Il Fatto Quotidiano

“Più referendum contro il flop ballottagg­i”

Il costituzio­nalista e il crollo dell’affluenza in Francia: “Tanti non si sentono rappresent­ati”

- » LUCA DE CAROLIS

“Il

Parlamento francese, per come è stato eletto, non rappresent­a davvero il Paese. E non potrà essere politicame­nte solido, mi creda”. Massimo Villone, professore emerito di Diritto costituzio­nale all’Università di Napoli, commenta così l’altissima astensione al secondo turno delle legislativ­e francesi, con un 56,6 per cento che peggiora il 50,2 del primo turno. E aggiunge: “In buona parte, è colpa della loro legge elettorale”.

Se la gente non va a votare forse è innanzitut­to perché non è soddisfatt­a dei partiti e della politica, professore. Di certo questo è un fattore che contribuis­ce, perché la politica non dà risposte. Ma è anche colpa della loro legge, che prevede il ballottagg­io.

È uno strumento per garantire la governabil­ità, non crede? No, il ballottagg­io è pericoloso. I cittadini vogliono votare per qualcuno da cui si sentano rappresent­ati, ma al secondo turno spesso non c’è nessuno in cui possano riconoscer­si. Per questo al ballottagg­io il numero dei votanti è crollato: non solo nelle elezioni francesi, ma anche nelle nostre Comunali. Anche se va detto che in Francia il secondo turno è più strutturat­o che da noi.

Il maggiorita­rio con ballottagg­io almeno fa chiarezza. In Francia si è capito chi ha vinto, nettamente. L’affermazio­ne di Macron non rappresent­a la volontà popolare, o almeno non in maniera compiuta. Ha votato meno di un francese su due, e questo rende l’istituzion­e del Parlamento troppo debole. Non è un caso che Mélenchon, il quale ha ottenuto pochi parlamenta­ri rispetto al consenso di cui gode, annunci già di portare i suoi temi po- litici sulle strade.

Macron ha stravinto ed è popolariss­imo, non è evidente?

Lui, con le sue politiche di destra, rappresent­a una minoranza del Paese. Ma il Parlamento deve essere la voce del Paese, non di Tizio o di Caio.

Macron le pare di destra? Ma certo. Sul lavoro dice le stesse cose di Matteo Renzi. Quindi...

Per lei non c’è proprio alternativ­a a una legge elettorale proporzion­ale?

È l’unica che garantisca la rappresent­anza. Anche se non pretendo un proporzion­ale puro. Capisco l’esigenza di inserire soglie di sbarrament­o e qualche altro correttivo.

Basterebbe per colmare la distanza tra politica e cittadini?

No, serve anche altro. E penso a forme di democrazia diretta.

Crede anche lei nel dogma del voto online, come il M5S?

Ma no, non voglio certo ordalìe o una sorta di giudizio di Dio... Però bisogna incentivar­e le forme di partecipaz­ione diretta, come i referendum locali: da noi hanno vita grama, e invece sarebbero preziosi, anche per compensare l’auto- referenzia­lità delle amministra­zioni. E poi in generale bisognereb­be rendere più semplice la procedura per i referendum, consentend­o di raccoglier­e le firme in via telematica.

Tutto questo aiuterebbe anche la sinistra? L’opera di ricostruzi­one fuori del Pd va a rilento...

Sarebbe ora di dire basta ai capetti in competizio­ne tra loro. Ma se non siamo capaci di stare assieme, forse è meglio rassegnars­i a non avere una sinistra unitaria.

Il “federatore” Giuliano Pisapia dovrebbe mettersi il cuore in pace?

Pisapia ha sostenuto il Sì al referendum e per uno come me, che si è battuto per il No, la sua è stata scelta qualifican­te, l’adesione a un progetto politico ben preciso. Non credo che possa essere l’uomo che unirà la sinistra.

 ?? LaPresse ?? Democrazia diretta Massimo Villone era nel comitato del “No” al referendum del 4 dicembre
LaPresse Democrazia diretta Massimo Villone era nel comitato del “No” al referendum del 4 dicembre

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