“Ha mentito su Del Sette” Perché Ferrara è nei guai
Il numero uno della centrale acquisti e il ruolo del comandante dell’Arma
Due versioni differenti, quella fornita a Napoli e quella a Roma sul comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette, sono costate al dimissionario presidente della Consip Luigi Ferrara, l’accusa di false informazioni ai pm. Perché quando è stato sentito davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al sostituto Mario Palazzi, l’ex presidente della principale stazione appaltante ha rettificato quanto riferito ai magistrati partenopei, davanti ai quali aveva sostenuto in sostanza di esser stato solo messo in guardia da Del Sette su Romeo. Nulla di più: nessun riferimento a indagini o alle cimici poi fatte bonificare negli uffici dell’amministratore delegato di Consip Luigi Marroni.
E Ferrara lo aveva ripetuto nei mesi scorsi anche al Fatto : “Del Sette mi disse solo di stare attento a Romeo, nessun riferimento a intercettazioni o indagini in corso”. Versione questa che sarebbe stata smentita venerdì.
SE ABBIA MENTITO A NAPOLI oa Roma lo sta accertando la Procura di Roma che ha chiuso il verbale dopo un paio di ore decidendo di iscrivere Ferrara nel registro degli indagati e che adesso vuole fare chiarezza anche su questo cambio di rotta.
Prima di Ferrara aveva fatto il nome di Del Sette (poi indagato dai pm partenopei nel filone sulla fuga di notizie per rivelazione di segreto d’ufficio) l’amministratore delegato di Consip. Quando i carabinieri vanno a bussare alla porta della centrale acquisti del governo, il 20 dicembre scorso, Marroni dice di aver fatto la bonifica del proprio ufficio “in quanto ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni, da Emanuele Saltalamacchia, da Luigi Ferrara e da (...) Luca Lotti di essere intercettato. Ferrara mi ha notiziato di essere intercettato lui stesso e che anche la mia utenza era sotto controllo per averlo appreso direttamente dal comandante Del Sette”.
Poi però quando arrivano i pm napoletani Marroni conferma solo in parte quanto detto ai carabinieri, precisando che “Ferrara mi disse di aver appreso, in particolare da Tullio Del Sette, che c’erano indagini della Autorità Giudiziaria che riguardavano Alfredo Romeo (l’imprenditore napoletano ora in carcere per corruzione, ndr), dicendogli di stare attento”. Ferrara, che si è dimesso subito dopo aver saputo di essere indagato, potrebbe essere di nuovo convocato nei prossimi giorni davanti ai magistrati romani accompagnato da un avvocato.
Ci sono quindi ancora tanti aspetti da chiarire in questa indagine: sono in programma per questa settimana nuove audizioni. Per quanto riguarda il filone sulla fuga di notizie, al momento mancano all’appello quelle del generale della Legione Toscana Emanuele Saltalamacchia, accusato di rivelazione del segreto d’ufficio, e quelle di Filippo Vannoni, presidente di Publiacqua, municipalizzata di Firenze, non indagato. Si è invece già presentato dai pm, per spontanee dichiarazioni, il ministro dello sport Luca Lotti, anche lui accusato di rivelazione di segreto d’ufficio: davanti a Mario Palazzi ha spiegato che non sapeva nulla
dell’inchiesta Consip.
POTREBBE tornare dai magistrati anche Alessandro Sessa, il vice comandante del Noe indagato per depistaggio: è in corso la perizia sulle chat tra lui, alcuni colleghi e Gianpaolo Scafarto, il capitano dei carabinieri accusato invece di falso sia per la parte de ll ’ informativa depositata il 9 gennaio sui servizi segreti, ma anche per aver attribuito la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” falsamente ad Alfredo Romeo, nonostante nei brogliacci delle intercettazioni fosse riportata correttamente: a pronunciarla era stato l’ex parlamentare Italo Bocchino (indagato per traffico di influenze in uno dei filoni di questa indagine).
Il generale mi disse solo di stare attento a Romeo, nessun riferimento a intercettazioni o indagini in corso
FERRARA AL “FATTO” Gli interrogatori Si attendono le convocazioni del presidente di Publiacqua Vannoni e di Saltalamacchia