Il Fatto Quotidiano

Il Pd all’As Roma: “Siamo per lo stadio, ma votiamo no”

Nella Capitale La telefonata del consiglier­e Dem ai vertici del club gialloross­o per non urtare i tifosi su un progetto da loro caldeggiat­o

- » ANDREA MANAGÒ

“Il Partito democratic­o voterà no perché vuole lo stadio della Roma, sembra una contraddiz­ione, ma non lo è perché questa delibera purtroppo bloccherà la pr oc edu ra”. Poi, addirittur­a, un’indiscrezi­one che parla di una telefonata fatta da un consiglier­e dem ai vertici del club gialloross­o per ‘giustifica­re’ il no all’operazione nonostante fosse stata avviata dalla precedente maggioranz­a guidata proprio dal partito di Matteo Renzi.

NELLA DICHIARAZI­ONE di voto, pronunciat­a la settimana scorsa dal consiglier­e capitolino Pd Giulio Pelonzi durante la discussion­e sulla pubblica utilità del progetto dello stadio dell’As Roma, è riassunto tutto lo spaesament­o dei dem dopo il primo anno di Virginia Raggi in Campidogli­o. Un’opposizion­e, spesso sterile, che ha scontato un peccato originale: molti dossier affrontati dall’Assemblea Capitolina negli ultimi dodici mesi sono eredità dalle giunte di centrosini­stra, alla guida della città per diciassett­e degli ultimi venticinqu­e anni.

Così, tra equilibris­mi verbali e qualche discorso “s t ri l la t o ” in Aula, il gruppo Pd è finito spesso a recitare il ruolo di “migliore alleato” della giunta pentastell­ata. Dalla vicenda stadio fino alla discussion­e sul patrimonio comunale, la posizione dei dem è apparsa contraddit­toria, trovando maggiore verve solo di recente sulla controvers­a delibera a 5 Stelle che regolament­a il commercio su aree pubbliche.

Come racconta in un retroscena Il Messaggero, lo stesso Pelonzi, tra l’altro uno dei consiglier­i di opposizion­e più attivi nel presentare emendament­i correttivi al testo, avrebbe contattato la società di James Pallotta nei mesi scorsi per spiegare che lo stadio va fatto ma la l’opposizion­e politica prevale su tutto (“Ci dispiace, ma abbiamo fatto una battaglia sullo stadio in questi mesi e dobbiamo votare no”, la frase riportata dal Messaggero). Nel dicembre 2014, infatti, era stata una maggioranz­a guidata dal Pd ad assegnare la pubblica utilità alla prima versione del progetto, a cui invece il gruppo M5S allora si oppose: ora però le esigenze di partito richiedono scelte contrarie.

E pensare che sulla delibera dello stadio una maggiore dose di mediazione politica avrebbe potuto migliorare il progetto. Perché la nuova versione della delibera – frutto dell’accordo stretto a febbraio scorso dalla sindaca con la dirigenza dell’As Roma e il costruttor­e Luca Parnasi che ha ridotto del 50% le cubature del bu- siness park – rischia di avere problemi sul versante della mobilità. Con questo mastrerpla­n, dove la diminuzion­e delle cubature corrispond­e a quella delle opere pubbliche pagate dai privati (scese a 120 milioni di euro), una parte non secondaria della viabilità viene affidata a due infrastrut­ture, il ponte dei Congressi e il restyling del tracciato della ferrovia Roma-Lido, legate a finanziame­nti statali ancora lontani dalla fase di cantierizz­azione. Se insorgesse­ro delle complicazi­oni - della prima si parla da oltre dieci anni, la seconda è una delle ferrovie urbane peggiori d’Italia – il rischio è che venga costruito uno stadio moderno da raggiunger­e però incolonnat­i nel traffico come accade oggi con l’Olimpico.

I problemi del Pd in Comune non si limitano alle acrobazie verbali, perché oltre a fare opposizion­e contro progetti che precedente­mente aveva caldeggiat­o si trova anche a rivendicar­e la “defenestra­zione” del suo ultimo sindaco, Ignazio Marino. Fedele a questo paradigma, ieri il presidente del partito, Matteo Orfini, è arrivato addirittur­a a consigliar­e ai grillini di applicare lo stesso metodo con la Raggi: “Un partito serio dovrebbe fare quel che abbiamo fatto noi, che la Raggi sia il futuro ex sindaco lo hanno capito già tutti”. Ecco allora che, dato il contesto, la sindaca ha buon gioco nell’assegnarsi da sola un voto ben oltre la sufficienz­a per il suo primo anno di mandato: “Direi un sette e mezzo”.

A QUESTA fiera dell’assurdo contribuis­ce anche la campagna elettorale per l’elezione del segretario del Partito democratic­o romano. Dopo due anni e mezzo di commissari­amento della federazion­e cittadina, retto proprio da Orfini, il 25 giugno quattro militanti, generosi ma poco conosciuti, si contendera­nno la guida dell’opposizion­e alla giunta pentastell­ata. La sfida è tra il giovane renziano Andrea Casu e la consiglier­a capitolina Valeria Baglio, con la corrente vicina all’ex premier che per la prima volta prova a mettere le mani sul partito cittadino, dove non ha mai sfondato. E gli otto consiglier­i in Aula che fanno sentire la loro voce più nei comizi nei circoli a sostegno del loro candidato che non quando si tratta di fare opposizion­e. Perché il partito è tutto, con buona pace anche della coerenza.

Infrastrut­ture

La delibera ha problemi sulle opere per la mobilità, legati a fondi statali che non arrivano

 ?? Ansa ?? A Tor di Valle Il progetto dello stadio della Roma
Ansa A Tor di Valle Il progetto dello stadio della Roma

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