Vita e lavoro: non ci sono reali alternative?
Il tirare a campare che il governo sta mettendo in atto, con la discussione di leggi che riguardano questioni che nulla hanno a che vedere con quelli che sono i veri problemi degli italiani, rende l’idea del livello di terrore di chi ha il potere in mano in questo momento. Si tratta della paura del crollo di consensi che si è verificato nelle ultime consultazioni, nonostante quel Renzi, che doveva abbandonare la politica, si dichiari soddisfatto. Agli italiani importa poco con quale legge si andrà a voltare, quale “ellum” entrerà in vigore quando si troveranno in cabina. Agli italiani interessa essere rappresentati da qualcuno che sia degno di ricevere questo mandato. Paradossalmente anche quelli del partito del non voto vorrebbero essere rappresentati e poter modificare gli equilibri delle due camere. Magari collegando il numero degli eletti all’affluenza alle urne, riducendone il numero proporzionalmente. In altre parole: il seggio te lo devi conquistare. Agli italiani importa poco dello ius soli e ancora meno la cittadinanza italiana interessa agli stranieri. Per quello che comporta essere cittadini italiani, in molti saremmo disposti anche a metterla all’asta su “ebay”, e molto probabilmente resterebbe invenduta. Dopo aver viaggiato in Africa e in Asia ho conosciuto molti locali che dopo una permanenza più o meno prolungata in Italia, pur avendo maturato tutti i requisiti per diventare cittadini italiani, hanno deciso di tornare a casa loro. Non hanno gli anelli al naso e le sveglie al collo, per dirla alla Axel Foley e sanno cos’è conveniente e cosa no. Non sono disposti a diventare carne da macello per l’Agenzia delle Entrate e annessa burocrazia, talmente fuori controllo da negare anche i più fondamentali diritti umani.
I numeri hanno importanza, ma gli ideali valgono di più
Non sanno più cosa inventarsi. Comunque si mettano o si girino, mancano sempre i numeri. Ormai destra e sinistra, centro o altro, tutto è stato inghiottito dalla ricerca spasmodica di fare un totale e su quello costruire artificialmente un sistema elettorale col solo scopo di potersi tenere il potere. A Renzi ormai va bene tutto, Alfano come Bondi, Verdini come Lotti, Berlusconi come Pisapia. Si alleerebbe col diavolo in persona se A MIRAFIORI abbiamoripetuto un mantra senza averlo mai sentito: “Tina, there is no alternative” (non ci sono alternative). Una voce interiore si è fatta strada a partire dagli anni 80, grazie ai governi Reagan e Thatcher e che è arrivata fino alla nostra periferia e ci ha convinto. Quando ci hanno detto che non c’erano alternative alla cassa integrazione abbiamo pensato: “Sì, è vero”. Quando è stato sospeso l’autobus 63 abbiamo detto: ”Sì, è giusto”. Quando hanno costruito l’inceneritore abbiamo pensato: “Beh, è inevitabile”. Quando ci hanno detto che non c’era lavoro, abbiamo prestato fede alla retorica priva di discussioni che si è imposta “senza sentir ragioni”. Siamo andati dietro a un miraggio, e siamo stati spinti fuori. Poi, quando credevamo di essere fuori dal lavoro, abbiamo capito che eravamo fuori dalla vita. È UNA RIFLESSIONEche, in poche righe, spiega molto di ciò che sta succedendo nella vita di tutti. Primo, viene a mancare la fiducia. Le promesse cadono come birilli. Oppure, già al momento in cui sono formulate, suonano false e impossibili, e cominci a temere che si realizzeranno davvero. Secondo, viene a mancare la speranza, non nel senso generico di un futuro migliore, ma in quel- gli garantisse il seggio supremo. Del popolo gli interessa così poco che continua a fare errori su errori, come i voucher tolti e poi malamente rimessi offendendo tutti, o il sistema elettorale giurato in faccia e poi tradito in segreto. Ora lo ius soli, presentato nel momento sbagliato, per dividere ancora di più il Paese. Per non parlare dei 12 vaccini obbligatori, un caso unico al mondo, presentati in modo così errato con un’ assenza di informazione spaventosa.
Poi c’è la riforma penale che allunga ancora di più i tempi del procedimento e azzera un numero ancora più ampio di processi, rendendo la prescrizione ancora più iniqua. Ma chi è che consiglia a Renzi o a Berlusconi di fare queste mosse legislative in questo modo? Siamo alla 93esima imposizione della fiducia parlamentare. Si governa in modo caotico, bolso, confusionario, infelice. Si governa come se non ci fosse una democrazia, ma un solo despota. E poi la ricerca dei numeri.
