May, vittoria bucata: non c’è maggioranza Risorge il Labour
Governo difficile Il partito conservatore della premier otterrebbe 314 seggi, non sufficienti per un esecutivo stabile. Corbyn a 266 i Lib-dem a 14
Theresa May era avanti ieri sera nei primi exit poll delle elezioni politiche britanniche, ma con un numero di seggi probabilmente non sufficiente per formare un governo stabile. 314 i parlamentari conservatori, a 12 dalla maggioranza assoluta; Labour a 266; l’Ukip non ottiene seggi. Occhi puntati sui 110 marginal seats, quelli dove il distacco fra i principali partiti, nel 2015, era inferiore a 2000 voti.
La lunga giornata elettorale di ieri inizia alle 7, con l’apertura dei seggi in 650 circoscrizioni nel Regno Unito. I registrati al voto sono quasi 47 milioni, in Inghilterra, Scozia, Irlanda del Nord e Galles, chiamati a scegliere fra i candidati di 7 partiti. Si parla subito di lunghe file ai seggi nelle città universitarie. Su Twitter, l’hashtag #firstimevoter immortala 18enni sorridenti fuori dalle polling stations. Come quello di Percival Street, zona sud di Islington, al confine con la City di Londra. È il quartiere dove abitava Tony Blair e dove vive Jeremy Corbyn.
Al referendum su B re x it , qui il Remainha prevalso con il 70 per cento, una delle percentuali più alte del Regno Unito. Poco lontano, mercoledì sera il leader laburista aveva concluso la sua campagna con i versi politici di Percy Shelley, da La maschera dell’Anarchia: “Levatevi come leoni dopo il torpore in numero invincibile, fate cadere le vostre catene a terra come rugiada che nel sonno sia scesa su di voi. Voi siete molti, essi son pochi”.
Phil è un “teller”, una specie di rappresentante di lista con molto meno potere, e staziona fuori dal seggio, seduto su uno sgabello portato da casa. Sul petto sfoggia una coccarda rossa, simbolo laburista, e in mano ha un formulario giallo dove annota il numero di certificato elettorale di chi è disponibile a fornirlo. Così il Partito si accorge di chi non ha votato e lo incoraggia a farlo entro le 22.
Al l’interno, due ufficiali della polizia locale. Hanno il giubbotto antiproiettile ma sono disarmati. Fanno il giro dei seggi di zona. Il livello di allerta terrorismo, il giorno delle elezioni, è sempre severe, serio, codice per dire che un attentato è molto probabile: inevitabile rafforzare la sicurezza anche davanti alle cabine elettorali.
LA MINACCIA È REALE. In giornata vengono arrestati 6 uomini: tre sarebbero connessi con la strage di London Bridge, altri sospettati di preparare un nuovo attentato. Verso l’ora di pranzo si diffonde la notizia di un allarme bomba e Trafalgar square viene evacuata per un pacco sospetto. Non è terrorismo, ma per tutta la giornata la sensazione resta di un voto nervoso, sia per la paura di attentati che per l’i nc ert ez za dell’esito, malgrado gli ultimi sondaggi predicano una vittoria Tory, seppure non con una maggioranza travolgente.
Come è stato per Brexit, non sarà Londra a decidere. La Londra laburista, europeista, cosmopolita, centro dei media e della finanza, ha imparato a sue spese a guardare ad altre aree del Paese: le Midlands, il Nord, il ricco Sud-Est a prevalenza conservatrice. Come Maidenhead Berkshire, dal 1997 feudo della May, che vota presto, accompagnata dal marito Philip, e saluta appena.
Successo Labour Buon risultato della compagine del “Rosso” che potrebbe portare a una coalizione Nazionalisti ko Difficilmente riusciranno questa volta ad entrare in Parlamento