Il governo impone a Intesa e Unicredit di salvare le venete
La crisi I due gruppi cedono, ma vogliono far partecipare il settore Se non va, prenderanno Vicenza e Veneto Banca. Si muove il Colle
C’è una bomba da 11 miliardi di euro che spaventa il settore bancario italiano. È il conto che il ministro dell’E cono mia Pier Carlo Padoan ha prospettato l’altroieri all’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier nell’ipotesi che le due banche venete non venissero salvate. Di questa cifra, Unicredit e Intesa Sanpaolo, prime due banche italiane, dovrebbero tirare fuori circa quattro miliardi. Con questo spauracchio, il governo ha imposto ai due colossi di salvare Popolare di Vicenza e Veneto banca in ogni modo.
ALLE DUE popolari venete servono 6,4 miliardi per restare in piedi dopo la fusione, di cui 4,7 di capitali freschi. Soldi che vorrebbe mettere lo Stato, a cui a marzo è stato chiesto il salvataggio. La direzione concorrenza della Commissione europea, però, ha imposto ai negoziatori italiani che almeno 1,2 miliardi vengano da privati. Padoan non si è ribellato. Il fondo Atlante, che controlla le due banche, ha già immolato 3,5 miliardi e non ha più soldi. All’inizio della scorsa settimana lo stesso Matteo Renzi ne ha parlato con l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, trovandolo un po’ freddo.
Il 31 maggio, quando alla Banca d’Italia si sono ritrovati i banchieri italiani per le considerazioni finali del governatore Ignazio Visco, Messina ha messo a verbale: “Sono fiducioso nello Stato, non sull’intervento bancario”. A quel punto si è capito che si stava andando incontro a un muro (le venete hanno tempo fino a fine giugno, ma i vertici si dimetterebbero prima) e il tema ha dominato il ricevimento al Quirinale per il 2 giugno. Sergio Mattarella ha fatto sapere la sua preoccupazione al premier Paolo Gentiloni.
Due giorni fa l’accelerazione è stata imposta dalle notizie sul salvataggio lampo del Banco Popular in Spagna. Pressato dal premier, Padoan ha chiamato Mustier. Il senso del messaggio è questo: secondo i calcoli del Tesoro, in caso di default di Veneto Banca e Popolare di Vicenza (che detengono 24 miliardi in conti correnti e depositi) il sistema bancario italiano dovrebbe versare almeno 11 miliardi al Fondo di garanzia dei depositi (Fitd) per coprire le perdite alle quali andrebbero incontro i correntisti sotto i 100 mila euro, tutelati per legge. Le banche versano le loro quote al Fitd in proporzione ai loro depositi. Intesa e Unicredit hanno circa il 35% del mercato e rischiano così di dover sborsare fino a 4 miliardi. Visto il pochissimo tempo a disposizione, Padoan ha chiesto a Mustier e Messina di emulare il salvataggio del Popular a opera del Santander. Spendendo poco più dei 4 miliardi (che sarebbero a fondo perduto), le due banche si prendereb- bero un istituto a testa, versando al posto dello Stato 2,7 miliardi nella Popolare di Vicenza (Unicredit) e 2 miliardi in Veneto Banca (Intesa), beneficiando dei 938 milioni già versati da Atlante in acconto a dicembre. Come avvenuto per la sesta banca spagnola, in ossequio al bail in– la nuova regola europea che impone di accollare i costi dei salvataggi agli azionisti delle banche – verrebbero azzerate le azioni in mano ai soci (oltre 200 mila) e convertite in capitale le obbligazioni subordinate. Un terremoto. Ieri Visco ne ha avrebbe parlato con il presidente della Bce Mario Draghi a margine del consiglio dei governatori a Tallin (Estonia).
MUSTIER ha recepito il messaggio, mettendosi al lavoro con la vigilanza della Bce ma tentando la strada meno traumatica: raccogliere gli 1,2 miliardi chiesti da Bruxelles tra tutte le banche, attraverso un veicolo ad hoc partecipato anche da Poste italiane e dalla Cassa depositi e prestiti. L’obolo versato da Mustier e Messina si fermerebbe a 400 milioni. Finora la questua del Tesoro non è arrivata alle altre banche, che non sembra abbiano molta voglia di immolare altri soldi, dopo quelli persi con Atlante e per il salvataggio di Etruria e le altre. Senza la loro partecipazione, però, Intesa e Unicredit dovrebbero versare l’intera cifra (1,2 miliardi) per trovarsi azionisti di minoranza dell’istituto concorrente nato dalla fusione di Vicenza e Veneto Banca. A quel punto non resterebbe che la via spagnola.
L’aut-aut
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Miliardi sono i soldi necessari per salvare le venete Miliardi è il costo per il settore di un loro default, 4 a carico di Intesa e Unicredit Mila, i soci delle popolari che verrebbero azzerati, insieme agli obbligazionisti subordinati (i bond ammontano a1,3 miliardi)