Il piano vaccini al via, prima dose di caos
Natozoppo Il decreto prevede la profilassi obbligatoria, ma le Asl (come le scuole), falcidiate dai tagli, lamentano carenza di personale e di tecnologie
■ A Salerno non hanno mai digitalizzato i libretti sanitari. Che succede se una famiglia l’ha smarrito? I dirigenti scolastici chiedono direttive sull’autocertificazione. A Reggio Calabria le Asl temono l’assalto
C’è un lungo corridoio al centro vaccinazioni della Asl di Teramo. Vuoto. Un paio di anziani seduti, una famiglia con due bambini e una signora. “Sono venuta solo per chiedere un’informazione”, dice. Il viaggio nell'Italia dei mille vaccini obbligatori, delle liste d'attesa, delle multe, delle potestà genitoriali a rischio inizia qui, dove il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato il testo di legge sulle vaccinazioni. Approvato la settimana scorsa, lunedì sarà in Parlamento e prevede 12 vaccini obbligatori per l’iscrizione a scuola. Basteranno, però, anche la prenotazione all’Asl o un’autocertificazione (con scadenza a marzo 2018). “La mia impressione è che sia il silenzio che precede la tempesta – spiega il direttore generale della Asl, Roberto Fagnano –, credo che la gente abbia rimandato il problema, un po’ perché non c'è ancora stata tutta l'informazione necessaria, un po’ perché è tipico degli italiani prendere tempo”. Nei prossimi mesi “si scatenerà la guerra, ma ci stiamo attrezzando per le forniture”, spiega il dg. E le liste d'attesa? “Non ci fanno paura. Adottiamo il sistema ‘vieni e fai’. Qui medici e infermieri non guardano l'orologio”.
Basta però parlare con i presìdi delle varie Regioni d’I t al i a per capire che, nonostante le deroghe e il tempo in più, il nuovo piano vaccinale rischia di andare in tilt, tra carenza di personale e burocrazia.
REGGIO CALA
BRIA, ambulatori del dipartimento di Prevenzione dell’Asl, almeno una quarantina i bambini in attesa di essere vaccinati. Con i genitori aspettano il turno. Tra la fila in accett az i o ne , quella per il vaccino, l’attesa obbligatoria per assicurarsi che non ci siano effetti collaterali e il ritiro del certificato, se ne va tutta la mattinata. Dal 2015 il calendario regionale comprende tutte le vaccinazioni previste dalla nuova normativa, ma a causa del piano di rientro non sono stati adeguati organici e strutture. “Abbiamo solo cinque medici e cinque infermieri – spiega il dirigente Sandro Giuffrida – l’unico impiegato amministrativo è in aspettativa”. Giuffrida ha accolto con favore il nuovo piano nazionale ma sa che la struttura non è in grado di offrire un servizio ottimale. “Questo decreto impone ai genitori di esibire un certificato di v ac c in azione. L’imp atto sarà dev as t an t e . Solo a Reggio, il certificato sarà richiesto per circa 35 mila ba mbi ni fino a 16 anni. Il tutto senza inform at i z za zi o n e e con carenza di organico”.
A SALERNO, dal 2013 al 2016, il trend vaccinale si è mantenuto costante sul 97%. Eppure sono preoccupati per l’a ut o c e r t i f i c azione. La maggior parte dei libretti sanitari è cartacea, la digitalizzazione è stata avviata da po- co. “Il nostro sito web non è ancora attivo – ammette il direttore generale, Antonio Giordano – però ci stiamo lavorando”. Cosa succede se un genitore ha smarrito il libretto del figlio? Dovrà rivolgersi all’Asl. E gli scenari sono due. Il primo è la lunga coda agli sportelli dei dipartimenti di epidemiologia e prevenzione per reclamare certificati in tempi brevi. Il secondo è la ricerca dei documenti cartacei da parte dei dipendenti sanitari. Documenti archiviati in armadietti e scaffali, senza che nessuno abbia mai pensato di scannerizzarli. “Comunque – aggiunge il manager – c’è da recuperarne solo il 2,8 %”.
BARI. Michele Quarto è il direttore dell’unità operativa di Igiene del Policlinico della città. “Sarà una situazione straordinaria – spiega – i vaccini ci sono, e in abbondanza. Mancano le risorse umane. Spesso gli infermieri e il personale degli ambulatori è precario e insufficiente, chi è andato in pensione non è stato rimpiazzato”. A confermare il problema anche Domenico Lagravinese, direttore del dipartimento di prevenzione Asl della Provincia di Bari: “Nella nostra Regione nascono ogni anno circa 45 mila bambini. Da oggi dovranno essere vaccinati tutti. E non sarà semplice. Di solito si procede attraverso prenotazioni, ma talvolta si creano liste d’attesa. Con questa legge la carenza di personale potrebbe farsi sentire: gli standard definiti dalla conferenza Stato-Regioni sono fermi al 1999 e c’è un mancato turn over di circa il 15-20% del personale. Abbiamo igienisti bravi, ottimi assistenti sanitari e infermieri, ma non ce li assumono”. A Brindisi già sono in affanno: “Abbiamo un sovraccarico per le vaccinazioni contro la meningite – spiega Giu- seppe Pasqualone, direttore generale dell'Asl di Brindisi – per questo assumeremo 7-8 persone in più, ci sarà qualche trasferimento e stiamo attrezzando tre nuovi ambulatori”.
I COSTI. Ma quanto costerà il nuovo piano vaccinale? A Torino – spiega Roberto Testi, direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl – si prevedono 28 mila passaggi in più all’anno, cioè 28 mila punture. Tanto che la direzione generale dell'Asl To 1 ha già previsto l’aumento degli infermieri. “In Piemonte – fa sapere l’assessorato della sanità – sono almeno 22.850 i bambini e i ragazzi da vaccinare, per un totale di 264 mila sedute e un costo di oltre 7 milioni di euro”. Aumenta la spesa anche in Friuli-Venezia Giulia. Qui, oltre ai 350 mila euro che verranno spesi per il richiamo delle 7 mila persone coinvolte nello scandalo delle finte iniezioni per cui è indagata l’assistente sanitaria Emanuela Petrillo (20 mila dosi da risomministrare), con il decreto si investiranno risorse per il personale e i vaccini per 13 milioni di euro. È l’assessore regionale alla salute Maria Sandra Telesca a indicare come la spesa annuale sia passata da circa 7 a 10 milioni negli ultimi mesi, con previsione di arrivare a 13 milioni, che comprendono 350 mila euro per gli incentivi al personale per il lavoro in più che dovranno svolgere. E anche le scuole della regione si stanno preparando: “Al momento – dice il dirigente di un istituto comprensivo di Udine – siamo in attesa di una raccomandazione nazionale su come muoverci a formare il personale”.