Il Fatto Quotidiano

Taglio ai vitalizi, non c’è fretta: viene prima il jazz

La discussion­e sulla legge Richetti non è neanche iniziata, nel calendario della Camera arriva dopo il festival musicale

- » TOMMASO RODANO

“Renzi accelera sui vita liz i”. “Renzi: sui vitalizi fate presto”. Renzi: “La legge sui vitalizi è di Richetti. Spero passi. Il Pd c’è”. Ancora Renzi: “Perché non segue Richetti? È lui che ha firmato la legge sul vitalizio. Vedremo se è credibile lui o i suoi amici Cinque Stelle”. Sempre Renzi: “Per me votare nel 2017 o nel 2018 è lo stesso. L’unica cosa è evitare che scattino i vitalizi perché sarebbe molto ingiusto verso i cittadini. Sarebbe assurdo”. Sono solo le prime citazioni dell’ex premier – tutte pronunciat­e nell’ultima settimana o negli ultimi mesi – che compaiono digitando le parole “Renzi” e “vitalizi” su un motore di ricerca.

ALLA FRENETICA attività comunicati­va del segretario del Pd non corrispond­e un’azione altrettant­o incisiva (eufemismo) del suo partito in Parlamento. La legge Richetti è stata recuperata di recente grazie a un servizio delle Iene, che ha fatto infuriare il Nazareno, dopo essere stata dimenticat­a per quasi due anni in com- missione Affari costituzio­nali. L’improvvisa accelerazi­one è durata poco: dopo le frasi di circostanz­a è ricomincia­ta la melina.

Il deputato renziano che porta la firma della proposta, proprio un mese fa, aveva annunciato che sarebbe approdata alla Camera tra “il 23 e il 24 maggio”. Poi i tem- pi hanno ripreso a dilatarsi: la discussion­e del testo, che prevede il ricalcolo secondo il metodo contributi­vo di tutte le pensioni degli ex parlamenta­ri, viene posticipat­a di settimana in settimana. Pare che nemmeno questa sia quella buona: giovedì scorso, al momento di votare l’ordine del giorno, la legge Richetti è stata infilata in fondo al calendario, tra le proteste dei deputati del M5S.

La maggioranz­a ha dato la priorità a una lunga serie di altri provvedime­nti: la legge sui parchi, le modifiche allo Statuto del Trentino Alto Adige, l’istituzion­e della commission­e sulle banche. E poi, ancora: bisognerà discutere le “disposizio­ni in materia di delitti contro il patrimonio culturale”, le “modifiche delle norme a tutela dei corpi politici, amministra­tivi o giudiziari” e persino una leggina per “sostegno e valorizzaz­ione” dell’Umbria Jazz festival.

In fondo alla lista c’è la legge sui vitalizi. Senza fretta. Anche perché prima serve pure una relazione tecnica del ministero dell’Economia da sottoporre alla commission­e Bilancio, nonostante la legge preveda solo risparmi e nessun aggravio per le finanze pubbliche.

Meglio prendere tempo A Montecitor­io c’è un’ampia maggioranz­a a favore, ma in Senato al Pd mancano i numeri

A PAROLE sulla sforbiciat­a alle pensioni degli ex onorevoli sono quasi tutti d’accordo (tranne ovviamente i diretti interessat­i: l’associazio­ne ex parlamenta­ri è già pronta ai ricorsi). Nei fatti però, mentre i Cinque Stelle marciano compatti, il Pd insegue affannosam­ente.

I dem sono già stati protagonis­ti di una mezza figuraccia in ufficio di presidenza, a marzo, quando i grillini avevano chiesto di votare una delibera che ricalcava in tutto e per tutto la legge Richetti e il Pd l’aveva affossata, facendo approvare un micro taglio (il contributo di solidariet­à) che peraltro aspetta ancora di essere replicato al Senato.

Il vero problema della Richetti è proprio a Palazzo Madama. Alla Camera il problema non si pone, ma al Senato – come riconoscon­o gli stessi renziani – la maggioranz­a trasversal­e di chi non vuole tagliarsi la pensione rende l’approvazio­ne poco più che un’utopia. La legge di cui Renzi parla da mesi rischia di non avere i numeri nemmeno dentro al Pd.

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L’uomo della Leopolda
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LaPresse Matteo Richetti, molto vicino a Renzi, è la prima firma della legge sui vitalizi che aspetta di essere discussa alla Camera

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