Filippo, figlio d’arte in una sala giochi
Filippo Graziani ha un gran talento, di cui neanche è consapevole del tutto, e vive meglio di altri l’esser figlio d’arte. Arte vera, perché il padre è Ivan, da cui Filippo ha preso tanto. Tra le altre cose la voce, il gusto per la ritrattistica d’amore e “la cattiveria acustica, proprio l’impostazione tecnica della chitarra: in come papà usava il polso ritrovo molto del mio modo di suonare”. Nel 2014, con Le cose belle, gravitò a Sanremo e vinse la Targa Tenco come migliore esordio dell’anno. Esce venerdì prossimo (16 giugno) la sua opera seconda. Si intitola Sala giochi ed è targata Farn Music, label svizzera guidata da Cosimo Vindice, imprenditore e produttore di artisti in mezza Europa impegnato per la prima volta con un artista italiano. Due anni e mezzo di lavoro.
L’ARRANGIATORE è Simone Papi, navigato professionista a fianco di artisti più commerciali di Graziani (Amoroso, Tozzi, Raf, Pausini). La distanza tra i due provoca un “crash” stimolante, come accade quando due mondi relativamente distanti collidono senza farsi male. Anzi. La sala giochi in cui si muove Filippo pare provenire da un nowhereancorato agli anni Ottanta, quando l’autore (qui testi e musiche) era bambino, ma i sentimenti e le ferite sono più che mai contemporanei. Talento, padronanza tecnica ( voce, chitarre, basso, synth, cori, programmazioni drum machine), originalità e una voce che renderebbe musicale qualsiasi cosa. Alla batteria spunta il fratello Tommy, gran professionista. Tom Coyne ha masterizzato l’album presso gli Sterling Sound Studio di New York mentre il missaggio è di Gianluca Vaccaro, scomparso pochi giorni fa: a lui è dedicato il disco. Gli Anni Ottanta, qui, c’e nt ra no molto. Lo si capisce anche dalla presenza, nel booklet, di un ritratto inedito di Tanino Liberatore.
Frank Zappa lo chiamava “il Michelangelo del fumetto” e per Zappa firmò la copertina di The Man From Utopia. Anche la copertina di Agnese dolce Agnese di Ivan Graziani era di Liberatore. “Per me la musica è veramente come un tetris, quando compongo lo faccio un po’ come se fosse un videogam e”, racconta Filippo. Al