Matteo rotola giù dal Colle: “Niente decreto sul voto”
Addio settembre? Al Quirinale hanno già pronta la soluzione: “Per uniformare Consultellum e Legalicum ci vuole una legge”
Delitto a lucine rosse. E verdi. Quelle che si sono clamorosamente accese nella votazione segreta dello scandalo. La scena madre del giallo teutonico, nel senso della legge elettorale, e che ha sullo sfondo il lontano Trentino Alto Adige.
L’identikit del presunto assassino è tratteggiata da un Silvio Berlusconi fuori di sé in una telefonata allo stesso colpevole: “Matteo mi hai fregato un’altra volta”. Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?
L’EX CAVALIERE sconfessa pure la sua amazzone Michaela Biancofiore, autrice dell’em endamento-lapide dell’accordone a quattro.
Tutti accusano tutti. Alessia Morani e Alessia Rotta, le due “Alessie” renziane del Pd, mostrano con cura meticolosa foto e tabulati che inchioderebbero i grillini. Il delitto perfetto presuppone caos e caso ma lo sguardo smarrito della coppia Guerini & Rosato, a fine giornata, indica dubbi, incertezze, interrogativi. Grillo e Berlusconi parlano e scrivono quasi simultaneamente. “È stato Renzi”. Il presunto assassino rimane zitto. Si cercano indizi per scagionarlo. In ordine sparso: “Grillini a parte, non dimenticate che nel Pd alla Camera ci sono 40 orlandiani” (da Andrea Orlando, Guardasigilli e pupillo di Giorgio Napolita- no, ndr). “Non avete idea dell’antico odio trasversale contro gli eletti privilegiati del Trentino”.
In un “noir” del genere, tocca quindi all ’ uomo silente del Colle armarsi di lente e indagare. Sulla scena del delitto, colpiscono subito le impronte digitali lasciate da vari renziani: “La legislatura è morta, adesso si va al voto con le leggi che ci sono”. Entrambe modificate dalla Corte Costituzionale: il Consultellum (ex Porcellum) per il Senato, il Legalicum (ex Italicum).
DUE, i dettagli da correggere con un eventuale decreto legge del governo Gentiloni: le soglie di sbarramento ( al Senato: 8 per cento per chi va da solo, 3 per chi sta in una coalizione che raggiunge il 20; alla Camera: 3 per tutti) e la parità di genere. A Montecitorio rullano i tamburi di guerra ma il Quirinale non si scompone più di tanto. Ufficialmente, alle agen- zie, si consegna una sola parola: “Preoccupazione”. Del resto, sono mesi che si evoca un fatidico Incidente, con la maiuscola, attribuito al segretario riconfermato del Pd. E il “detective” del Colle avrebbe già pronta la risoluzione del giallo. Una soluzione che rischia di tramutarsi in un sentiero strettissimo, se non un vicolo cieco, per il guerrafondaio del Nazareno (inteso come sede del Pd).
Regola numero uno, per il Colle: se la prossima settimana, a partire da martedì 13, viene con- fermata la dipartita del tedesco, l’uniformità di Consultellum e Legalicum non può essere fatta per decreto legge nella parte decisiva delle soglie di sbarramento. Un decreto può correggere dettagli minori, ma la scelta del quorum è “politica” e spetta al Parlamento con un’apposita leggina. Non solo.
Regola numero due. In ogni caso questo sentiero porta alle elezioni nel 2018, alla scadenza naturale della legislatura. Se poi il governo dovesse cadere prima, qualora ci fosse un’accelerazio- ne sul voto anticipato a settembre, la questione delle soglie resta comunque: no a un decreto che introduca i quozienti. Senza dimenticare che un decreto del genere deve sempre passare per i due rami del Parlamento. E coi franchi tiratori di questi giorni sembra un’impresa ai limiti del possibile.
detto alla fine di aprile, quando rivolse un appello sulla legge elettorale, Mattarella non è contrario a rendere omogenei i due sistemi riformati dalla Consulta. Ma l’opera è più faticosa e lunga di quanto pensano coloro che in queste ore parlano di dispositivi auto-applicativi e via dicendo.
Di fatto, le annunciate mosse del Quirinale costringono Renzi a una sola strada per tornare a guardare l’orizzonte delle urne anticipate, fissate al 24 settembre: risedersi al tavolo con Grillo e Berlusconi e trattare sui due veri punti della discordia, voto disgiunto e preferenze.
Al contrario l’azzardo di far saltare Gentiloni comporta una serie notevole di rischi, con l’annesso pericolo di far risaltare ancora di più la disperata solitudine del segretario del Pd. Contro Grillo e Berlusconi. Contro Mattarella. Contro Gentiloni. Contro il partito della palude guidato da Giorgio Napolitano. I nemici cominciano a essere un po’troppi. Il delitto perfetto di ieri è stato subito smascherato e risolto.
Vaticinava il saggio centrista Pino Pisicchio al termine della giornata: “Questa fretta di Renzi è contro ogni logica della politica, un vero enigma incomprensibile”. Anche perché con i sistemi della Consulta avrebbe meno deputati “scelti” del Tedeschellum: a stento cento.
Pronto, Matteo? La legge elettorale l’avete affossata tu e i tuoi. E così mi hai fregato per la seconda volta SILVIO BERLUSCONI Il Parlamento provveda sollecitamente alla nuova normativa elettorale e all’elezione di un giudice della Corte costituzionale SERGIO MATTARELLA