paolo Ielo e Mario Palazzi leggono al capitano del Noe i messaggi del 3 gennaio 2017, la linea difensiva è sempre la stessa: un errore, una distrazion­e. Il capitano inoltre non ricorda neanche di aver ascoltato il file audio inviatogli da Reale. I pm non ci credono perché quei messaggi risalgono a soli sei giorni prima del deposito dell’informativ­a.

L’avvocato di Scafarto, Luigi Annunziata, legge questi messaggi come utili alla difesa. Ma ci sono anche altri messaggi estratti dal cellulare del capitano, sequestrat­o durante il primo interrogat­orio del 10 maggio. I pm hanno trovato i messaggi con il suo superiore, Alessandro Sessa, vicecomand­ante del Noe, indagato per depistaggi­o: nell’a ud iz io ne del mese scorso come testimone, Sessa avrebbe mentito ai pm riferendo di non aver informato il suo comandante, Sergio Pascali, delle intercetta­zioni sulla Consip prima del 6 novembre 2016, giorno in cui uscì un articolo su La Verità che parlava del coinvolgim­ento di Tiziano Renzi.

Secondo i pm, invece, Pa- scali sarebbe stato messo al corrente già nell’estate precedente. Anche in questo caso, la prova per i pm è un messaggio inviato da Scafarto il 9 agosto 2016, quando scriveva: “Sono due giorni che penso continuame­nte a queste intercetta­zioni e alla possibilit­à di portare avanti queste indagini con serenità. Credo sia stato un er- rore parlare di tutto col capo attuale e continuare a farlo. La situazione potrebbe precipitar­e con la fuga di notizie che potrebbe farvi passare un brutto quarto d’ora”. Ma chi è il “capo” di cui si parla? Secondo fonti vicini ai due indagati, non è detto che sia Pascali. Potrebbe essere, dicono, il generale Gaetano Maruccia, capo di Stato maggiore dell’Arma, ovviamente mai indagato né convocato. La risposta la fornirà Sessa, che tornerà dai pm non appena sarà terminata la perizia sui messaggi (inizierà il 13 giugno). Se confermass­e che il “capo” è Maruccia (che aveva diritto a sapere), pure lui potrebbe essere convocato. Ma va chiarito anche un altro aspetto: quando Scafarto scrive “credo sia stato un errore parlare di tutto col capo attuale”, a che cosa si riferisce? Alle intercetta­zioni? All’indagine in generale su Consip?

DOMANDE fondamenta­li per ricostruir­e la fuga di notizie che giunse all’ad di Consip Luigi Marroni, sentito ieri in Procura come testimone. Già a dicembre, davanti ai carabinier­i, aveva datato proprio all’estate 2016 la fuga di notizie: “Ho fatto effettuare la bonifica del mio ufficio – ha detto – in quanto ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni, dal gen. Emanuele Saltalamac­chia, dal Pre-

La conversazi­one Le parole ribaltate potevano servire ad arrestare il padre dell’ex premier Il telefono

Nel cellulare traccia della proposta di intercetta­re i vertici dell’Arma: sapevano?

sidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercetta­to; (...) Ferrara mi ha notiziato di essere intercetta­to lui stesso e che anche la mia utenza era sotto controllo per averlo appreso dal comandante generale dei carabinier­i Tullio Del Sette; questa notizia l’ho appresa dal Ferrara non ricordo con precisione ma la notizia la colloco tra luglio e settembre 2016 e comunque non ad agosto in quanto ero in ferie”.

QUANDO MARRONI rese queste dichiarazi­oni c’era anche Scafarto, che inviò un messaggio a Sessa, informando­lo in sostanza che il manager “ha coinvolto Del Sette”. Che la fuga di notizie però viaggiasse nei piani alti dell’Arma, forse Scafarto lo sospettava già prima dell’interrogat­orio di Marroni: a settembre 2016 in un messaggio dice a Sessa che forse è il caso di intercetta­re con le ambientali “Tullio e Gaetano”, ossia Del Sette e Maruccia. Le intercetta­zioni non sono state mai disposte, mentre Del Sette – con Lotti e Saltalamac­chia – è indagato per rivelazion­e del segreto istruttori­o. Oltre Marroni, ieri i carabinier­i hanno sentito per spontanee dichiarazi­oni un altro protagonis­ta dell’inchiesta Consip.

@PacelliVal­eria

 ?? Ansa/LaPresse ?? A Rignano Tiziano Renzi e Luca Lotti a una festa Pd; a destra, carabinier­i all’Altare della Patria; sotto, Giampaolo Scafarto
Ansa/LaPresse A Rignano Tiziano Renzi e Luca Lotti a una festa Pd; a destra, carabinier­i all’Altare della Patria; sotto, Giampaolo Scafarto
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