Il padre di famiglia che voleva punire tutti gli islamici
Londra Darren Osborne ha travolto i fedeli della Muslim Welfare House a Finsbury Park; nel 2003 l’Antiterrorismo l’aveva chiusa
Si chiama Darren Osborne, ha 47 anni, quattro figli a Cardiff, in Galles, sconosciuto alle forze dell’ordine. Potrebbe essere il primo terrorista britannico anti-islamico della storia del Regno Unito.
Lunedì, poco dopo la mezzanotte, ha guidato un furgone bianco preso a noleggio in Galles a 80 chilometri orari lungo la corsia dell’autobus di Seven Sisters Road, nel quartiere londinese di Islington. La strada era piena di fedeli musulmani appena usciti dalla Muslim Welfare House, una delle due moschee della zona, al termine dell’ultima preghiera del giorno. Ne ha investiti 10 (una vittima accertata, otto in ospedale, 2 medicati sul posto) prima di fermarsi in una strada laterale.
Un video girato sul posto poco dopo mostra Osborne a terra, circondato da una folla furiosa, che gli urla “assassino”. Nella concitazione si sente una voce gridare “Non toccatelo!”: è Mohammed Mahmoud, imam che contiene la folla e protegge l’attentatore dalla furia popolare.
I POLIZIOTTI arrivano quasi subito, sollevano Osborne e lo portano via. Altri testimoni dicono di averlo sentito gridare: “Odio tutti i musulmani”. Un giovane intervistato da SkyNews poco dopo l’attacco aveva parlato di due complici fuggiti dal furgone. La polizia lo ha escluso: Osborne avrebbe agito da solo; è in arresto per omicidio, tentato omicidio, istigazione al terrorismo e terrorismo. Ma eventuali affiliazioni a gruppi anti-islamici o di estrema destra non sono ancora note.
Theresa May è stata finalmente tempestiva: ha visitato la Moschea in mattinata, dopo una riunione del comitato di emergenza antiterrorismo, e ha subito promesso maggiore protezione per le comunità musulmane. Soprattutto, ha chiarito che questo attacco è “rivoltante esattamente come i precedenti a Londra e a Manchester e ci ricorda che il terrorismo, l’estremismo e l’odio posso prendere molte forme, e noi siamo decisi ad affrontarli chiunque ne sia responsabile”.
È un messaggio chiaro, cruciale in un momento in cui la minaccia del terrorismo islamico crea divisioni, diffidenze e una impennata (ma i dati ufficiali arrivano solo all’ottobre 2016) degli episodi di islamofobia.
Eppure, proprio Finsbury Park è un esempio perfetto di coabitazione riuscita. Fra il 1997 e il 2003, quando imam era l’egiziano Abu - Hamza al Masri, la moschea di Finsbury era considerata uno snodo centrale dell’estremismo islamico londinese, un catalizzatore di aspiranti jihadisti. Fra questi, il britannico Richard Reid, che nel 2001 aveva tentato di fare esplodere un ordigno su un volo Parigi-Miami dell’American Airlines. Nel 2003 l’antiterro- rismo britannico aveva chiuso la moschea nell’ambito di un’inchiesta più ampia, indebolendo il network che gravitava attorno ad Abu Hamza: ma per un anno l’imam estremista aveva sfidato le autorità continuando a predicare sul marciapiedi di fronte alla Moschea chiusa.
HAMZA È STATOpoi estradato e condannato all’ergastolo negli Stati Uniti.
“Finsbury Park e la sua moschea evocano ombre di estremismo - ricorda David Bird, vicario della Chiesa anglicana di St Mark - ma sono ombre del passato”. Negli ultimi 10 anni, il quartiere è diventato un modello di dialogo inter-religioso, sostenuto anche dalla presenza costante di Jeremy Corbyn, il leader laburista che abita a pochi metri e qui ha la sua circoscrizione elettorale dal 1983.
Bird è solo uno dei tanti rappresentanti delle varie confessioni religiose locali (ce ne sono 20) che ieri mattina sono accorsi a Seven Sisters per dare testimonianza di questo dialogo, stringersi la mano e farsi riprendere insieme.
“Sabato scorso, proprio alla Muslim Welfare House, eravamo in 120 fra leader religiosi, politici e di associazioni locali d el l’Islington Faith Forum a commemorare Jo Cox” (la deputata laburista uccisa dal neonazista britannico Tommy Mair) ricorda Pauline Nashashibi, pastore in un’altra chiesa anglicana del quartiere.
Come il rabbino ortodosso Mandy Korer, venuto dalla vicina sinagoga a portare solidarietà ai musulmani: “Qui viviamo insieme, festeggiamo insieme, piangiamo insieme”.
vittime Una persona è morta, otto sono ancora in ospedale