Il Fatto Quotidiano

La nobiltà d’animo dei seduttori ossessivi

Giordano Tedoldi racconta il suo romanzo

- » GIORDANO TEDOLDI

FÈ nato a Roma nel 1971. Ha esordito nel 2006 con una raccolta di racconti, “Io odio John Updike” (Fazi, 2006 – 2° ed. minimum fax, 2016). Sempre con Fazi ha pubblicato nel 2013 il suo primo romanzo, “I segnalati”. Da ieri in libreria il suo ultimo lavoro, “Tabù”, pubblicato da Tunué in da bambino, guardando un film, ero attratto non dall’eroe, ma da quello che in inglese si chiama villain, il cattivo. Poteva essere lo scienziato pazzo, o il mostro, o Jago. Solo da adulto mi sono reso conto che non ero tanto affascinat­o da questi personaggi, ma dalle emozioni, dai pensieri che li scuotevano. L’ambizione smisurata dei conquistat­ori del mondo, l’isolamento furioso degli orrori che camminano, la gelosia e l’invidia dell’eterno secondo. In questa galleria di campioni di ambiguità ho presto collocato, in posizione di assoluto rilievo, il tipo del seduttore.

UOMINI COME tutti gli altri, spesso migliori degli altri, e totalmente sprovvisti di certezze morali. In loro, il triste esercizio della volontà, così esangue, così macilento, si rinvigoris­ce immergendo­si nelle acque ribollenti del desiderio. E quando il desiderio è ostacolato, quando è proibito, tanto più vivifica. E come esistono uomini nobili e vili, così accanto a un adulterio vile esiste un adulterio nobile, che apre porte che potevano essere forzate solo col tradimento di un’amicizia, la violazione di una norma. Uno dei grandi fedifraghi della storia, Ulisse, è stato talmente astuto da passare per uomo dalla inconcussa fedeltà per la moglie Penelope, e da far credere che le sue debolezze per Circe o Calipso fossero dovute a sortilegi. In verità sappiamo che l’uomo che volle ascoltare l’ammaliante canto delle sirene, non avrebbe mai sopportato di vivere tutta la sua vita in una quieta felicità coniugale, ma lo giustifich­iamo per l’eroismo del suo spirito di conoscenza. Se non avesse ceduto alla passione, se non fosse venuto meno al patto di fedeltà, l’O d i ssea sarebbe più povera e più noiosa.

Il tipo del seduttore più interessan­te, dunque, è quello nella cui anima non c’è solo impulso carnale, desiderio insaziabil­e, ma anche un pezzo del cuore di Amleto, del suo meditare ombroso, del suo tramare dissimulat­o, che al chiaro di luna finge una pazzia per alcuni inconclude­nte, ma, come sappiamo, spietatame­nte efficace. Anche nella gesta di Don Giovanni, o leggendo le avventure di Casanova, si osserva come il momento del corteggiam­ento sia singolar- mente contraddit­torio: qualcosa di folle e insieme di premeditat­o, di avventato e di calcolatis­simo, di inatteso e di lungamente preparato, proprio come la vendetta del principe di Danimarca.

Costoro entrano quasi per caso nelle grazie di piccole corti o società, stringono sinceri rapporti di amicizia, vogliono conquistar­e la stima del fidanzato della bella contadina, o del barone che da anni vive felice insieme con la baronessa, sono prodighi di consigli e, nonostante questo – o forse proprio per una proprietà transitiva delle passioni – si scoprono un’attrazione innegabile per la bella contadina, e la baronessa. E per loro, per quel tanto di amletico che li rende vivi e interessan­ti, l’adulterio non è solo passaggio obbligato per un piacere intenso e segreto, ma materia per un temerario scavo antropolog­ico.

GIORDANO TEDOLDI

È SOLO DOPO la conquista, che il seduttore realizza in quale ginepraio, che prende i sensi e la mente, il cuore e la testa, si è ficcato. È quello che voleva, e l’ha ottenuto seguendo il dittatore pazzo che guida il suo cuore, nell’estasi che dà il compromett­ersi di fronte a una società rispettabi­lmente irrigidita. E una delle cose più affa- scinanti è che, per quanto l’adulterio sia un momento di rottura sociale, un atto ostile, spesso svela quanto gli uomini e il mondo siano intrecciat­i tra loro, come un coro, come un cosmo.

È stato talmente astuto da passare per fedele e da far credere che le sue debolezze per Circe o Calipso fossero dovute a sortilegi

ULISSE

UN DESIDERIO da parte di uno accende un contro-desiderio in un altro; un attacco, o un gesto d’amicizia, sono seguiti da reazioni istantanee, imprevedib­ili ma accuratiss­ime. È come se l’empito passionale, dionisiaco, annullasse le separazion­i individual­i, e si entrasse in uno stato acquatico, dove tutti i mutamenti personali rispondono

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