Il Fatto Quotidiano

Banche, parte l’inchiesta: tremano Boschi e Visco

Ok alla commission­e parlamenta­re: Ghizzoni (Unicredit) potrà parlare di Etruria

- » MARCO PALOMBI

Ci sono voluti quattro anni dalla proposta, tre e mezzo da quando fu incardinat­a in commission­e, ma è legge: il Parlamento, dopo l’approvazio­ne definitiva di ieri alla Camera, istituirà una commission­e d’inchiesta bicamerale sul sistema bancario che avrà gli stessi poteri dell’autorità giudiziari­a. Il tempo per lavorare sarà poco, come vedremo, ma la cosa avrà un effetto facile da prevedere: riporta sulla graticola la sottosegre­tario Maria Elena Boschi, sul cui futuro pende la “mina Etruria”.

Un secondo esito è meno evidente, ma assai rilevante: Banca d’Italia finirà sul banco degli imputati ( insieme a Consob) e a mettercela sarà il Pd di Matteo Renzi, che incolpa Palazzo Koch delle figuracce rimediate sulle banche. La commission­e, infatti, dovrà indagare anche su “l’efficacia delle attività di vigilanza”. Un campo d’inchiesta che ha parecchio irritato Palazzo Koch e, in particolar­e, il governator­e Ignazio Visco, che accarezza l’idea di un secondo mandato che Renzi vede come il fumo negli occhi.

I TEMPI RIMASTI garantisco­no che questa commission­e non potrà concludere i suoi lavori e neanche fare un serio lavoro di indagine su quanto accaduto alle banche durante la crisi economica. Difficilme­nte potrà chiarire, come pure previsto con apposito comma, cos’ha combinato alle banche italiane l’introduzio­ne del bail-in (le norme Ue che vietano aiuti di Stato se prima non hanno pagato azionisti, obbligazio­nisti e persino correntist­i).

Questa commission­e al massimo servirà a regalare al pubblico, al costo di poco meno di 200mila euro, qualche chicca che imbarazzi questo o quel partito. Tutti, in realtà, sono convinti di poter mettere in difficoltà gli avversari ed è il motivo per cui l’entusiasmo per la commission­e è unanime (persino il Pd, che volendo poteva farla partire anni fa). Fino a settembre, comunque, non succederà nulla: ora i presidenti di Camera e Senato dovranno indicare ognuno 20 membri della bicamerale in proporzion­e alla forza dei gruppi. Definiti i nomi, ci si dovrà riunire per eleggere il presidente, due vice e due segretari: solo a quel punto si stabilirà il programma dei lavori e la lista delle persone da audire.

Anche con tutti questi ostacoli è improbabil­e che in autunno non si arrivi al redde rationemsu­l caso Boschi. Le cose stanno così. L’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, ha scritto nel suo Poteri forti (o quasi) che l’ex ministro delle Riforme chiese all’allora amministra­tore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, di salvare Popolare Etruria, istituto di cui il padre era vicepresid­ente, poi commissari­ato e finito in bail in nel novembre 2015; Ghizzoni ordinò una due diligences­ui conti decidendo alla fine di non farne nulla. Boschi ha smentito di aver chiesto aiuto a Ghizzoni e ribadito quel che aveva detto in Parlamento: mai avuto a che fare con la banca di papà.

Da parte sua, Ghizzoni non ha voluto smentire De Bortoli, né però confermare quanto scritto dal giornalist­a. Il suo no comment però spaventò il governo: “Adesso non parlo, per- ché non si può mettere in mano a un privato cittadino la tenuta di un governo. Se mi convochera­nno parlerò alla commission­e d’inchiesta: in Parlamento, non sui giornali”. L’ex manager di Unicredit sa che la riservatez­za è virtù massima per un banchiere: davanti a una commission­e d’inchiesta, però, sarebbe obbligato a rispondere e dovrebbe chiarire quel che accadde con l’allora ministro. Magari sarà sentito anche Vincenzo Consoli, ex dg di Veneto Banca, che - come rivelato dal Fatto - incontrò Boschi a casa del padre a Laterina nel marzo del 2014 proprio per discutere di Etruria.

L’ALTRA VITTIMA designata, come detto, è Ignazio Visco. Renzi incolpa (non senza ragioni) Banca d’Italia per i disastri combinati (anche) dal suo governo sulle banche. I rapporti tra Palazzo Koch e la Popolare Vicenza di Gianni Zonin saranno al centro degli interessi del Pd: serviranno a sbarrare la strada verso il secondo mandato a Visco, che pure ha l’appoggio di Sergio Mattarella. Per garantirsi che non ci sia troppo fair play istituzion­ale, il segretario del Pd ha già designato alla presidenza Matteo Orfini, non proprio un esperto di credito. Le regole per chi vuole far parte della commission­e, inviate ieri ai parlamenta­ri dai capigruppo, garantiran­no l’assenza di pesi massimi: sono scritte per peones o chi abbia solo incarichi di partito. Cioè Orfini.

Il Pd contro Bankitalia Renzi vuole spostare l’attenzione sugli errori del governator­e

(in cerca del rinnovo)

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Ansa/LaPresse Nemici Maria Elena Boschi e il governator­e Ignazio Visco
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