Il Fatto Quotidiano

Il ritorno di Twin Peaks Anche la tv ha il suo aldilà

- » NANNI DELBECCHI

Dunque David Lynch ha mantenuto la promessa, Twin Peaks - La serie evento è tornata dopo 25 anni; ed è tornata al momento giusto. La nuova stagione ( Sky Atlantic, venerdì, 21.15) ha avuto la sua anteprima mondiale nel corso del Festival di Cannes più deludente di sempre. Ma forse era una delusione annunciata: in questo quarto di secolo tutto è cambiato nei rapporti tra racconto cinematogr­afico e televisivo, Lynch per primo ha smesso di girare film, mentre i pochi autori superstiti di Hol- lywood si sono buttati sulla Tv, lungo il sentiero aperto proprio da Twin Peaks. Ormai una serie “firmata” non si nega a nessuno (come una t-shirt, o un romanzo). Che c’entra tutto questo con il grande ritorno? C’entra molto, perché è costruito come una serie e il suo doppio, lungo i binari paralleli che seguono il risveglio di Dougie-Dale Cooper, le indagini degli agenti dell’Fbi e l’escalation di orrore in cui sono coinvolti gli abitanti della cittadina. Dobbiamo temere più i fantasmi del passato, o quel- li del presente? Dopo 25 anni, T

win Peaks è diventata un luogo della mente; l’intreccio procede sull’orlo del baratro, scarne battute, lunghi silenzi, l’azione barcolla davanti ai lampi della visione, un percorso metafisico visitato da spettri illustri: Tarantino, Kubrick, Cronenberg, lo stesso Lynch... Come se tutto fosse non solo già detto, ma anche già citato; come se quello di Laura Palmer fosse il cadavere del cinema; come se la television­e fosse diventata il suo ambiguo aldilà.

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