Se Churchill si fosse basato sui numeri o se lo avessero fatto Gandhi, Martin Luther King, oppure se Grillo e Casaleggio si fossero basa- lo specifico della effettiva realizzazione di due o tre iniziative che si aspettano da tanto e non vengono. Esempio: dignitoso e sicuro trasporto cittadino. Terzo, viene a mancare la credibilità di chi ha le mani sui congegni organizzativi. Se non fanno cose ovvie e semplici, come la marijuana terapeutica e il diritto di morire, perché dovrebbero porre mano a meccanismi complessi come la lotta alla corruzione e la certezza del merito nei concorsi? Quarto, perché è impossibile avere un leader (al comando o all’opposizione) che non clicchi ogni giorno soltanto le sue idee, fantasie e giudizi, e non una sola frase dedicata ai cittadini che aspettano, e che hanno smesso di credere nella stravaganza e nella battuta estrosa come via di fuga? Quinto, tutti noi sappiamo con certezza (e verificheremo domani) che nessuno, in questo momento, fra i responsabili della vita pubblica e politica, sta pensando (almeno uno di loro alla volta) alla scuola dei bambini, al pronto soccorso dei malati, al lavoro dei ragazzi, a un minimo di cura benevola per i vecchi. Avrei voluto dire a chi mi ha scritto: “Via, non disperi”. Ma non so come fare.
00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquotidiano.it ti sui numeri, sicuramente non avrebbero nemmeno cominciato a fare quello che hanno fatto. I numeri hanno la loro importanza. Gli ideali di più. E quando gli ideali sono inghiottiti dai numeri, c’è poco di bene da sperare.
Al vincolo di mandato togliamo la parola “senza”
Dopo aver letto l’articolo di Vincenzo Iurillo sui cambi di casacca dei nostri parlamentari, credo che il Fatto dovrebbe prendere un’iniziativa: aprire una sottoscrizione con una supplica al presidente della Repubblica Mattarella, affinché si faccia interprete della cancellazione, dalla Costituzione, della parola “senza” relativa al vincolo di mandato dei parlamentari. Forse al tempo della Costituente si riteneva che la libertà del parlamentare dovesse essere garantita. Certo non si poteva immaginare il balletto di passaggi da un gruppo all’altro per biechi interessi di rielezione. Oggi assistiamo ad un tradimento dell’elettorato in proporzioni inimmaginabili. Dunque è necessario intervenire. Non posso fare a meno di denunciare i vari gestori telefonici, in primis Vodafone, perché riguardo i vari contratti e abbonamenti con i clienti fanno tutto ciò che vogliono. Ad esempio hanno recentemente cambiato l’abbonamento di un mese, con un abbonamento di 4 settimane, lucrando così un mese totale in più di abbonamento. Poi, ti propinano continuamente contratti nuovi e attivazioni che l’abbonato non ha mai richiesto né ordinato e, per annullare queste loro iniziative devi pure pagare soldi. So che spesso queste società vengono sanzionate dall’Autorità ma so anche che quasi tutte queste sanzioni non vengono proprio pagate. È ora di finirla, l’Autorità e il governo si facciano rispettare a dovere con queste aziende, anche le società telefoniche si devono mettere in regola e rispettare le leggi del nostro Paese, comprese quelle di carattere commerciale. Bisogna dare loro una severa regolamentazione e richiedere che funzionino bene, portando grande rispetto verso tutti i loro abbonati che invece vengono spesso trattati Per molti è difficile capire ciò che quotidianamente i talk show e i giornali scrivono con pervicace costanza. Tale confusa situazione non influisce sulla disaffezione dei cittadini dal voto alle urne ? È chiaro che il mondo è sull’orlo di un rivolgimento generale delle classi dirigenti, ovunque è in fibrillazione il cosiddetto establishment. Trump vince inaspettatamente contro uno status quo a maggioranza democratica: è il nuovo che prevale su un modello di governo usurato. Macron trionfa in Francia con un cartello di giovani studenti contro la ruggine della vecchia partitocrazia: questo evento è a suo modo una rivolta paradossale contro la classe dirigente. In Gran Bretagna c’è contraddizione tra il mito dell’aureo isolazionismo e lo sguardo all’Europa. Qui da noi con qualche incertezza il quadro politico istituzionale si sta sfilacciando e aumenta il frammentarismo, che annebbia maggiormente il quadro di riferimento, con presagi di perpetua incertezza. In Germania, la Merkel probabilmente riuscirà a vincere solo se rinnoverà, in modo massiccio, i candidati del partito e, se farà una politica nazionalista, soprattutto in rapporto con l’Unione europea. Sopra questa situazione aleggia ovunque la piaga dell’as t en s i on ismo generale, foriero di nuovi esiti. Saranno positivi o pessimi per la formula democratica vigente?
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano