“Più referendum contro il flop ballottaggi”
Il costituzionalista e il crollo dell’affluenza in Francia: “Tanti non si sentono rappresentati”
“Il
Parlamento francese, per come è stato eletto, non rappresenta davvero il Paese. E non potrà essere politicamente solido, mi creda”. Massimo Villone, professore emerito di Diritto costituzionale all’Università di Napoli, commenta così l’altissima astensione al secondo turno delle legislative francesi, con un 56,6 per cento che peggiora il 50,2 del primo turno. E aggiunge: “In buona parte, è colpa della loro legge elettorale”.
Se la gente non va a votare forse è innanzitutto perché non è soddisfatta dei partiti e della politica, professore. Di certo questo è un fattore che contribuisce, perché la politica non dà risposte. Ma è anche colpa della loro legge, che prevede il ballottaggio.
È uno strumento per garantire la governabilità, non crede? No, il ballottaggio è pericoloso. I cittadini vogliono votare per qualcuno da cui si sentano rappresentati, ma al secondo turno spesso non c’è nessuno in cui possano riconoscersi. Per questo al ballottaggio il numero dei votanti è crollato: non solo nelle elezioni francesi, ma anche nelle nostre Comunali. Anche se va detto che in Francia il secondo turno è più strutturato che da noi.
Il maggioritario con ballottaggio almeno fa chiarezza. In Francia si è capito chi ha vinto, nettamente. L’affermazione di Macron non rappresenta la volontà popolare, o almeno non in maniera compiuta. Ha votato meno di un francese su due, e questo rende l’istituzione del Parlamento troppo debole. Non è un caso che Mélenchon, il quale ha ottenuto pochi parlamentari rispetto al consenso di cui gode, annunci già di portare i suoi temi po- litici sulle strade.
Macron ha stravinto ed è popolarissimo, non è evidente?
Lui, con le sue politiche di destra, rappresenta una minoranza del Paese. Ma il Parlamento deve essere la voce del Paese, non di Tizio o di Caio.
Macron le pare di destra? Ma certo. Sul lavoro dice le stesse cose di Matteo Renzi. Quindi...
Per lei non c’è proprio alternativa a una legge elettorale proporzionale?
È l’unica che garantisca la rappresentanza. Anche se non pretendo un proporzionale puro. Capisco l’esigenza di inserire soglie di sbarramento e qualche altro correttivo.
Basterebbe per colmare la distanza tra politica e cittadini?
No, serve anche altro. E penso a forme di democrazia diretta.
Crede anche lei nel dogma del voto online, come il M5S?
Ma no, non voglio certo ordalìe o una sorta di giudizio di Dio... Però bisogna incentivare le forme di partecipazione diretta, come i referendum locali: da noi hanno vita grama, e invece sarebbero preziosi, anche per compensare l’auto- referenzialità delle amministrazioni. E poi in generale bisognerebbe rendere più semplice la procedura per i referendum, consentendo di raccogliere le firme in via telematica.
Tutto questo aiuterebbe anche la sinistra? L’opera di ricostruzione fuori del Pd va a rilento...
Sarebbe ora di dire basta ai capetti in competizione tra loro. Ma se non siamo capaci di stare assieme, forse è meglio rassegnarsi a non avere una sinistra unitaria.
Il “federatore” Giuliano Pisapia dovrebbe mettersi il cuore in pace?
Pisapia ha sostenuto il Sì al referendum e per uno come me, che si è battuto per il No, la sua è stata scelta qualificante, l’adesione a un progetto politico ben preciso. Non credo che possa essere l’uomo che unirà la sinistra.