Il Fatto Quotidiano

Addio, per il Movimento il patto non esiste più

Conseguenz­e Lo strappo premia gli ortodossi e punisce il governista Di Maio. Ma i pentastell­ati vogliono le urne

- » LUCA DE CAROLIS

Non se lo aspettavan­o. Si dicono “increduli”. Ma ora i Cinque Stelle giurano che il tavolo sulla legge elettorale è chiuso. E invocano le urne subito, “con le due leggi elettorali che ci sono, anche senza correttivi”. Mentre la pancia ortodossa, quella che l’accordo con Pd e Fi lo rigettava come lo sterco del diavolo, gorgoglia di piacere. A fronte di un Luigi Di Maio sorpreso e rabbuiato. Perché lui la legge la voleva, eccome. Di certo i 5Stelle vivono una giornata di altalene emotive. Ridono, tutti, di fronte al Pd che si suicida in aula, respingend­o come fantasie le accuse sulla loro volontà di far saltare tutto con l’emendament­o sul Trentino. Ma quando è chiaro che la leg- ge è finita fuori strada, il sorriso rimane solo sul volto degli ortodossi.

GLI STESSI che, tramite il capogruppo Fico, avevano ottenuto l’obbligo per il gruppo di filmarsi al momento del voto segreto sugli emendament­i caldi, come quelli del M5s su preferenze e voto disgiunto: perché temevano che i governisti sacrificas­sero all’accordo i correttivi promessi. Poi però l’emendament­o del trentino Riccardo Fraccaro, vicino a Di Maio, travolge tutto. Compresi i piani dei vertici del M5s, decisi a restare al tavolo. Anche per dimostrare al Colle e ai mercati che il Movimento sa stare ai tavoli. “Avevamo presentato solo otto emendament­i, era tutto lineare” riassume Roberta Lombardi, pure non entusiasta. E dire che verso le 9 il dem Ettore Rosato e Di Maio si erano fatti una chiacchier­ata dentro Montecitor­io. In cui Rosato avrebbe ventilato un’apertura sulle preferenze. Poi però la maggioranz­a si sgretola. E il candidato premier in pectore del M5s appare in Transatlan­tico con il volto tirato, perché il peso dell’accordo lo avevano retto soprattutt­o lui e i suoi fedelissim­i, come lo sherpa sulla legge elettorale Danilo Toninelli. “Abbiamo sempre detto che avremmo votato i nostri emendament­i – scandisce Di Maio – ma i franchi tiratori sono nel Pd. Renzi ci dica cosa vuole fare”.

E Alessandro Di Battista assicura: “Noi siamo per andare avanti, vi pare che facevamo una trappola su emendament­o così? Cercavano un pretesto”. Però in aula al sì all’emendament­o hanno esultato parecchi dei 5Stelle, compreso il capogruppo Roberto Fico. Davanti ai taccuini, Fico prova a smentire: “Nessuna esultanza, anzi sono andato a riprendere chi gioiva troppo”. Ma è meglio così? “No, è andata così, per me era una buona legge. Però non siamo la balia del Pd”. Le ore passano, e l’accordo evapora. Di Maio consulta i suoi, Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Poi strappa: “La legislatur­a è finita, andiamo a votare con le leggi che ci sono. Ci abbiamo provato, ma ora il presidente Mattarella ci ascolti”. Intanto dal blog si materializ­za proprio Grillo, in video. Ghigna: “Ma dai Pd, far saltare tutto per il Trentino. Potevate dircelo, vi davamo anche la Val d’Aosta”. Quindi rincara: “Sarebbe stata una legge perfetta, bella. E voi avreste goduto. Ma l’avevamo proposta noi”.

ORMAIè andata. E Alfonso Bonafede lo ribadisce: “Si voti subito, anche con il Legalicum per la Camera e il Consultell­um per il Senato”. E come si farà ad avere una maggioranz­a di governo? “Con il 40 per cento potremo governare”. E Toninelli a Otto e Mezzo aggiunge: “Prima di votare, aboliamo i vitalizi per i parlamenta­ri”. Una postilla, d’ordinanza.

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Ansa Comico Beppe Grillo

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