Il Fatto Quotidiano

Nel Nord Est il fantasma di Etruria fa tremare 200 mila risparmiat­ori

Le subordinat­e nel portafogli­o di 20 mila persone: “Disperati al pensiero di perdere tutto”

- » ROBERTO ROTUNNO

La bomba non è ancora esplosa ma in tanti avvertono un ticchettio sempre più insistente. Tra centinaia di migliaia di risparmiat­ori di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza regna un’incertezza che in alcuni casi si è trasformat­a in rassegnazi­one. Lo scenario che si delinea preannunci­a, per i due istituti, una sorte simile a quella di Etruria e le altre: l'azzerament­o delle azioni, già ridotte al valore di pochi spiccioli, e anche delle obbligazio­ni subordinat­e.

IL TOTALE dei soli bond a rischio ammonta a 1,3 miliardi di euro, in mano a circa 20 mila persone. Mentre gli azionisti sono 170 mila circa. “Chi possiede questi titoli – racconta Patrizio Miatello, presidente dell'associazio­ne Ezzelino da Onara – è disperato all'idea di perdere quei soldi. Molti sono anche soci e hanno già subito la perdita causata dalla svalutazio­ne della loro quota”. Dopo il crollo delle azioni, che oggi non valgono più di dieci centesimi, una nuova beffa. C'è però qualcosa che preoccupa ancora di più: “Far nascere le bad bank– aggiunge Miatello – significhe­rà dare ai fondi speculativ­i le chiavi di una delle migliori aree del Paese. Che ne sarà di tutti gli immobili posti in ipoteca?”. L'operazione guidata da Intesa, infatti, prevede lo spacchetta­mento della banca. Da un lato le good bank, con tutte le componenti sane, dall'altro quelle cattive con i 10 miliardi di crediti in sofferenza dei quali liberarsi.

Il primo effetto, comunque, resterebbe il colpo al risparmio. Va ricordato che circa sette azionisti su dieci hanno accettato negli scorsi mesi la proposta transattiv­a giunta dagli istituti. L'accordo ha previsto il ristoro del 15% del valore iniziale delle quote possedute – che restavano comunque nel portafogli dei clienti – in cambio della rinuncia ai contenzios­i giudiziari.

Chi invece ha deciso di andare avanti, e ha ancora un ricorso pendente contro la banca, aspetta di capire che cosa accadrà se i titoli saranno bruciati. In centinaia attendono l’esito dell’arbitraggi­o Consob per le controvers­ie finanziari­e, e sperano di essere risarciti sostenendo di non essere stati informati allo sportello della natura “i l l i q u ida” delle azioni acquistate. Molti sono assistiti dall'avvocato Matteo Moschini. “Ho inviato circa 150 istanze – spiega il legale – ma quel che sarà di questi procedimen­ti in caso di azzerament­o è ancora un mistero”. Daniele B. di Busto Arsizio è uno di quelli in attesa: “Io e il mio socio – racconta – siamo stati costretti a prendere 25 mila euro di azioni per ottenerne 100 mila di prestito. Di incassare i dividendi non ci interessav­a nulla, ci servivano solo soldi per la nostra attività. Abbiamo utilizzato somme accantonat­e negli an- ni precedenti, ma poi sono state polverizza­te”. Anche Leonardo Ancona, di Treviso, è pronto alla battaglia in tribunale. “La cattiva gestione di Veneto Banca – afferma – mi ha ridotto a zero ben 600 mila euro di risparmi”.

La tempesta di malcontent­o non ha travolto solo gli ex vertici degli istituti, ma anche la politica. In molti contestano al governo Renzi di aver fatto danni a partire dal decreto che a inizio 2015 ha trasformat­o in spa le banche popolari. “Non voterò più Pd. È in queste zone che hanno perso il referendum – sostiene Ancona – e se me lo chiede, io voterei pure per l'indipenden­za del Veneto”. Quello che è successo dopo la liquidazio­ne di Etruria e le altre ha contribuit­o al clima ostile verso il Partito democratic­o: ancora ieri mattina a Rignano, città natale dell'ex premier, sono stati affissi striscioni con pesanti attacchi. A 19 mesi da quel giorno di no- vembre 2015, quando vennero annullati i risparmi di 130 mila persone, i tentativi del governo di porvi rimedio hanno camminato con lentezza. A documentar­lo sono i dati forniti dal Comitato azzerati dal salva-banche. I rimborsi hanno escluso gli azionisti e si sono concentrat­i solo su chi possedeva obbligazio­ni subordinat­e acquistate in banca (non sul mercato secondario).

QUELLI automatici, che garantisco­no il rimborso dell’80% di quanto perso e sono legati alla situazione reddituale e patrimonia­le, sono iniziati con sei mesi di ritardo rispetto alla data prevista (marzo 2016 secondo la legge di stabilità) e ad oggi sono stati liquidati 110 milioni di euro su 180. Gli arbitrati, invece, sono ancora a zero: il governo ha appena approvato il decreto con le regole che, tra l'altro, sembrano assegnare grande margine di manovra al Fondo interbanca­rio di tutela depositi, ovvero il debitore degli eventuali risarcimen­ti. Visto il precedente, un motivo in più per far calare le aspettativ­e di chi ha dato i suoi risparmi alle banche venete. Miliardi: il valore delle obbligazio­ni subordinat­e a rischio azzerament­o

L’ira dei cittadini “Non voterò mai più Pd. Qui molti hanno detto no al referendum L’esecutivo ci ha traditi” I numeri

Mila: i risparmiat­ori delle banche venete che hanno bond subordinat­i. Gli azionisti sono, invece, 170 mila Mila: i risparmiat­ori azzerati di Etruria delle altre tre banche. Nel novembre del 2015 con un decreto del governo hanno perso tutti i risparmi, risarcita solo una parte

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I manifesti affissi a Rignano (il paese di Renzi) dai risparmiat­ori delle 4 banche. In alto, una manifestaz­ione
Ansa La rivolta I manifesti affissi a Rignano (il paese di Renzi) dai risparmiat­ori delle 4 banche. In alto, una manifestaz­ione
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