Arrestato richiedente asilo “Voleva colpire in Italia”
In uno Sprar nel Crotonese mostrava filmati di stragi, in tasca aveva foto di poliziotti. Il procuratore Gratteri: “Temevamo lasciasse la Calabria”
Aveva chiesto asilo politico all’I t al ia . Ma il suo obiettivo era quello di reclutare potenziali foreign fighter, “redimere gli infedeli” e “tagliargli la gola”.
“L’ISIS È BUONO, l’Isis per me è Dio, l’Isis is my life”. Hamiar Abss Hussien, 29 anni iracheno, ufficialmente stava scappando dalla guerra. In realtà era convinto che, per il jihad, non c’era bisogno di ritornare in Iraq o unirsi alle truppe del Califfato in Siria. Si poteva essere utili anche dalla Calabria, da un piccolo paesino in provincia di Crotone dove era ospite di un centro Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo) in attesa che venisse valutata la sua richiesta di asilo. Era la quinta dopo quelle presentate in Norvegia nel 2008, in Finlandia nel 2009, in Germania nel giugno 2010 e, cinque mesi dopo, anche in Danimarca.
“La sua radicalizzazione era diventata sempre più pericolosa”, dice il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri che, assieme all’aggiunto Giovanni Bombardieri e al pm Paolo Petrolo, ha chiesto e ottenuto dal gip Assunta Maiore l’arresto del giovane iracheno intercettato anche mentre, al grido di “Allah A- kb ar ”, festeggiava per la strage del 22 maggio a Manchester (22 morti più l’attentatore al concerto di Ariana Grande). “Non cambio mille bambini per una lettera del Corano – scriveva su facebook –. Se Dio non mi accetta... che cos'è il padre, che cos'è mia madre, che cosa sono i bambini... muoiono loro, muoio anch'io e nell'aldilà perdo tutto, adesso io sono su questa strada”.
Nell’ordinanza di arresto, il giudice ha inserito le intercettazioni raccolte dalla Digos. In tutto 25 pagine di fanatismo islamico: Hussien, secondo la polizia, stava progettando addirittura un attentato alla questura di Crotone. Al momento dell’arresto, infatti, aveva in tasca un taglierino e sul suo cellulare le foto dei funzionari e dell’edificio della questura.
La sua attività di proselitismo, però, si svolgeva prevalentemente nei locali dello Sprar, dove l’iracheno aveva “instaurato un'atmo- sfera di timore nei suoi confronti”. Minacciava gli altri ospiti costringendoli alla continua visione di filmati di attacchi terroristici. A un parente aveva raccontato di essere andato a Roma: “Con questa barba… ho portato con me una busta bianca, volevo impaurire, fare spaventare... arrivava la Polizia spalancavano gli occhi… coglioni... non ho indossato il Tnt che mi arrestano”.
OGNI VENERDÌ, Hussien si recava a pregare all’interno della moschea di Crotone. Era convinto di averne il controllo: “Parlo davanti ad altre persone. Se non fai così, qui non ti rispettano. Hanno paura di guardarmi”. Alla sorella, invece, ha spiegato in cosa consisteva la sua missione di redimere gli infedeli: “Sono così impuri che, anche se leggi il Corano, loro non hanno voglia di ascoltarti. Allah dice che queste sono persone macchiate, timbrate, alle quali dovrà essere tagliata la gola”.
L’inchiesta continua. La Digos, adesso, sta risalendo ai contatti dell’iracheno nel tentativo di ricostruire la sua rete di potenziali foreign fighter.“È un'indagine importante – osserva il procuratore Gratteri –. Temevamo, come è già successo, che il soggetto lasciasse la Calabria per compiere un attacco terroristico”.
Le intercettazioni Diceva: “Tagliamo la gola agli infedeli” Aveva festeggiato l’orrore di Manchester