Il Fatto Quotidiano

Blue whale, c’è un’indagata “Così ha plagiato una 12enne”

L’INCHIESTA Sotto accusa per istigazion­e al suicidio una ventenne di Milano. Secondo i pm ha ordinato alla vittima di tagliarsi e di inviarle via Instagram le foto. Sotto esame altri dieci casi

- » DAVIDE MILOSA

Dopo mesi di paura, di psicosi anche, l’Italia da ieri si ritrova alle prese con il primo e conclamato caso di Blue Whale, “il gioco” criminale che porta al suicidio, nato in Russia nel 2015. La Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati una persona con l’accusa di istigazion­e al suicidio. Fino a qui l’asettica cronaca giudiziari­a. Sono, però, in realtà i particolar­i dell’inchiesta a inquietare.

LA PERSONA sotto indagine è infatti una ragazza di 20 anni di Milano. Sarebbe lei, nell’ipotesi ricostruit­a dalla Polizia postale, il cosiddetto “curatore”, ovvero colui che attraverso un uso massiccio dei social come WhatsApp, Instagram e Facebook aggancia la propria vittima e la convince, anche attraverso pesanti minacce contro i familiari, a infliggers­i dolore, una volta al giorno, per cinquanta giorni di fila, fino ad arrivare all’atto finale del suicidio. Gesti che devono essere fotografat­i e inviati come prova al curatore stesso. Un macabro rituale che ora diventa indagine penale. Di più: la vittima è una bambina di 12 anni che vive tra Roma e il nord Italia. Gli investigat­ori, coordinati dal pubblico ministero Cristian Barilli, hanno ricostruit­o una parte della messaggist­ica via Instagram arrivan- do poi a identifica­re la ventenne. Agli atti del fascicoli ci sono diverse foto della bambina, immagini che ritraggono alcuni tagli che la minore si è auto-inflitta su ordine del proprio “curatore”. La Polizia postale, però, non ci arriva da sola. Agli inizi di giugno, qualcuno inciampa in queste foto. Secondo fonti giudiziari­e si trat- terebbe di una persona vicina alla vittima, presumibil­mente un amico. LA PERSONA così corre subito dalla polizia per denunciare la presenza di queste immagini. La pg acquisisce il dato e convoca il padre della 12enne. L’interrogat­orio che naturalmen­te resta top secret, ruota attorno alle abitudini della figlia. Si vuole sapere se la bambina nelle settimane precedenti ha messo in atto alcune delle regole della Blue Whale. TRA QUESTE, ad esempio, incidersi sulla mano con il rasoio la scritta #F57. Si tratta di un gruppo nato su VKontakte, l’omologo russo di Facebook e che contiene gesti macabri ed estremi. Tra gli ordini anche camminare lungo i binari, o sui cornicioni di palazzi molto alti oppure guardare per tutto il giorno video psichedeli­ci e scene horror. L’interrogat­orio del padre ha avuto questa finalità. L’ identifica­zione della ventenne è arrivata già prima seguendo il percorso delle immagini su In stag ram. E comunque sia, chiuso il verbale del genitore, il giorno dopo la procura ha chiesto e ottenuto perquisizi­oni e sequestri. In casa dell’indagata sono stati portati via un notebook e un telefonino. La cautela, naturalmen­te, è massima. Ancora la procura deve capire se realmente gli ordini a infliggers­i quei tagli siano partiti dal profilo dell’indagata. Anche per questo già domani saranno eseguiti alcuni rilievi scientific­i irripetibi­li sui vari apparati elettronic­i. INSOMMA la preoccupaz­ione è alta. Un caso simile si è verificato solo pochi giorni fa a Mantova. Qui però non vi sono indagati. Ma forse qualcosa di più: una vita salvata. Vittima un ragazzo di Roma. La sua salvatrice è una coetanea di Mantova la quale si accorge che nei loro scambi di messaggi la parola Blue Whale è sempre più citata. Da qui la denuncia e la successiva identifica­zione della presunta vittima. “Il suo curatore - ha spiegato la ragazza alla polizia - lo ha minacciato di prendersel­a con la sua famiglia, gli ha detto che non gli restava altra scelta che suicidarsi”. Attualment­e sul tavolo della Procura di Milano ci sono una decina di casi. Tra questi anche due suicidi e un tentato suicidio, avvenuti in un istituto di Milano.

Qualcuno denuncia L’indagine è partita dopo che una persona ha segnalato alla polizia quelle immagini

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Il fascicolo è in mano alla Polizia postale di Milano che ha sequestrat­o notebook e telefoni
Ansa Chi indaga Il fascicolo è in mano alla Polizia postale di Milano che ha sequestrat­o notebook e telefoni

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