Ius ma non soli
Vediamo se in Italia si può ancora discutere una legge senza finire condannati dal tribunale del pensiero unico e arrostiti sul rogo delle nuove streghe razziste, leghiste, lepeniste e trumpiste. Parliamo del cosiddetto ius soli-ius culturae, per usare il latinorumdegli autori e fautori della legge approvata due anni fa alla Camera e ora in discussione al Senato.
1) Il principio “è italiano anche chi nasce in Italia da genitori stranieri e qui risiede, studia e lavora” è sacrosanto. Tant’è che è già riconosciuto dalla legge italiana del 1992, ma solo per chi ha compiuto 18 anni (nel solo 2016 hanno ottenuto la cittadinanza 160 mila immigrati, di cui 65 mila neodiciottenni nati e residenti qui). Si tratta di equiparare maggiorenni e minorenni (anche se già oggi tutti i minori stranieri godono degli stessi diritti scolastici e sanitari degli italiani). E soprattutto di decidere come. Il problema è il come: in Europa ciascun Paese si regola come gli pare, applicando il principio nei modi più diversi.
2) Gli altri. Solo gli Usa, tra i grandi Stati occidentali, riconoscono il pieno ius solia chiunque nasca nel Paese. Lo faceva anche il Regno Unito, ma poi nel 1993 è tornato indietro: da allora la cittadinanza automatica viene concessa solo a chi ha un genitore cittadino britannico o con un permesso di soggiorno illimitato, o ai bambini che hanno vissuto lì ininterrottamente i loro primi 10 anni. In Francia e in Spagna bisogna avere almeno un genitore nato nel Paese (o, per la Francia, risiedere per 5 anni e aspettare i 18). In Germania la cittadinanza è automatica se il genitore abita lì regolarmente da almeno 8 anni e se il figlio conosce almeno il tedesco. L’Olanda fa come oggi l’Italia.
3) La nuova legge, se passerà in Senato così com’è, trasformerà l’Italia dal Paese europeo più severo in quello più generoso. Diventerà automaticamente italiano: sia il minorenne nato in Italia con uno dei genitori comunitario munito di permesso di soggiorno permanente o extracomunitario dotato di permesso di soggiorno di 5 anni ( ius soli); sia il minore di 12 anni nato all’estero che ha completato un ciclo di studi, cioè i 5 anni di scuola elementare ( ius culturae). Se la legge entrasse in vigore domani, diventerebbero italiani oltre 800 mila figli di immigrati, di cui solo un quinto nati all’estero muniti di licenza elementare. Aumenterebbero al ritmo di 60 mila all’anno. E tutti, subito o molto presto, andrebbero a votare. Quindi non raccontiamo frottole. Quindi poche balle: anche chi vuole questa legge, non solo chi la osteggia, nasconde interessi elettorali.