Il generale Juncker a un’ora pericolosamente tarda...
Non c’è un motivo preciso, ma spesso quando Jean Claude Juncker interviene su qualche tema ci torna in mente il Saragat di Fortebraccio: “ras Tirabusciò”, “senatore Frascati, sempre lambrusco di modi”. Oppure, sempre senza un motivo preciso, quella frase dell’ex procuratore di Milano Francesco Saverio Borrelli: “Il ministro Biondi, a un’ora pericolosamente tarda del pomeriggio, s’è concesso una battuta di troppo”. Ecco, ieri il presidente della Commissione Ue – a una qualunque pericolosa ora del gior- no – s’è concesso una lettera al Corriere della Sera di troppo. Quando ha scritto, Juncker doveva essere nella fase eroica, anche detta miles gloriosus, di quella famosa ora: “Il potere di persuasione europeo è senza dubbio un successo (… ) Ma il potere di persuasione non è abbastanza da solo”. Lo vediamo, qui, battere il pugno sul tavolo: serve l’esercito europeo, perbacco, l’esercitone! L’attacco sta per partire, si presume da Ginevra: “Un’Europa sicura, libera e pacifica non è qualcosa che possiamo dare per scontato”, “abbiamo contato sul potere militare di altri troppo e per troppo tempo. È il momento di farci carico della nostra sicurezza”. Questa la conclusione della lettera, arrivata - immaginiamo - tra il tintinnare delle sciabole (o sono bicchieri?): “Sentirsi al sicuro a casa propria è il più fondamentale e universale dei diritti. L’Ue dovrebbe essere in grado di offrirlo ai propri cittadini”. Forse Juncker fa il passo più lungo della gamba, come capita a volte in questi casi, ma siamo felici che la serata sia stata allegra.