Il Fatto Quotidiano

La Corte dei Conti: “I Global Service sono un bidone”

I costi La Corte dei conti scopre che affidare a imprese private servizi di pulizia e gestione degli immobili produce risparmi solo sulla carta

- » STEFANO FELTRI E CARLO TECCE

Per aumentare la spesa pubblica non c’è niente di meglio che tentare di ridurla: lo dimostra il rapporto della Corte dei Conti sui contratti di facility management con cui lo Stato esternaliz­za ai privati i servizi di gestione dei suoi immobili. Quando i servizi vengono affidati a un’unica impresa o cordata di imprese si parla di “global service”. È il mercato di cui è grande protagonis­ta la Romeo Gestioni. E il più grande appalto d’Europa, per il quale Alfredo Romeo è finito in carcere con l’accusa di corruzione, si chiama proprio Facility management 4, vale 2,7 miliardi ed è gestito dalla Consip, la principale stazione appaltante della Pubblica amministra­zione su cui si sarebbero esercitate tante pressioni renziane.

L’IDEA È CHE se lo Stato chiede a un’azienda privata, mossa dalla ricerca del profitto e dunque dell’efficienza, di gestire i suoi immobili con i servizi connessi otterrà risultati migliori a prezzi più bassi. Non sempre va così. Prendiamo il caso del 28º reggimento “Pavia” dell’esercito: nel 2009 firma un contratto di global service con Asm Energia e Ambiente per cinque anni, poi prorogati di uno, per “fornitura dei servizi di gestione impianti termici e approvvigi­onamento combustibi­li per riscaldame­nto”. Il bilancio finale: ha risparmiat­o due unità di personale, rispetto all’alternativ­a di gestire quei servizi direttamen­te, ma ha speso 363.889 euro in più. Non va sempre male, ovviamente, ma il monitoragg­io della Corte dei conti sui contratti di manutenzio­ne immobiliar­e 2011- 2013, con proiezioni 2014 e fino al 2020 (in alcuni casi) ricostruis­ce uno scenario preoccupan­te. Soprattutt­o perché la gran parte delle amministra­zioni pubbliche non è in grado di valutare se il ricorso ai privati per la gestione “chiavi in mano” p ro d uc a qualche risultato.

Non c’è un monitoragg­io dei risparmi e non c’è un calcolo di quante persone si sono potute destinare ad altre mansioni invece che occuparsi dei servizi acquistati all’esterno. La Corte dei conti osserva che c’è un “progressiv­o venirmeno, nelle amministra­zioni stesse, di profession­alità tecniche idonee a esercitare controlli di merito sul rispetto delle clausole negoziali”. E così svanisce uno dei benefici del global service: lo Stato paga, ma invece di aumentare il proprio potere contrattua­le perché tratta con un’impresa sola anziché con una miriade di fornitori, non riesce a misurare se i servizi ricevuti sono coerenti con le somme versate. Si arriva al paradosso del ministero degli Esteri che “anche perché sprovvisto di idoneo personale tecnico” ha dovuto appaltare all’esterno anche il “monitoragg­io dei servizi di facility management”.

DALL’INIZIO DEGLI ANNI Duemila esiste il Mepa, il mercato elettronic­o della Pubblica amministra­zione: ciascun pezzo dello Stato può, via web, acquistare forniture e servizi dalle aziende registrate. Nel 2008 però nascono mega-appalti di Facility management: il primo e il secondo valgono 520 milioni, il terzo, per gli uffici, nel 2012 sale a 1,036 miliardi, dal 2014 è in corso l’assegnazio­ne del quarto da 2,7 miliardi divisi in 18 lotti, quello al centro dell’in chie sta Consip. La Corte dei conti osserva che quei lotti sono troppo pochi per “g arantire importi di gara”. Restano soltanto pochi grandi gruppi che possono aver la tentazione di fare accordi di cartello per spartirsi l’affare invece che sfidarsi a colpi di ribasso.

Queste condizioni di gara – ha stabilito una sentenza del Consiglio di Stato nel marzo del 2017 – sono “irragionev­olmente lesive dell’in t er e ss e della stessa amministra­zione a favorire la più ampia partecipaz­ione di operatori privati al fine di conseguire i maggiori risparmi economici che solo un confronto competitiv­o ampio può assicurare”.

Appalti sempre più grandi significan­o gare sempre più complesse e tentazioni crescenti di condiziona­rne l’esito. Il dirigente della Consip che sta andando a giudizio immediato con l’accusa di aver ricevuto oltre 100.000 euro dal gruppo Romeo, Marco Gasparri, era proprio il responsabi­le delle procedure di gara.

A parte aumentare il potere contrattua­le delle imprese, la scelta del global service non sembra portare grandi benefici allo Stato. O almeno non benefici misurabili, visto che nell’i ndagine della Corte dei conti “è emersa la difficoltà se non l’impossibil­ità di quantifica­re puntualmen­te tali risparmi”.

E infatti alcune amministra­zioni pubbliche cominciano ad abbandonar­e il sistema del Facility management e a rivolgersi al Mercato elettronic­o. È il caso, per esempio, del ministero del Tesoro e della Difesa che lì riescono a spuntare prezzi più convenient­i su servizi come quelli di pulizia. Ma i mega-appalti resistono.

Paradossi burocratic­i Il ministero degli Esteri deve esternaliz­zare pure i controlli sui servizi esternaliz­zati

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I servizi di pulizia dati in appalto e Alfredo Romeo, al centro dell’inchiesta Consip
Ansa Accordi a perdere I servizi di pulizia dati in appalto e Alfredo Romeo, al centro dell’inchiesta Consip
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