Taglio ai vitalizi, non c’è fretta: viene prima il jazz
La discussione sulla legge Richetti non è neanche iniziata, nel calendario della Camera arriva dopo il festival musicale
“Renzi accelera sui vita liz i”. “Renzi: sui vitalizi fate presto”. Renzi: “La legge sui vitalizi è di Richetti. Spero passi. Il Pd c’è”. Ancora Renzi: “Perché non segue Richetti? È lui che ha firmato la legge sul vitalizio. Vedremo se è credibile lui o i suoi amici Cinque Stelle”. Sempre Renzi: “Per me votare nel 2017 o nel 2018 è lo stesso. L’unica cosa è evitare che scattino i vitalizi perché sarebbe molto ingiusto verso i cittadini. Sarebbe assurdo”. Sono solo le prime citazioni dell’ex premier – tutte pronunciate nell’ultima settimana o negli ultimi mesi – che compaiono digitando le parole “Renzi” e “vitalizi” su un motore di ricerca.
ALLA FRENETICA attività comunicativa del segretario del Pd non corrisponde un’azione altrettanto incisiva (eufemismo) del suo partito in Parlamento. La legge Richetti è stata recuperata di recente grazie a un servizio delle Iene, che ha fatto infuriare il Nazareno, dopo essere stata dimenticata per quasi due anni in com- missione Affari costituzionali. L’improvvisa accelerazione è durata poco: dopo le frasi di circostanza è ricominciata la melina.
Il deputato renziano che porta la firma della proposta, proprio un mese fa, aveva annunciato che sarebbe approdata alla Camera tra “il 23 e il 24 maggio”. Poi i tem- pi hanno ripreso a dilatarsi: la discussione del testo, che prevede il ricalcolo secondo il metodo contributivo di tutte le pensioni degli ex parlamentari, viene posticipata di settimana in settimana. Pare che nemmeno questa sia quella buona: giovedì scorso, al momento di votare l’ordine del giorno, la legge Richetti è stata infilata in fondo al calendario, tra le proteste dei deputati del M5S.
La maggioranza ha dato la priorità a una lunga serie di altri provvedimenti: la legge sui parchi, le modifiche allo Statuto del Trentino Alto Adige, l’istituzione della commissione sulle banche. E poi, ancora: bisognerà discutere le “disposizioni in materia di delitti contro il patrimonio culturale”, le “modifiche delle norme a tutela dei corpi politici, amministrativi o giudiziari” e persino una leggina per “sostegno e valorizzazione” dell’Umbria Jazz festival.
In fondo alla lista c’è la legge sui vitalizi. Senza fretta. Anche perché prima serve pure una relazione tecnica del ministero dell’Economia da sottoporre alla commissione Bilancio, nonostante la legge preveda solo risparmi e nessun aggravio per le finanze pubbliche.
Meglio prendere tempo A Montecitorio c’è un’ampia maggioranza a favore, ma in Senato al Pd mancano i numeri
A PAROLE sulla sforbiciata alle pensioni degli ex onorevoli sono quasi tutti d’accordo (tranne ovviamente i diretti interessati: l’associazione ex parlamentari è già pronta ai ricorsi). Nei fatti però, mentre i Cinque Stelle marciano compatti, il Pd insegue affannosamente.
I dem sono già stati protagonisti di una mezza figuraccia in ufficio di presidenza, a marzo, quando i grillini avevano chiesto di votare una delibera che ricalcava in tutto e per tutto la legge Richetti e il Pd l’aveva affossata, facendo approvare un micro taglio (il contributo di solidarietà) che peraltro aspetta ancora di essere replicato al Senato.
Il vero problema della Richetti è proprio a Palazzo Madama. Alla Camera il problema non si pone, ma al Senato – come riconoscono gli stessi renziani – la maggioranza trasversale di chi non vuole tagliarsi la pensione rende l’approvazione poco più che un’utopia. La legge di cui Renzi parla da mesi rischia di non avere i numeri nemmeno dentro al Pd.