Il Fatto Quotidiano

BELLISSIME purché non vadano in bagno a fare pipì

Baby miss In un libro il racconto delle sfilate: a Pitti Bimbo “vietato” bere e fare merenda. Le mamme sborsano 500 euro per un book. Il compenso? Una t-shirt e un paio di leggins

- » MARIA TERESA TOTARO

“Se hai una bambina che sfila vuoi che faccia Pitti. Non desideri altro. Pitti è la meta finale. Il posto dove vanno tutti, e dove tutti sognano di essere protagonis­ti”. A parlare è una delle tante mamme che Flavia Piccinni ha incontrato durante il suo viaggio nel mondo della moda bimbo, diventato poi un libro, Bellissime, in uscita il prossimo 22 giugno. Quello che viene fuori non è tutto palloncini e divertimen­to.

Come racconta la Piccinni, citando un episodio accaduto durante una sfilata di Pitti Bimbo, il salone internazio­nale della moda per bambini: i piccoli modelli erano sul set dalle 7 di mattina, e da due giorni al lavoro per provare le coreografi­e. Ai genitori era stato conces- so di vederli per pochi minuti, ma “i malumori sono esplosi quando dei bambini hanno raccontato di non aver ricevuto né la merenda né l’acqua”. “Molto spesso – spiega l’autrice – non viene concesso di bere per evitare di bagnare inavvertit­amente i vestiti o di rovinare il trucco, e soprattutt­o per limitare le richieste di andare in bagno”. Molte mamme si ribellano, altre no. “Quella di gennaio 2017 – racconta una di loro nel libro – è stata la nostra prima esperienza a Pitti, e sarà anche l’ultima. Le condizioni con cui trattano i bambini sono a mio avviso inadeguate. Ho dovuto insistere per dare a mio figlio una medicina: non mi volevano far accedere alla scena”. Ed è proprio per situazioni come questa che un’agenzia, Piccolissi­mo Me, ha deciso di boicottare i casting e la partecipaz­ione a Pitti se le condizioni non fossero cambiate.

QUANTO vengono pagati i piccoli modelli? Come spiega la Piccinni, “alle sfilate pagano sempre meno, anche perché molte mamme pur di vedere i loro figli in passerella, sono disposte a farli sfilare gratis. E si è diffusa l’abitudine di ricompensa­re i bambini con una bag del marchio che organizza l’evento con dentro un legginse una t-shirt. I servizi fotografic­i vanno dai 50 ai 300 euro, gli spot sono i più remunerati­vi, ma una percentual­e va sempre alle agenzie”.

Il mondo della moda bimbo, però, non è solo passerelle e set fotografic­i. Ci sono anche i concorsi di bellezza, diffusi soprattutt­o in Cam- pania. A Castel Volturno ( Na) Flavia Piccinni incontra Raffaella, una bambina di sei anni. “Lunghissim­i capelli biondi, l eg

gins leopardati, top glitterato e scarpe rosse in vernice con vistosi tacchi bianchi alti almeno quattro centimetri. Fa la prima elementare e la domenica sfila nei centri commercial­i”. Raffaella è una baby miss. “Quando l’ho conosciuta – racconta la scrittrice – mi ha impression­ata il fatto che a Castel Volturno le mamme portino le bambine a messa nella chiesa del centro migranti, con tacchi e abiti succinti, senza pensare che possano sembrare più grandi o che possano attirare le pericolose attenzioni degli adulti. Non c’è alcun rispetto per i tempi dei più piccoli”.

In questo viaggio tra piastre per capelli, piccoli tacchi, rossetti, set fotografic­i e passerelle sono le mamme a ricoprire un ruolo da protagonis­te. Perché è dalle mamme che parte tutto. “Non dovrei dirlo – racconta una delle intervista­te – ma mi fermavano per strada. Gente mai vista mi diceva ‘ma tuo figlio è troppo, troppo bello!’. Effettivam­ente era proprio bello, è ancora bello. Allora ho cercato informazio­ni su Internet, ho scoperto che esistono delle agenzie, e ho fatto un book fo to gra fico a Catania. (…) Ho pagato 500 euro, ma era necessario”. “Ho scoperto un mondo – racconta l’autrice – dove la bellezza si configurav­a come il primo, e il più importante, surrogato per la popolarità. Studiando i comportame­nti mi sono convinta che quasi sempre le mamme usano le figlie per raggiunger­e la loro felicità. Non dimentiche­rò mai una bambina di cinque anni con i capelli cotonati che mi disse nel backstage di una sfilata che quando torna a casa piange”.

FORTUNATAM­ENTE siamo lontani dagli Usa dove le baby miss vengono sottoposte a sbiancamen­to dentale, depilazion­e e abbronzatu­ra artificial­e, ma da noi “la tinta per capelli è abbastanza diffusa”. Nel libro si racconta, ad esempio, di una bambina di cinque anni cui sono stati schiariti i capelli “per ché troppo scuri”. E da allora, ha giurato la madre, hanno cominciato a prenderla”.

Una volta raggiunti i 130 centimetri di altezza, però, i bambini non vanno più bene. Ma non importa. L’ultima sfilata, racconta una bambina nel libro, è comunque un giorno bello: “Come mi ha spiegato la mamma, da grande potrò dire: io sono stata una modella”.

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Agf Anche in chiesa A Castel Volturno, molte bimbe vengono portate a messa la domenica con tacchi alti e abiti succinti Madri ossessiona­te Una scena di “Bellissima” (1951) con Anna Magnani e la piccola Tina Apicella. Sotto, la protagonis­ta di “Little Miss...
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